Palermo non è la casa dello sport. La storia degli impianti sportivi del capoluogo siciliano, triste realtà nota e sotto agli occhi di tutti, insegna come l’abbandono, l’incuria e l’indifferenza riescano a prendere il sopravvento rispetto alla potenziale ricchezza che tali strutture possano donare al territorio. Dal Palasport al Velodromo sono tanti gli esempi. L’ultimo “malato terminale” è la piscina comunale e l’Odissea con cui convive da anni.
E’ ormai passato quasi un anno dall’annuncio che aveva riacceso le sperare: basta pezze tappa buchi e via a una ristrutturazione massiccia della piscina, sia interna sia esterna, in vista della realizzazione di una struttura nuova di zecca. Ma a che punto siamo?
Oggi poco o nulla è cambiato se non il senso di incertezza, esponenzialmente cresciuto, che pervade chi abitualmente frequenta gli ambienti della piscina per pura passione, i ragazzi e le società che quotidianamente si allenano. L’impianto fa acqua da tutte le parti e gli interventi di manutenzione straordinaria dislocati qua e là non sono bastati a frenare l’avanzare dell’emergenza. Dall’impianto antincendio a quello di areazione: sono solo alcuni dei guasti, che come in un domino, si sono susseguiti uno dietro l’altro, senza lasciare un momento per rifiatare. Una condizione che ha reso la piscina a lunghi e ripetuti tratti inagibile ai tifosi, impossibilitati così a seguire dal vivo le competizioni. Per trovare l’amalgama giusta, la fiducia era stata riposta sull’utilizzo dei fondi del Pnrr, ben undici milioni da investire. In questi ultimi mesi la vasca interna ha dovuto fare da ripiego anche a quella scoperta, nonostante tutti i suoi limiti legati anche alla carenza di servizi igienici. I lavori tampone all’esterno sono terminati ma per attendere quelli più corposi, che coinvolgeranno spogliatoi e tribune per ulteriori 1,7 milioni, bisognerà ancora attendere parecchio tempo.
Le interlocuzioni proseguono alla disperata ricerca di una risposta su opzioni alternative valide da poter sopperire l’assenza della “casa-base“ nel momento in cui l’assessore Anello comunicherà l’avvio dell’ora X, quando la struttura inizierà il suo lungo processo di cambio look. Proprio la scorsa settimana si è svolta una riunione interlocutoria tra le parti e dalla quale è trapelato qualche dettaglio. “L’assessore ha comunicato che i lavori inizieranno tra maggio e giugno, periodo che coincide con la fine della stagione“. Ha spiegato Antonio Coglitore, presidente della Waterpolo Palermo che ha aggiunto come dall’incontro sia emersa la valutazione di “possibili soluzioni che l’amministrazione comunale ha in serbo e che ci verranno comunicate entro le prossime settimane, ma al momento non ci sono state dette“.
La nebbia che aleggia su quest’ultimo aspetto offusca la vista verso il futuro. “Se fossero soluzioni al di fuori della città – ha aggiunto Coglitore – non sarebbero soluzioni perché non sono applicabili. Per spostarci e allenarci a Trapani, Catania o Messina bisognerà trovare e pagare spazi e pullman. Se dovesse andare così le società chiuderanno“. Viaggi onerosi e dispendiosi, non solo in termini di denaro ma anche di tempo e fatica che peserà totalmente sui ragazzi, le famiglie e le società, già in difficoltà a causa degli spazi d’acqua ridotti all’osso.
Chi ha ben seguito la tortuosa ed estenuante vicenda avrà certamente riavvolto il nastro e accesso una lampadina: e il pallone? Per l’ex ufficio stampa dei Mondiali di Italia 90′, abbandonato da oltre dieci anni, sembrava tutto pronto. Lo sgombero di materiali e attrezzi riposti all’interno era stato già avviato e il progetto stilato comprendeva la realizzazione degli spogliatoi e di una vasca 33×25. Una risposta auspicabile ma non certamente capace di sostituire le due da 50, costringendo così a una riduzione delle attività. Quella compiuta era stata una vera e propria corsa contro il tempo che si è vanificata in un nulla di fatto. Qualche errore e dubbio di troppo sulla compatibilità ha bloccato tutto. “E’ un’idea che abbiamo portato avanti, abbiamo supportato l’amministrazione ma da un paio di mesi a questa parte. Non ne abbiamo avuto più notizie. Non abbiamo idea si che evoluzione ci sia stata ma ritengo che non si farà“.
Il dialogo per trovare una condizione condivisa prosegue ma la pazienza e possibilità di attendere sono ormai giunte allo scadere.