Sono stati seviziati e torturati per ore prima di essere uccisi. Un racconto horror confermato non solo dalla 17enne che ha confessato di avere partecipato al massacro insieme al padre e alla coppia di amici di famiglia ma anche dall’autopsia.
Gli esami sui resti di Antonella Salamone e sui corpi dei figli Emanuel, di 5 anni, e Kevin di 16, le vittime di questa mattanza, hanno ribadito quanto era già emerso una settimana fa nel corso dei primi sopralluoghi compiuti dagli investigatori nella villetta teatro della strage. Protagonisti di questo eccidio familiare sono stati il marito della donna, Giovanni Barreca, aiutato dalla figlia 17enne e da due presunti complici, Sabrina Fina e Massimo Caradente, che li avrebbero convinti a compiere una sorta di esorcismo sui congiunti per “liberarli dal demonio“.
Come aveva dichiarato Barreca fin dal momento della sua farneticante telefonata ai carabinieri: “Buonasera mi devo consegnare…. mia moglie era posseduta. In pratica è morta mia moglie. I demoni mi stanno mangiando pure a me“. Adesso sono tutti in carcere con l’accusa di omicidio plurimo, aggravato da motivi abbietti, e soppressione di cadavere. La ragazza, dopo avere chiesto di poter vedere il padre, ha cominciato a parlare lasciando senza fiato i magistrati del tribunale dei minorenni. Le sue dichiarazioni, in cui confessa di avere partecipato attivamente al massacro, sono una galleria interminabile di violenze e torture. Tutte riscontrate dai periti dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo.
LA RICOSTRUZIONE
“Eravamo in cucina, mia madre era a terra con il volto in giù – ha raccontato la 17enne –, ed erano presenti anche Sabrina, Massimo, Kevin e mio padre. La torturavano a turno, sia Sabrina che Massimo. Le passavano l’asciugacapelli con la massima temperatura, con la padella la colpivano sulla schiena“.
“Mio padre guardava, io e Kevin eravamo in piedi e ci scambiavamo sguardi, capendo che la cosa non fosse normale. Mia madre mi diceva di chiamare i carabinieri, ma io per paura di essere torturata anch’io non l’ho fatto“, prosegue il racconto. La ragazza ha chiarito che la madre è morta il 9 febbraio, dopo essere stata seviziata per un giorno: “Sabrina e Massimo mi hanno detto che ha avuto un infarto, mentre si trovava distesa a terra in cucina“. Ed ha aggiunto che “volevano farla cremare“, per questo hanno prima bruciato il corpo e poi l’hanno seppellita in una buca “scavata da mio padre e Kevin“. Poi è stata la volta anche del piccolo Manuel, anche lui torturato con il phon, e infine del fratello più grande. Chi era entrato per primo in quella casa aveva parlato di una scena raccapricciante.
Una visione sconvolgente confermata anche dalle parole del procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio nel corso della conferenza stampa: “In tanti anni di carriera non ho mai visto nulla di più orribile“. L’autopsia sui corpi martoriati di Kevin ed Emanuel si è conclusa ieri sera. Per quanto riguarda i resti della mamma, si dovranno attendere ancora l’esame del dna e tutta una serie di indagini sulle ossa trovate seppellite e bruciate a poca distanza dalla villa degli orrori. Per stabilire invece le cause esatte che hanno provocato il decesso (gli investigatori hanno parlato di strangolamento o soffocamento) saranno necessari esami più approfonditi. I periti dovranno consegnare la loro relazione entro 90 giorni.d
Dalla ricostruzione è emerso anche il fatto che ha tentato di difendersi Kevin Barreca, il 16enne ucciso dal padre, dalla sorella e da due complici, insieme al fratello di 5 anni e alla madre, Antonella Salamone. Emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che il ragazzino, sottoposto a un esorcismo insieme alla madre e al fratello, legato e seviziato prima di essere ucciso, è riuscito a mordere Sabrina Fina e a colpire con un calcio Massimo Carandente, la coppia di sedicenti “guaritori”. Ma la sua strenua difesa non gli ha salvato la vita.
IL RIENTRO DELLE SALME
Le salme dei due fratellini sono rientrate stamattina ad Altavilla Milicia dove, accolte da un corteo di bambini e ragazze, il Comune ha allestito la camera ardente che resterà aperta fino alle 20 di questa sera. In tanti si sono recati per una preghiera e un saluto alle due vittime di un delitto che ha destato sconcerto e grande commozione in paese. Le due bare sono state accompagnate in corteo fino alla sala Zucchetto del Comune.
Il parroco, don Salvo Priola, in serata celebrerà una messa funebre. Il sindaco, Pino Virga, oltre a proclamare il lutto cittadino ha annunciato che l’amministrazione si costituirà parte civile nel processo “per il danno d’immagine” al paese provocato da questa strage tanto feroce quanto assurda.
“La comunità è in ginocchio davvero, le ferite resteranno non potremmo dimenticare questo orrore, dobbiamo guardare avanti e tornare a vivere. Il Comune ovviamente è vicino alla famiglia dal punto di vista emotivo e dal punto di vista materiale. Nelle prossime settimane quando saranno restituite le spoglie di Antonella Salamone organizzeremo un altro momento di condivisione”. E’ quanto afferma il sindaco Pino Virga davanti alla camera ardente ad Altavilla Milicia per ricordare le vittime della strage.
Nella camera ardente allestita dal Comune è arrivato anche il comandante della stazione di carabinieri di Altavilla Ettore Cannabona. “In questa fase è bene fare silenzio e la comunità è rimasta molto colpita da quanto successo – ha detto il maresciallo – Ha toccato chi è intervenuto e quanti hanno dovuto subite tutto questo. Ero dentro la casa, ed è meglio non dire nulla. Scene forti e toccanti”.
“Ho detto a mia figlia che Emanuel è partito via. Si trova in un altro comune in Italia. E’ dovuto andare via perché il papà aveva trovato un altro lavoro. Che potevo dire a mia figlia di cinque anni”. Lo dice la mamma di una compagna dell’asilo frequentato da Emanuel.
“Ho letto quanto hanno fatto al bambino, al fratello e alla mamma – aggiunge in lacrime la donna – Sevizie e torture. E’ impossibile tutto quello che è stato fatto non si può accettare tanta violenza”. Sono davvero tanti quelli che hanno voluto dare l’ultimo saluto a due fratelli Emanuel e Kevin. “Abbiamo tanta rabbia – dice un’amica della famiglia di Antonella Salamone la donna uccisa insieme ai suoi figli – Noi abbiamo figli e ai nostri figli ci teniamo. Noi vogliamo giustizia, ma di giustizia non ne vediamo”.