Eppur si muove. La decisione della ministra Anna Maria Bernini di “rivoluzionare” l’accesso alle facoltà di medicina e professioni sanitarie archiviando (da subito in parte e dal 2025 definitivamente) il bizzarro sistema dei quiz è un passo importante ma non risolutivo del problema a monte.
ADDIO QUIZ
La ministra ha annunciato che i test col sistema Tolc previsti a febbraio per accesso a medicina, veterinaria, odontoiatria e professioni sanitarie slitteranno da febbraio a marzo (o forse aprile) e a differenza del passato ci sarà una banca dati aperta e pubblica, soprattutto quelli del 2024 potrebbero essere gli ultimi quiz. L’obiettivo infatti, come ha specificato l’esponente del governo Meloni, è superare un metodo che oltre a finire al centro di migliaia di ricorsi e polemiche non è efficace e non premia il merito ( e neanche lo studio).
IL FUTURO
Per il futuro Bernini sta ipotizzando corsi di sei mesi gestiti dagli atenei (quindi non extra accademici) finiti i quali gli studenti dovranno sostenere esami di accesso alla facoltà scelta. Previste anche diverse opzioni in caso di mancato superamento.
MANCANO MEDICI
L’idea è quindi quella di trovare soluzioni al “collo di bottiglia” che oggi c’è e che nei prossimi anni diventerà ancora più stretto per effetto dei pensionamenti non contro bilanciati dai nuovi ingressi. Ma il vero nodo resta perché, se dopo i corsi di sei mesi sono in tanti a superare gli esami come gestisci gli accessi se resta il numero chiuso? Il collo di bottiglia è figlio di una legge vecchissima, la 264 del 1999 che prevede il numero chiuso per una serie di facoltà e corsi di laurea, tra i quali medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatria e professioni sanitarie. Dal ’99 ad oggi il mondo è cambiato ma quel numero chiuso è rimasto causando una distorsione tale che ci sono regioni, come la Calabria, che è dovuta ricorrere a medici cubani mentre al nord si è diffuso il fenomeno dei medici a gettone (che sta per essere fermato).
IL DDL DELLA SICILIA
Ecco perché il ddl approvato dall’Ars il 4 ottobre 2023, primo firmatario il vice presidente della Commissione sanità Ars Calogero Leanza, è la soluzione meno complessa e più a portata di mano poiché la legge voto, così come previsto da Costituzione e Statuto della Regione, è all’attenzione del Parlamento nazionale.
ABOLIRE NUMERO CHIUSO
Cosa prevede il ddl? L’art. 1 prevede modifiche alla legge 264 del 1999. In particolare l’abrogazione delle lettere a,b,e dell’art. 1 comma 1 ed inoltre prevede che all’art. 2 sono premesse le parole “fatta eccezione per le facoltà di medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatrie e professioni sanitarie”.
In sintesi è una modifica di semplice attuazione rispetto ad una normativa datata e non più attuale.
Il dem Calogero Leanza ha già incontrato nei mesi scorsi la ministra Bernini (QUI) d alla luce delle ultime decisioni ufficiali la strada potrebbe essere tracciata. “A chi sostiene che l’abolizione del numero chiuso potrebbe portare ad un abbassamento della qualità dei laureati – spiega Leanza – ricordiamo che proprio quelli che insegnano nelle facoltà italiane e che quotidianamente salvano vite umane sono medici laureatisi quando l’accesso alla facoltà non prevedeva ne test ne numero chiuso. Sono felice che il Ministro Bernini abbia preso atto che i quiz d’accesso TOLC siano una beffa, come avevo ampiamente argomentato nel nostro incontro. Il problema, tuttavia, è nel metodo: l’accesso alla facoltà deve essere libero e garantito a tutti. La selezione la fa il merito universitario.”