Il Mediterraneo si conferma un hotspot del cambiamento climatico, riscaldandosi rapidamente e diventando sempre più salato. Questo è quanto emerge dal nuovo report del Wwf “Il respiro degli oceani”, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, che si è celebrata ieri , sabato 8 giugno.
La Sicilia, con le sue coste estese e ricche di biodiversità, gioca un ruolo cruciale in questa crisi.
In vista della Giornata Mondiale degli Oceani, il Wwf ha lanciato la campagna “Our Nature” per difendere gli oceani. La GenerAzioneMare sarà attiva per tutta l’estate con volontari, ricercatori, velisti, pescatori, sub e apneisti impegnati nella difesa del “Capitale Blu”.
Un fitto calendario di eventi sarà lanciato nei prossimi giorni, coinvolgendo anche le coste siciliane con una serie di azioni per la protezione di specie simbolo e ancora a rischio, come gli squali, attraverso la collaborazione con i pescatori e la ricerca con tag satellitari, le tartarughe marine, monitorando nidi e tracce (già seguiti 13 nidi in Sicilia), delfini e balenottere con le crociere di ricerca del progetto Vele del Panda per l’avvistamento e la raccolta dati, e la foca monaca con il prelievo di Dna ambientale per identificarne le aree di presenza.
Centinaia di volontari saranno poi impegnati in azioni di mappatura e pulizia da reti e lenze fantasma nei fondali di aree marine protette, e nella pulizia di spiagge e dune costiere e nel censimento dei rifiuti con la nuova iniziativa mediterranea “Wwf – Adopt a Beach”.
Il Mediterraneo: “Un mare in fiamme”
Dal 1970, gli oceani hanno assorbito il calore in eccesso causato dal riscaldamento globale, e il Mediterraneo non fa eccezione. Nel periodo 2011-2020, la temperatura media del mare è aumentata di 0,88°C rispetto al periodo 1850-1900. Nell’aprile 2023, la temperatura media della superficie del mare ha toccato un nuovo record di 21,1°C.
Questo riscaldamento ha impatti significativi e, in alcuni casi, irreversibili sugli ecosistemi marini. Le conseguenze si ripercuotono su settori economici cruciali come la pesca e il turismo, oltre che sulla salute e l’alimentazione umana.
Un esempio su tutti nella pesca: il tonno rosso
Il tonno rosso del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico orientale (Thunnus thynnus) è cruciale per il Mare Nostrum, sia per il suo valore commerciale che per il ruolo di predatore apicale negli ecosistemi marini.
Tuttavia, il suo impatto non si limita al mondo della pesca: la specie gioca un ruolo meno noto ma altrettanto significativo nel mantenimento dell’equilibrio dello zooplancton e del fitoplancton.
Grazie alle sue migrazioni orizzontali e verticali, il tonno rosso contribuisce a fertilizzare il mare con i propri scarti, aumentando la biomassa del fitoplancton e quindi il sequestro di carbonio e la produzione di ossigeno. Inoltre, legando parte del carbonio nel proprio corpo, quando muore, il tonno rosso affonda sul fondo dell’oceano, contribuendo così allo stoccaggio “naturale” di carbonio negli oceani attraverso il processo di decomposizione.
Ogni tonno rosso pescato significa una quantità di carbonio rilasciata in atmosfera invece di essere immagazzinata sul fondo oceanico. Fortunatamente, grazie a sforzi di conservazione significativi, il tonno rosso non è più a rischio di estinzione.
Questo rappresenta un notevole successo nella conservazione di una specie che, non molto tempo fa, rischiava di scomparire dal Mediterraneo a causa del sovrasfruttamento e della pesca illegale, spesso legati alla crescente domanda di mercato per prodotti come sushi e sashimi.
Il ruolo cruciale della Sicilia: la Posidonia “tesoro da proteggere”
Le coste siciliane, grazie alla loro posizione strategica e alla varietà di habitat marini, sono particolarmente colpite dai cambiamenti climatici. La Sicilia è un microcosmo degli impatti più ampi osservati nel Mediterraneo, ma è anche un luogo dove le soluzioni possono essere sperimentate e implementate con successo.
Le praterie di Posidonia oceanica, che abbondano nelle acque siciliane, sono un esempio perfetto. Questi habitat sono essenziali non solo per la biodiversità marina ma anche per la lotta contro il cambiamento climatico.
Ogni anno, le praterie di Posidonia sequestrano circa 5,7 milioni di tonnellate di CO2, contribuendo in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Il report del Wwf descrive vari segnali del cambiamento climatico nel Mediterraneo, molti dei quali visibili anche lungo le coste siciliane:
1. *Tropicalizzazione del Mediterraneo orientale*: Le specie marine tipiche dei tropici stanno colonizzando il Mediterraneo, alterando gli equilibri ecologici.
2. *Aumento delle specie aliene invasive*: Specie non autoctone competono con quelle locali, mettendo a rischio la biodiversità.
3. *Proliferazione di meduse*: Un fenomeno sempre più frequente che impatta negativamente sul turismo e la pesca.
4. *Perdita delle praterie di Posidonia*: Un problema particolarmente grave per la Sicilia, dove queste praterie sono cruciali per la stabilità degli ecosistemi marini.
5. *Scomparsa delle gorgonie*: Questi coralli morbidi, fondamentali per la biodiversità, stanno diminuendo drasticamente.
6. *Mortalità di massa della Pinna nobilis*: Questo mollusco, uno dei più grandi bivalvi del Mediterraneo, è in pericolo di estinzione.
La Posidonia oceanica è quindi un elemento chiave della lotta contro il cambiamento climatico. Le praterie di Posidonia, presenti in abbondanza lungo le coste siciliane, non solo offrono un habitat essenziale per numerose specie marine ma sequestrano CO2 in quantità significative.
Si stima che le praterie di Posidonia abbiano immagazzinato tra l’11% e il 42% delle emissioni totali di CO2 dei paesi mediterranei dall’epoca della Rivoluzione Industriale.
La Biodiversità come Scudo: proposte e soluzioni
La protezione della biodiversità marina è fondamentale per combattere gli effetti del cambiamento climatico. Le specie marine, attraverso le loro interazioni e i loro cicli di vita, contribuiscono allo stoccaggio del “carbonio blu”, un processo cruciale per il sequestro del carbonio. Questo include specie come tartarughe, uccelli marini, mammiferi marini come balene e delfini, e pesci come squali e tonni.
Il fitoplancton, seppur microscopico, gioca un ruolo vitale. Sintetizzando sostanze organiche e generando ossigeno attraverso la fotosintesi, il fitoplancton produce oltre il 50% dell’ossigeno terrestre e cattura circa 37 miliardi di tonnellate di CO2, equivalenti al 40% di quella prodotta. Anche le balene, con la loro capacità di immagazzinare circa 33 tonnellate di CO2 ciascuna, contribuiscono in modo significativo.
Il Wwf, nel suo report, propone diverse soluzioni concrete per contrastare gli impatti del cambiamento climatico, a partire dalla riduzione delle emissioni di gas serra e dalla transizione energetica.
La protezione della biodiversità marina è cruciale, e ciò richiede l’istituzione di una rete efficace di Aree Marine Protette (AMP) e altre misure di protezione spaziale. L’obiettivo è proteggere il 30% del Mediterraneo entro il 2030, di cui il 10% deve essere strettamente protetto.
Attualmente, solo l’8,33% del Mediterraneo è protetto e meno del 2% è veramente efficace, mentre la superficie delle aree a protezione integrale rappresenta solo lo 0,04%. La sfida è particolarmente impegnativa, ma essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi marini.
L’Importanza dei “corridoi ecologici”
Proteggere i corridoi ecologici vitali per le specie migratorie, come le balene, è altrettanto fondamentale. Favorire una pesca più sostenibile e pianificare l’uso dello spazio marittimo in modo rispettoso dell’ecosistema sono passi necessari.
L’Italia, purtroppo, è ancora in procedura di infrazione per non aver implementato un piano di gestione dello spazio marittimo. Inoltre, mentre l’Unione Europea si impegna nella decarbonizzazione, l’Italia ha concesso deroghe per l’estrazione petrolifera e deve ancora definire le aree adatte per lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore.
Il quadro generale che emerge dal rapporto indica che la crisi climatica nel Mediterraneo è una realtà tangibile e allarmante. Le coste siciliane, con la loro ricchezza ecologica e il loro ruolo strategico, sono in prima linea in questa battaglia.
Proteggere la Posidonia oceanica e la biodiversità marina non è solo una questione di conservazione ambientale, ma una necessità per sopravvivenza stessa dell’ecosistema mediterraneo e per il benessere delle comunità che dipendono da esso.
L’azione urgente e coordinata è indispensabile per garantire un futuro sostenibile per il Mediterraneo e per le generazioni future.
Fonte Dati: Report 2024 “Il respiro degli Oceani” -Wwf