Oggi vi raccontiamo una bellissima tradizione popolare siciliana, quella delle tavolate di San Giuseppe, in siciliano “li tavuli ‘ri’ San Giuseppi“, preparate dai devoti nelle proprie case e aperte per tutta la giornata al pubblico. Questa usanza, con le dovute differenze, richiama “l’ἀγάπη”, una istituzione caritatevole del cristianesimo antico, fiorente soprattutto nel III e IV secolo, che consisteva in una cena alla quale i membri facoltosi della comunità invitavano poveri e vedove, sotto la presidenza di un vescovo o, in sua vece, di un prete, che ne regolava il buon andamento secondo le norme stabilite.
Alle tavolate o mense, sparse, ancora oggi, in ogni angolo della Sicilia, riccamente apparecchiate, con preziosi merletti e immagini di San Giuseppe, ciascun visitatore viene invitato dal padrone di casa a gustare le prelibatezze preparate per l’occasione. Tra le leccornìe non possiamo non citare, “i Pupi ‘ri’ San Giuseppi“, ovvero delle forme particolari di pane che, ricchi di grande valenza simbolica, ricordano gli oggetti quotidiani utilizzati dal santo falegname; la pasta con le sarde; salsicce, salumi e formaggi; broccoli, cardi e altre verdure fritte; lattughe, cedri, frutta di ogni genere e per chiudere in bontà, senza pensare per un giorno ai trigliceridi, cannoli, sfince, pignolata, cassatelle, bocconcini e biancomangiare.
Curiosità sulla Festa di San Giuseppe
La festa di San Giuseppe fu istituita, ufficialmente, da Pio XII il primo maggio del 1955 per aiutare i lavoratori, visto che il Santo ne è il protettore, a non perdere il senso cristiano del proprio mestiere. Già, però, Pio IX aveva riconosciuto l’importanza della figura di Giuseppe per il fatto che il lavoro non era da lui vissuto come mezzo di ricchezza, ma di salvezza eterna. A sua volta, Giovanni Paolo II, nell’Enciclica: “Laborem Excens”, parlò del “Vangelo del lavoro”. A San Giuseppe, patrono degli artigiani e dei lavoratori tutti, rivolgiamo una preghiera affinché ciascuno possa avere un’occupazione vera che gli permetta di vivere dignitosamente, con sguardo fiducioso al futuro, in un paese che sembra aver dimenticato l’articolo 1 della Costituzione, che recita: “L’Italia è una Repubblica, fondata sul lavoro”.
Auguri ai Giuseppe e alle Giuseppine, ai Pini e alle Pine, ai Peppe e ai Beppe, alle Giusi e alle altre tantissime varianti di questo nome.