A gennaio la mortalità a Palermo è tornata il linea con la media degli ultimi cinque anni. È quanto emerge dal Rapporto sull’andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane, aggiornato al 26 gennaio 2021 e pubblicato dal Ministero della Salute e dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio.
I dati contenuti nel rapporto ed elaborati dall’Ufficio Statistica del Comune di Palermo “confermano – si legge in una nota – il drammatico incremento della mortalità totale nel capoluogo siciliano già rilevato nei precedenti rapporti, anche se nell’ultimo periodo si registra un’attenuazione dell’eccesso di mortalità rispetto ai picchi registrati nel mese di novembre“.
I DATI
“Nel mese di ottobre – come evidenzia il rapporto – i decessi rilevati a Palermo sono stati 593, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 465. Nel mese di novembre i decessi rilevati nel capoluogo sono stati 792, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 480. E nel mese di dicembre i decessi rilevati a Palermo sono stati 720, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 580“.
“In particolare, per quanto riguarda Palermo – si legge ancora –, nei primi 15 giorni di gennaio i decessi rilevati sono stati 346, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 347. Passando a un’analisi dei decessi settimanale, i dati confermano il picco di eccesso di mortalità registrato a novembre, con un massimo di +74,8% nella settimana dall’11 al 17 novembre“.
“Nelle settimane di dicembre la mortalità è sempre risultata più elevata rispetto alla media degli ultimi 5 anni, con un eccesso di mortalità compreso fra +24,0% registrato fra il 16 e il 22 dicembre e +31,2% registrato fra il 9 e il 15 dicembre. A gennaio la mortalità sembra invece essere tornata in linea con la media degli ultimi cinque anni. Quest’ultimo dato deve essere letto con cautela perché, oltre ai possibili effetti di una minore incidenza dell’influenza (le misure di contenimento adottate per il Covid-19 hanno di fatto impedito l’insorgere dell’epidemia influenzale), potrebbe in parte essere dovuto a fisiologici ritardi nella comunicazione dei decessi“, si legge nella conclusione del rapporto.