Avevano messo in atto “un vero e proprio raid”, come scrive il giudice di primo grado, contro il giornalista che, pochi giorni prima, aveva dato la notizia dell’inchiesta antidroga in cui erano rimasti coinvolti.
Alle due condanne definitive dei fratelli Nicola e Giuliano Ficile (rispettivamente a 6 mesi e 20 giorni e a 3 mesi e 10 giorni) si aggiunge ora quella nei confronti di Veronica Arata, 24 anni, giudicata col rito ordinario al processo per l’aggressione a Giuseppe Spallino per gli articoli che aveva pubblicato sul Giornale di Sicilia.
La terza sezione della Corte di appello di Palermo, presieduta da Matteo Frasca, ha confermato per la donna la condanna a una pena pecuniaria di 400 euro per minacce gravi, oltre al risarcimento delle parti civili costituite (2 mila euro per Spallino e 1.500 euro per l’Ordine dei giornalisti). Spallino era rappresentato dall’avvocato Giuseppe Minà e l’Ordine dall’avvocato Marcello Montalbano.
La denuncia di Spallino era stata presentata alla Stazione dei carabinieri di Castelbuono, all’epoca guidata dal luogotenente Ernesto Nese, il 30 luglio 2017. Il giornalista aveva raccontato che, il giorno prima alle 17,30, era stato avvicinato in piazza San Leonardo. Arata gli aveva gridato contro: “Adesso ti spacco la faccia”. Con lei anche Nicola Ficile che aveva rincarato le minacce; il giornalista aveva chiesto aiuto e due amici l’avevano fatto salire in auto portandolo nella caserma dei carabinieri. Dove pure Arata e Ficile l’avevano raggiunto continuando con le minacce.
Una ricostruzione che già in abbreviato il giudice aveva avvalorato sottolineando come quei “comportamenti lesivi” volevano “colpire Spallino a cagione della sua attività di giornalista”.