“Serve una riorganizzazione sia della rete ospedaliera che della rete territoriale”.
Il Dm 77 in questo momento, per come strutturato, non sembra ben colloquiale con la rete ospedaliera. A pagarne sono i cittadini e soprattutto gli operatori sanitari. Tante le criticità evidenziate, soprattutto dalle comunità scientifiche al Ministero per l’attuazione del Regolamento dell’assistenza ospedaliera (decreto interministeriale 2 aprile 2015, n. 70) e dall’attuazione del Regolamento dell’assistenza territoriale (decreto interministeriale 23 maggio 2022, n. 77).
La Riforma attesa
“Abbiamo portato al tavolo tecnico del Ministero dei progetti di riforma e di riorganizzazione. Le indicazioni che arriveranno dal Ministero poi dovrebbero avere delle ripercussioni sui modelli organizzativi che le Regioni dovrebbero applicare. Auspichiamo, soprattutto, che si arrivi a definire i corretti rapporti tra rete ospedaliera e territoriale”, dichiara è il presidente Siaarti, Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, Antonello Giarratano, direttore della UOC di Terapia Intensiva e del Dipartimento di Emergenza del Policlinico di Palermo.
“Al momento, però la criticità principale è la carenza di personale, poiché medici e infermieri non riescono e riusciranno a coprire il fabbisogno degli ospedali. Sarà quindi fondamentale la prossima revisione della rete ospedaliera che anche la Regione Siciliana dovrà mettere in atto – spiega -. Sotto questo profilo, inoltre, la rete ospedaliera, che normalmente si basa sulla rete dell’emergenza-urgenza, dove anche gli anestesisti rianimatori hanno un ruolo nel definire quelle che sono le aree di emergenza, i cosiddetti Dea di secondo livello, si dovrà capire come queste strutture dovranno interfacciarsi e quali attività e prestazioni sanitarie dovranno essere svolte invece dagli ospedali di comunità e dalle case di comunità per evitare che i pazienti giungano nei Pronto Soccorso, senza un’effettiva emergenza”.
“Non sarà un compito facile per il Governo regionale, serviranno anche competenze tecniche che noi auspichiamo che verranno in qualche modo ascoltate. Le criticità al momento si cercano di arginare con il privato, che nell’emergenza selezionano la popolazione che va trattata, non avendo Pronto Soccorso – sottolinea e conclude -. E’ quindi una soluzione tampone, anche per le liste d’attesa, però è chiaro che avrà una durata limitata nel tempo e se poi non si andrà, appunto, a realizzare la riforma organica il problema del privato che per adesso tampona le carenze del pubblico probabilmente vedrà altre criticità nel medio periodo che si ripercuoteranno nel sistema sanitario regionale“.
Criticità del Dm 70
Il Dm 70 da diversi anni ha mostrato limiti e inadeguatezze che hanno contribuito, senza esserne la causa principale, all’indebolimento dell’assistenza ospedaliera ed al peggioramento delle condizioni di lavoro al suo interno, costituendo un elemento di strutturale fragilità reso evidente dalla crisi pandemica.
In particolare:
- l’Italia è il Paese con il più basso rapporto posti letto/1000 abitanti tra i paesi occidentali, pur sommando i PL pubblici e del privato accreditato. La pandemia ha evidenziato la forte necessità di incrementare la dotazione di posti letto e di aumentare l’elasticità ricettiva degli ospedali applicando un necessario principio di ridondanza;
- si è evidenziata la necessità di potenziare alcune attività a sostegno della rete dell’emergenza, a partire dalle terapie intensive e dalle aree semintensive, oltre che del personale con un’adeguata contribuzione;
- scelte chiare e univoche sul ruolo e funzioni dei piccoli ospedali, permanenza dei punti nascita sotto standard, declinazione delle reti cliniche, equilibrio tra i principi volumi/esiti e autosufficienza territoriale/prossimità;
- ricollocare le cure domiciliari e la residenzialità all’interno del sistema salute, sotto la governance del Ssn, senza relegarle completamente alle autonomie non omogeneamente disciplinate del settore privato;
- digitalizzazione.
Criticità del Dm 77
- In primis l’organizzazione con un adeguato coordinamento tra reti di prossimità, reti domiciliari e reti semi residenziali;
- la difficoltà nel reperire personale medico e infermieristico, il carico di lavoro eccessivo per gli infermieri;
- la mancanza di congruenza tra alcune norme e la realtà delle strutture sanitarie regionali;
- la telemedicina nelle Case e Ospedali di Comunità;
- garantire il finanziamento dei costi di parte corrente indotti dalla riforma e non coperti dal Pnrr;
- continuità dei percorsi di cura ospedale-territorio e di reale presa in carico dei bisogni di salute delle persone.
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