Grazie alla combinazione di dati sul terreno e dati satellitari è stata ricostruita in dettaglio la mappa della sorgente sotterranea che alimenta la recente attività dell’isola di Vulcano.
A riuscirci è stata la ricerca realizzata da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.
“L’Isola di Vulcano, patria dell’imponente ‘La Fossa’, ha suscitato attenzione a partire da settembre 2021, manifestando segni di riattivazione vulcanica“, ha detto Federico Di Traglia, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv e primo autore dell’articolo. “Il nostro studio, focalizzato su dati di Interferometria Radar Satellitare, InSar, e di Sistema Satellitare Globale di Navigazione, Gnss – ha aggiunto – ha esplorato questa dinamica, localizzando la sorgente, valutandone le caratteristiche e l’impatto sulla pericolosità vulcanica“. I dati uniti a quelli dei segnali sismici raccolti con sensori a terra hanno così permesso di tracciare la mappa del sottosuolo e identificare a 500 metri sotto il cratere la sorgente che ha alimentato la recente attività.
“I prossimi passi – ha aggiunto Francesco Casu, dirigente di ricerca del Cnr-Irea – saranno indirizzati allo studio delle proprietà elastiche delle rocce del cono de La Fossa per valutare i livelli di pressione necessari per esplosioni freatiche, aprendo una nuova frontiera nella comprensione e nella prevenzione di potenziali rischi vulcanici“. “La ricerca pubblicata – aggiungo gli autori – ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile, rappresentando un contributo potenzialmente utile in futuro per affinare gli strumenti di previsione e prevenzione di protezione civile. Al momento i risultati della ricerca non hanno alcuna implicazione diretta su misure che riguardano la sicurezza della popolazione”.