Dovrà risarcire lo Stato di 301mila euro per danno d’immagine e danno da disservizio l’ex sostituto procuratore Giancarlo Longo, arrestato e già condannato per il ‘sistema Siracusa’, lo scandalo scoppiato nel 2019 in cui l’ex pm, in cambio di mazzette e regali, avrebbe messo a disposizione la sua funzione di magistrato condizionando l’andamento dei procedimenti penali. Longo ha già patteggiato la pena di cinque anni nel procedimento che riguarda il troncone principale dell’indagine, mentre è stato condannato a quattro mesi in uno degli stralci.
Secondo i giudici contabili l’ex magistrato faceva parte di un’associazione a delinquere nata – come ricostruisce la sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei conti – “per favorire clienti di spicco di alcuni avvocati, avvalendosi di consulenti tecnici compiacenti e della complicità di Longo, remunerato con denaro e altre utilità“.
Secondo l’accusa, sostenuta in udienza dalla pm Simonetta Ingrosso dopo la citazione curata dal procuratore regionale Gianluca Albo, il comportamento del magistrato ha provocato un danno di immagine di 100mila euro e 201mila euro di “danno da disservizio“.
Il procedimento a suo carico nasce da un’indagine della procura di Messina guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, competente proprio perché il magistrato era in servizio a Siracusa. Il fascicolo aveva al centro due avvocati, Piero Amara e Giuseppe Calafiore che pilotavano indagini e fascicoli per avvantaggiare loro clienti più importanti.
Dopo l’arresto del 2019, Calafiore ed Amara hanno cominciato a collaborare con i pm. Le loro dichiarazioni hanno portato all’apertura di altre indagini tra le quali quella sull’ ex giudice del Cga siciliano Giuseppe Mineo, accusato di corruzione in atti giudiziari e ritenuto un pezzo del sistema Siracusa, e all’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti, in cui è coinvolto l’ex senatore di Ala Denis Verdini.