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Termalismo in Sicilia, Musumeci: “Patrimonio straordinario per trainare interi territori” CLICCA PER IL VIDEO

mercoledì 15 Dicembre 2021

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A Palermo, nella sede di Palazzo Riso, un seminario di lavoro su “Il termalismo in Sicilia”, promosso dal Presidente della Regione, Nello Musumeci, in collaborazione con il Cefpas, per comprendere quello che è lo stato di salute del mercato termale.

La Sicilia possiede un rilevante patrimonio idrotermale, con 60 sorgenti corrispondenti al 6% dell’intera offerta nazionale. Le terme, situate in contesti ambientali unici, se opportunamente valorizzate, possono diventare fonti di ricchezza per intere comunità. Tuttavia, le terme isolane, in termini di risorsa, sono state trascurate, a causa della carenza infrastrutturale e ricettiva, ma anche dell’assenza di strumenti normativi e innovativi adeguati. E sulle prospettive di rilancio del settore, dopo una significativa battuta d’arresto per il turismo termale, c’è già in campo una pianificazione di interventi in materia turistica, finanziaria e normativa.

Il Governo Musumeci ha da tempo compreso che quello del termalismo è un settore assolutamente cruciale per lo sviluppo sociale ed economico dell’Isola, anche perché trasversale a più settori della vita quotidiana e a più ambiti produttivi: dalla salute al turismo, fino alla tutela del territorio. Non a caso, di recente sono stati adottati formali atti amministrativi, quali il piano per lo sviluppo del turismo termale approvato dalla Giunta regionale nel 2019, e nel contempo sono stati predisposti appositi studi specialistici, come quello sulle “vie del benessere”, affidato nel 2020 dal Cefpas a Federterme.

Nello Musumeci

La Sicilia, tra i tanti tesori di cui la natura l’ha dotata – afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci – può vantare un patrimonio di sorgenti termali – non solo acque ma anche fanghi terapeutici – che per troppo tempo purtroppo è stato dimenticato, o peggio, ignorato, per colpa di tutti. A fronte dei tanti siti, disseminati sul nostro territorio – che potrebbero offrire i percorsi terapeutici finalizzati alle cure che già gli antichi romani apprezzavano, o semplicemente i servizi richiesti da chi vuole concedersi un po’ di altrettanto salutare relax – sono pochissimi gli stabilimenti accreditati con il Servizio sanitario così come le strutture ricettive in grado di accogliere il turismo di questo particolare segmento. I dati dello studio realizzato da Federterme forniscono l’ennesima conferma: la Sicilia ha un fortissimo richiamo attrattivo, anche per il turismo termale, ma una offerta che è decisamente carente, soprattutto a confronto di altre regioni. In Sicilia si possono utilizzare le terme come polo trainante di interi territori. Le terme come diritto alla salute, ma anche per attingere ai percorsi culturali, ai siti archeologici, ai contesti ambientali naturalistici, all’agroalimentare.

“La nostra ferma volontà – aggiunge il governatore Musumeci –  è potenziare ed arricchire le stazioni termali siciliane che devono diventare attrattori turistici e fonte di reddito per i tanti operatori dell’Isola. Lavoriamo con convinzione per raggiungere al più presto questo obiettivo e, anche con questa giornata di lavoro e di ascolto, rinnoviamo l’impegno della Regione Siciliana al fianco dei tanti operatori del settore del termalismo e del benessere che lavorano perché anche la Sicilia sia competitiva in un segmento in crescita esponenziale. Rispetto ad altre Regioni, per 50 anni in Sicilia non si è mai legiferato, stiamo lavorando ad una iniziativa parlamentare ma il governo sta pienamente collaborando affinché la normativa del ’56 possa essere attualizzata e inserita in un contesto moderno.

C’è ancora la necessità di ascoltare e recepire le istanze del territorio. Da qui, l’iniziativa odierna che ha messo a confronto istituzioni politiche ed operatori del settore, per mettere in rete gli imprenditori del termalismo e gli amministratori locali delle Città termali siciliane, concorrendo così all’elaborazione di una proposta governativa organica e partecipata. Perché l’obiettivo è innescare processi di sviluppo locale in grado di garantire un’offerta turistica competitiva al pari di altri poli nazionali ed internazionali, oltre che la ripresa del turismo in tutte le sue sfaccettature, dopo il dramma sanitario, e di riflesso economico, causato dalla pandemia da Covid 19.

Le località con acque termali, che in Sicilia si trovano dislocate in sei province su nove con caratteristiche chimico-fisiche diverse e particolarmente competitive, sono in grado di intercettare l’ambito sanitario e il mercato del benessere, settori che a volte si integrano, ma che non coincidono. Il mercato medicale-sanitario consente ai consumatori-pazienti di usufruire di servizi clinici ed assistenziali migliori rispetto a quelli offerti dal proprio Paese d’origine o dalla regione d’appartenenza, sotto il profilo tecnologico, del personale maggiormente qualificato, per ristabilire la propria salute.

Parlando di turismo sanitario E’ una grande potenzialità, dentro la quale c’è il turismo termale. Da questa iniziativa nasce l’idea di creare un grande distretto che metta insieme i poli della sanità pubblica e quelli della sanità privata con le imprese che vogliono investire sulla Sicilia”, così ha commentato l’assessore regionale della Salute Ruggero Razza, intervenendo a Palazzo Riso. ”

Ruggero Razza

Si deve fare sistema, creare occasioni di crescita mettendo assieme le caratteristiche naturali dell’Isola con la qualità del nostro sistema di sanità. Siamo sulla strada giusta e dal convegno di oggi è emersa l’idea di realizzare contratti di filiera. Attorno al meccanismo di riabilitazione possiamo creare dei poli di attrattiva per una parte del mercato che oggi salta completamente l’Italia, non soltanto la Sicilia. Il mercato russo viene intercettato soprattutto dalla Croazia, una parte del mercato del Nord Europa si dirige verso il Portogallo ed Israele. Noi abbiamo tutte le caratteristiche per creare una nostra offerta, per fare della Sicilia il punto di riferimento per l’Italia del grande turismo sanitario, Ovviamente,  – conclude l’assessore Razza – è anche un’occasione per immaginare che la sanità ha un post-pandemia che si occupa di sviluppo dei territori”.

L’occasione è ghiotta, per via delle possibilità che il Pnrr dedica ai settori turismo, sanità e sviluppo, promuovendo la delocalizzazione dei flussi di visitatori, rafforzando le strutture e i servizi sanitari di prossimità.

Giusi Savarino

Si tratta di un tema che va ammodernato e semplificato. Bisogna guardare alle terme come occasione di sviluppo e come attrattiva turistica, creando lavoro. Nel nord Europa il turismo termale raggiunge un Pil addirittura a due cifre, e da noi questo non c’è”, ha detto Giusi Savarino, deputata di Diventerà Bellissima all’Ars  e presidente della IV Commissione Ambiente di Palazzo dei Normanni.

Abbiamo coinvolto diversi dipartimenti e assessori regionali al turismo e alla salute nei nostri mesi di lavoro su questa normativa che è in fase conclusiva. L’assessore Messina per promuovere le azioni turistiche sui distretti termali, l’assessore Razza perché le terme sono occasione di benessere, valorizzando i benefici che le terme offrono. L’assessore Lagalla, perché vogliamo promuovere figure sanitarie e socio-sanitarie e anche estetiche che sappiano fare del termalismo un’occasione di professionalità. Infatti nel Cefpas si possono fare corsi di formazione e insieme alle Università scuole di specializzazione. Il presidente Musumeci sta attenzionando il tema – ha aggiunto la portavoce di #DB – e si sta ricostruendo un patrimonio per portare sviluppo del Pil anche in Sicilia, al pari del Nord Italia.

Le criticità del sistema termale possono essere sintetizzate nella mancanza di imprenditoria pubblica e privata per investire

Giovanni Mauro

in questo importante settore, una normativa e burocrazia che limita la possibilità di intervenire in questo settore, e poi c’è una fiscalità per nulla competitiva. I siti termali possono essere davvero un momento di rilancio sia sanitario che turistico, perché le terme rispondono sia alle esigenze di salute, ma anche alle esigenze di benessere, per la cura del corpo. Se riusciamo a coniugare questi due elementi con le bellezze culturali e naturalistiche della Sicilia, è chiaro che diventa un momento di sviluppo fondamentale”, ha detto Giovanni Mauro direttore amministrativo di Cefpas.

I DATI SICILIANI

In Italia il turismo termale può contare su 768 stabilimenti attivi (quinto Paese al mondo), per un totale di quasi 3,5 milioni di arrivi e quasi 11 milioni di presenze, con una permanenza media di tre giorni (dati 2017). La Sicilia intercetta solo 45 mila arrivi (quasi 277 mila presenze), ma il mercato estero rappresenta il 79% del totale delle presenze (dato quasi doppio rispetto alla media nazionale), segno che l’Isola si pone come forte attrattore per i turisti di origine straniera, che restano mediamente 2 giorni in più degli italiani (6,7 giorni contro 4,7) e percentualmente preferiscono la nostra regione rispetto alla “regina” delle terme, la Toscana.

A questo alto potenziale, purtroppo, non corrisponde un’offerta adeguata. In Sicilia sono attivi 4 stabilimenti accreditati col Servizio sanitario nazionale, 5 aziende termali aderenti alla fondazione per la ricerca scientifica termale e 2 alberghi convenzionati Inps in località con terme (dati 2018). Le località più accreditate sono Sciacca e Montevago nell’Agrigentino, Alì Terme nel Catanese, Vulcano in provincia di Messina, Alcamo e Castellammare nel Trapanese, mentre a Geraci, nel Palermitano, viene segnalato lo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua.

Il settore termale offre una notevole occupazione femminile qualificata, con un’incidenza del 62,3% sul totale, inferiore alla sanità privata, ma superiore alle attività connesse a turismo, ristorazione e strutture ricettive.

Il turismo termale ha, però, subìto in Sicilia una battuta d’arresto tra il 2009 e il 2017; in questo periodo gli ospiti negli alberghi sono diminuiti del 31%, contro una crescita del 13% in Piemonte, del 7% in Toscana, del 53% in Puglia. Risultano chiuse le strutture di maggiore richiamo internazionale, a causa di mancanza di operatori pubblici e privati capaci di investire nelle strutture e nei servizi, ma anche di problemi burocratico-amministrativi, che hanno reso difficile l’entrata nel settore termale siciliano di operatori esterni, e di fiscalità non in linea con le modalità adottate nelle altre regioni italiane.

LE PROPOSTE

Gli interventi tesi a sviluppare i vantaggi e rimuovere gli svantaggi competitivi nel settore termale in Sicilia vanno dall’efficienza della Pubblica amministrazione alla fiscalità. Sarebbe necessario promuovere una proposta di valore della destinazione termale, con una collaborazione fra tutti gli operatori pubblici e privati che operano in differenti ambiti sul territorio. L’occasione è ghiotta, per via delle possibilità che il Pnrr dedica ai settori turismo, sanità e sviluppo, promuovendo la delocalizzazione dei flussi di visitatori, rafforzando le strutture e i servizi sanitari di prossimità, creando incentivi per adeguare le strutture agli standard necessari per il convenzionamento con Inail e Inps. Un altro aspetto non trascurabile è la necessità di personale qualificato da impiegare; è necessario coinvolgere il sistema istruzione per un programma formativo mirato, anche perché il 76% delle aziende sarebbe disposto a investire nella valorizzazione del capitale umano

 

 

 

 

 

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