Un’ultima imposta che potrebbe fare scuola. Il governo greco ha recentemente introdotto una nuova tassa, denominata “Tassa della Resilienza Climatica“, volta a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici e a promuovere la sostenibilità ambientale nel paese, che sostituirà la precedente tassa di soggiorno alberghiera. L’idea infatti nasce dallo sfruttare il potente motore economico alimentato dal turismo per aiutare tutti coloro che sono rimasti vittima di disastri naturali. Si tratta di una proposta che, volente o nolente, si impone sul panorama turistico europeo, e che potrebbe arrivare anche da noi in Sicilia.
Come funziona
Durante l’alta stagione, da marzo a ottobre, le tariffe variano a seconda della categoria dell’alloggio, con aumenti rispetto alle tariffe precedenti. Ad esempio, per soggiornare in un hotel a 1 o 2 stelle si pagheranno 1,50 euro a notte, mentre prima era solo 0,50 euro. Le tariffe aumentano in base alla categoria dell’albergo, arrivando a 10 euro a notte per gli hotel a 5 stelle. Inoltre, gli affitti brevi ora sono soggetti all’imposta sul clima, con tariffe che variano da 1,50 euro a notte per gli appartamenti a 10 euro a notte per le ville di lusso. Durante la bassa stagione, da novembre a febbraio, l’imposta sul clima rimane uguale alle tariffe precedenti della tassa di soggiorno.
Il dibattito
L’introduzione di questa tassa in Grecia ha suscitato un dibattito animato tra i residenti locali, gli operatori turistici e i visitatori. Da una parte, ci sono coloro che vedono questa proposta come un passo avanti nella protezione dell’isola dai crescenti impatti dei cambiamenti climatici. Dall’altra, ci sono preoccupazioni legate agli effetti economici e alla gestione burocratica di una tale iniziativa.
L’introduzione di questo nuovo tipo di tassa in Sicilia potrebbe servire per la ricostruzione e la mitigazione dei danni causati da eventi climatici estremi, come incendi boschivi e alluvioni, divenendo cruciale per aiutare le comunità locali a riprendersi da tali catastrofi e a prepararsi per affrontare future emergenze. Inoltre, la tassa potrebbe contribuire a proteggere l’ambiente fragile della Sicilia, regolando il flusso turistico durante i periodi di punta e riducendo così la pressione sulle risorse naturali dell’isola. Abbiamo già trattato in un precedente articolo gli effetti, spesso devastanti, dell’overtourism (CLICCA QUI) sul territorio siciliano.
Emergono anche voci fortemente contrarie che sollevano preoccupazioni riguardo all’aumento dei costi per i turisti. Le tariffe più elevate associate alla tassa “sulla resilienza climatica“ potrebbero scoraggiare alcuni visitatori, riducendo così i ricavi per le imprese locali e potenzialmente danneggiando l’industria turistica siciliana nel suo complesso.
Per Francesco Randone, vice-presidente di Federalberghi Palermo la soluzione non può essere di certo questa: “La Sicilia è in competizione con destinazioni che hanno un sistema fiscale decisamente inferiore rispetto al nostro, come le isole Baleari, le isole Canarie e le isole greche, all’interno di un meccanismo economico europeo di fiscalità ridotta insulare. Tra tasse di soggiorno, tassa sui rifiuti, Imu, e un’Iva sempre più alta, tocchiamo vette dell’oltre il 70%, a margine di una fiscalità che va dal 12 al 30% dei nostri competitor”.
Sul turismo dell’Isola prosegue: “Siamo già sempre più fuori mercato e sempre meno competitivi rispetto la concorrenza. Una vera e propria follia quindi. Le nostre tasse dovrebbero crollare del 20-25% per pensare davvero di poterci imporre sul mercato europeo. Il problema degli incendi e dei disastri naturali in generale, va sicuramente affrontato ma sarebbe troppo comodo caricare il danno sugli altri. Si tratterebbe di un boomerang che ci ritornerebbe addosso. Bisogna agire sui colpevoli in primis”, conclude.
Il gettito
Complessivamente, il governo greco prevede di raccogliere un totale 300 milioni di euro tramite la nuova imposta “sulla resilienza climatica”. Questi fondi saranno diretti a coprire i costi dei danni derivanti da eventi climatici estremi, come incendi e alluvioni, che hanno colpito la Grecia e altre regioni meridionali dell’Europa, inclusa, come sappiamo, anche la Sicilia in modo sempre più intenso, come dimostrato anche dalle esperienze di questi ultimi anni. Delle entrate che potrebbero fare certamente gola anche al governo siciliano che in un modo o nell’altro dovrà fare i conti con una nuova stagione di incendi in arrivo.