Problemi. E anche tanti.
Ormai pare più che assodato che la stagione dell’approvvigionamento delle risorse idriche in Sicilia dovrà passare da una accurata “pianificazione dell’economia idrica” e da “misure di regolazione per gli usi irrigui e potabili”.
Contenuti e note analoghe sono destinati a diventare il monito, la regola, l’inevitabile passaggio da compiere nella burocrazia dell’emergenza siccità.
Interlocutori del problema che rischiano di non beneficiare a breve delle soluzioni sono i consorzi di bonifica, le assemblee territoriali idriche, gli agricoltori e chi produce elettricità.
Il punto di incontro tra ciò che va fatto e le modalità di intervento che andranno seguite scrupolosamente se si vuol evitare criticità in piena stagione in corso è un punto scuro in un libro ancora poco chiaro da decifrare.
La gestione delle “crisi idriche da siccità” permane come un obiettivo che non può rimanere in stand by e su cui la Regione negli ultimi anni ha provato a non perdere troppi colpi.
Servono parametri più significativi rispetto all’assegnazione delle scorte degli anni precedenti per orientarsi adeguatamente. Negli ultimi anni non si è proceduti a un vero e proprio razionamento. Non sono state fatte decurtazioni alle quantità del comparto potabile, niente dunque turni per avere l‘acqua, mentre la limitazione è già avvenuta nei termini che vanno dal 20 al 35% per il comparto irriguo.
Un fatto che nei prossimi mesi potrà creare un minore approvvigionamento delle risorse per le zone più in quota del bacino.
In passato è stato confermato l’obbligo per gli enti gestori degli invasi dell’invio settimanale delle quote e dei volumi invasati nonché dei volumi utili alla quota di presa. Il futuro rischia però di essere ancora più nebuloso.