Respiro di sollievo per i medici? Nel Milleproroghe è previsto lo scudo penale ma si è ancora ben lontani dalla depenalizzazione.
“Sono maturi i tempi per intraprendere la via della depenalizzazione dell’atto medico, a esclusione del dolo, mantenendo la responsabilità civile. Considerando che la maggior parte delle cause si risolve nell’assoluzione, il Parlamento ha mostrato sensibilità con la mozione di maggioranza approvata alla Camera“. A dichiararlo è stato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annunciando l’arrivo dello scudo penale.
In attesa della riforma vera e propria, l’emendamento dovrebbe prevedere la protezione dei medici, di almeno un anno, dalle cause penali per colpa lieve, ma anche da quelle per errori gravi quando si lavora in condizioni di difficoltà, ossia in caso di mancanza di personale o si hanno a disposizioni macchinari obsoleti.
I medici, però, ribadiscono con forza la necessità della depenalizzazione dell’atto medico, ma questa “è un’ipotesi che è stata scartata. Ha dei profili di incostituzionalità”, ha detto l’ex magistrato Adelchi D’Ippolito, presidente della Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, istituita con Dm del 26 marzo 2023 e che terminerà i suoi lavori entro aprile 2024.
In attesa che si concluda l’iter per arrivare alla depenalizzazione dell’atto medico, o alla riforma, i sindacati hanno chiesto di estendere lo scudo penale per tutto il 2025.
La depenalizzazione
“Sono 300mila le cause per presunta colpa medica che giacciono nei Tribunali, 35mila le richieste di risarcimenti. Il 90% delle cause finisce in un’assoluzione”. A dichiararlo è il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, componente del direttivo della Fnomceo, il quale evidenzia che: “circa il 45% delle denunce arriva al Sud” e che è di “circa 13 miliardi il costo annuale stimato dei contenziosi in ambito sanitario legati alla medicina difensiva: circa il 10% della spesa sanitaria e lo 0,75% del Pil”.
“Il peso quindi è su tutti i cittadini, oltre che sui medici che devono subire un’azione legale che dura circa 4 anni, sia che si tratti di una causa civile che penale – sottolinea –. Solo in Italia, Messico e Polonia la responsabilità professionale medica costituisce reato penale. In tutti gli altri Paesi del mondo si risolve in sede civile. La depenalizzazione dell’atto medico garantirebbe, oltre alla sicurezza delle cure, anche la sicurezza di chi cura, e ci metterebbe in linea con gli altri Paesi”.
Inoltre: “fondamentale sarebbe l’applicazione della ‘lite temeraria’ che già vige nel codice civile. Ossia, nel momento in cui la denuncia dovesse risultare infondata, il denunciante non vedrà solo rigettata la sua domanda, ma dovrà pagare una somma di denaro per la temerarietà della denuncia“.