La Sicilia è una delle regioni più colpite dalla siccità quest’anno. Blitz di Goletta dei Laghi di Legambiente ieri sul lago di Pergusa, in Sicilia, in una delle zone più colpite dalla crisi idrica.
Sulle sponde del lago di Pergusa, l’associazione ambientalista Legambiente ha esposto lo striscione “#Emergenzamaifinita”, sottolineando l’urgente necessità di interventi strutturali da parte del governo e delle istituzioni.
Goletta dei Laghi 2024: una situazione in rapido peggioramento
La Goletta dei Laghi da anni è dedicata al monitoraggio dei laghi italiani per evidenziare la salute delle acque, denunciare le problematiche e promuovere gli esempi virtuosi di gestione e sostenibilità.
Si occupa di individuare le principali criticità che minacciano la salute dei bacini lacustri italiani e i loro preziosi ecosistemi: scarichi non depurati e inquinanti, captazione delle acque, incuria e l’invasione delle microplastiche, pericoloso inquinante emergente.
Legambiente denuncia che la crisi idrica in Sicilia è figlia della siccità del Po del 2022, un chiaro segnale della crisi climatica in corso, al quale non sono seguiti interventi adeguati. Nonostante nel 2023 le precipitazioni siano tornate nella media, persistevano anomalie negative, specialmente nel Sud e nelle Isole, che avrebbero dovuto allertare le autorità a intervenire prontamente.
A soffrirne ora sono cittadini, territori, biodiversità e l’economia, con danni particolarmente gravi all’agricoltura.
La drammatica situazione del Lago di Pergusa
L’appello di Legambiente al Governo
Legambiente ha lanciato un appello al Governo Meloni dalla provincia di Enna, chiedendo una gestione dell’acqua più efficace e circolare. L’associazione critica soluzioni temporanee come il razionamento dell’acqua, la trivellazione di nuovi pozzi e l’uso di dissalatori, proponendo invece investimenti strutturali per l’ammodernamento delle reti idriche, la costruzione di depuratori e la manutenzione delle dighe.
Giuseppe Maria Amato, Vanessa Rosano e Franz Scavuzzo di Legambiente hanno sottolineato invece che “Il lago di Pergusa, gioiello naturalistico unico in Sicilia e rifugio per una biodiversità inestimabile, è ormai un’ombra di sé stesso”,
“La sua quasi totale scomparsa, causata dalla siccità e aggravata da un’evidente disattenzione istituzionale è un campanello d’allarme che non possiamo più ignorare. Chiediamo con forza interventi immediati per salvare ciò che resta di questo ecosistema prezioso e un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli enti coinvolti”, continuano.
“Ribadiamo inoltre la necessità di una celere dismissione dell’autodromo, una struttura costosa ed obsoleta oltre che simbolo vetusto di una concezione oramai tramontata dello sviluppo del territorio. Limitando l’espansione naturale del lago e alterando gli equilibri ecologici, l’autodromo di Pergusa contribuisce infatti a rendere il lago più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, tra cui la siccità e la perdita di biodiversità”, concludono.
Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, ha evidenziato invece come “l’emergenza siccità colpisce di anno in anno sempre più regioni della Penisola con una geometra variabile, come sta constatando anche Goletta dei Laghi che da fine giugno nel corso del suo viaggio ha visto i laghi del nord ricchi d’acqua per via delle piogge intense, e quelli del centro Italia e del sud molto più in sofferenza idrica per via delle poche piogge e dell’aumento delle temperature. La grande siccità del 2022 del fiume Po è stato un importante campanello dall’allarme, rimasto purtroppo inascoltato e frutto a sua volta di un’altra importante emergenza siccità. Oggi le immagini del Lago di Pergusa in Sicilia, in provincia di Enna, ci restituiscono l’immagine plastica di quella emergenza mai finita. Al Governo e al Commissario straordinario dell’Acqua diciamo di agire subito con una strategia nazionale della gestione idrica, più attenta e circolare, con interventi concreti non più rinviabili, ma anche con pratiche e misure per ridurre la domanda di acqua ed evitarne gli sprechi, negli usi civili e soprattutto negli usi agricoli”.
I dati nazionali
I dati comunicati sono allarmanti: l’Italia è il 2° Paese più idrovoro d’Europa in termini di prelievi ad uso potabile dopo la Grecia con un valore di 156,5 m3/anno per abitante.
Preoccupanti le perdite della rete idrica che si attestano mediamente al 42%, con una forbice netta tra il nord ovest del Paese (perdita media del 32%) e del Sud (perdite medie del 51%).
Secondo i dati Istat, l’acqua dispersa nelle reti comunali nel 2022 avrebbe potuto soddisfare il fabbisogno di 43,4 milioni di persone per un intero anno (il 75% della popolazione), mentre in tema di recupero delle acque reflue, oggi, in Italia solo il 4% del totale delle acque reflue depurate è ad esempio effettivamente destinato al riutilizzo in agricoltura, a fronte di un potenziale del 23%, secondo ENEA, a causa di aspetti tecnici, normativi, ma anche di forti carenze infrastrutturali.
Sono dati inquietanti su cui, per Legambiente, occorre al più presto intervenire senza ulteriori ritardi o tentennamenti.
Le proposte di Legambiente: cinque punti cardine per una “governance circolare” dell’acqua
In un contesto di crisi idrica, Legambiente ha individuato cinque punti cruciali per una gestione nazionale attenta e circolare delle risorse idriche. Legambiente sollecita una governance dell’acqua che superi gli attuali limiti strutturali e gestionali, che promuovi l’innovazione e la sostenibilità.
Questi punti riguardano: i conflitti tra gli usi dell’acqua, i limiti delle infrastrutture, l’ammodernamento degli impianti, i provvedimenti tardivi in emergenza e le soluzioni inefficaci come nuovi invasi e dissalatori.
Il primo punto riguarda i conflitti tra gli usi dell’acqua. Ad esempio, in Sardegna, nel gennaio 2024, è stato vietato l’utilizzo dell’acqua per l’irrigazione nei sub comprensori centrali dell’isola. Per il distretto del Posada è stato imposto il divieto di irrigazione, mentre per i distretti del Cedrino e della media Valle del Tirso è stato vietato l’uso in campo aperto per erbai e prati di pascolamento.
A maggio, il comitato dell’autorità di bacino della Sardegna ha deliberato ulteriori restrizioni sull’uso dell’acqua dell’invaso di Maccheronis, riducendo il prelievo per usi agro-zootecnici a favore dell’uso potabile per residenti e turisti.
In Sicilia, lo scorso aprile, le forniture agricole provenienti dall’invaso Fanaco sono state sospese, avendo raggiunto solo il 5% della sua capacità.
Per Legambiente, è essenziale garantire la differenziazione delle fonti, integrando l’uso idropotabile.
Si propone la circolarità a scala impiantistica per usi industriali idroesigenti, l’utilizzo di reflui fognari depurati per l’irrigazione e il riutilizzo di acque depurate per usi urbani come il lavaggio stradale e l’antincendio.
Importante è anche la promozione delle infrastrutture verdi che catturano e trattano l’acqua piovana, mitigano l’effetto isola di calore e permettono il recupero delle acque piovane sui tetti degli edifici.
Il secondo punto critica le ordinanze tardive, spesso emesse in piena emergenza senza verificarne l’efficacia. Nel 2022, oltre 200 comuni del centro-nord Italia hanno emanato ordinanze restrittive (170 solo in Piemonte). Attualmente, ordinanze simili stanno emergendo nel sud e sulle isole.
In Molise, a luglio 2024, il Comune di Campobasso ha vietato l’uso di acqua potabile per scopi non essenziali fino al 15 settembre.
Il terzo punto riguarda la realizzazione di nuovi invasi. In Italia esistono 532 invasi artificiali con una capacità teorica di 13,7 miliardi di metri cubi, di cui solo 11,8 miliardi sono autorizzati. Tuttavia, circa un terzo della capacità è inutilizzabile a causa di sedimenti, mentre 1,9 miliardi di metri cubi attendono il collaudo.
In Sicilia, il 34% del volume dei 29 grandi invasi è perso per l’interrimento, e solo 22 dighe risultavano in “esercizio normale” a marzo 2023.
Il quarto punto critica l’uso dei dissalatori, considerati una soluzione insostenibile se pensata per un approvvigionamento continuo e strutturale. I dissalatori sono adatti solo in casi di necessità per piccole isole, date le elevate spese economiche, energetiche e ambientali associate a questa tecnologia.
Infine, Legambiente sottolinea la necessità di misure più efficaci e integrate per affrontare la crisi idrica.
Propone la promozione di pratiche virtuose e il miglioramento delle infrastrutture esistenti piuttosto che affidarsi a soluzioni temporanee o inadeguate.
Una gestione sostenibile dell’acqua deve essere basata su un approccio circolare, che ottimizzi l’uso delle risorse esistenti e riduca gli sprechi.