Le aggressioni contro insegnanti, personale sanitario e forze dell’ordine sono ormai un fenomeno dilagante, sintomo di una società in profonda crisi. Sempre più spesso queste figure professionali, che operano quotidianamente per il bene pubblico, si trovano esposte a un clima di tensione e violenza crescente. Non si tratta solo di episodi isolati, ma di un allarme che coinvolge il Paese intero, manifestandosi in forme fisiche e verbali che minano la sicurezza e la dignità di chi, per professione, si occupa della tutela e della cura della collettività. L’ultimo episodio avvenuto ad Avola in provincia di Siracusa, in cui un soccorritore del 118 è stato brutalmente aggredito dai familiari di una paziente, mette in luce la gravità di questa emergenza. Colpito con calci e pugni, il soccorritore ha riportato ferite al volto e alla spalla, con una prognosi di sette giorni
Un esempio particolarmente significativo arriva dalle scuole. Antonella Di Bartolo, preside dell’Istituto Comprensivo Sperone-Pertini di Palermo, ha sottolineato come sia essenziale mantenere un dialogo costante con le famiglie, anche nelle situazioni più difficili. “Noi è da anni che proviamo a ricucire i rapporti con il quartiere Sperone-Brancaccio. È capitato anche a me di incontrare genitori arrabbiati che urlavano per rappresentare le loro ragioni, fortunatamente mai sfociando in episodi di violenza”, ha dichiarato la dirigente scolastica. “In undici anni la nostra scuola non ha mai subito attacchi di violenza fisica, ma è fondamentale ricordare sempre la funzione dell’educatore e coltivare un rapporto di autorevolezza e rispetto reciproco”.
Il clima di violenza percepito, secondo Di Bartolo, non si limita solo alla scuola, ma investe l’intera società: “Si respira un clima violento nelle città, basta guidare per strada per rendersi conto dell’elettricità che c’è nell’aria. La responsabilità, a mio avviso, è sempre degli adulti. I ragazzi replicano molto spesso i comportamenti che vedono nelle loro figure di riferimento. Dobbiamo fare tutti quanti un bagno di responsabilità“. La Di Bartolo ha ribadito l’importanza di una scuola autorevole, capace di instaurare un dialogo costante con studenti e famiglie. “Da anni promuoviamo percorsi di formazione specifici per la gestione dei conflitti e del gruppo, e nella nostra scuola abbiamo sportelli psicologici aperti non solo agli studenti, ma anche ai genitori e al personale docente e amministrativo“, spiega la preside.
Nonostante le difficoltà, Di Bartolo mantiene saldo il suo impegno: “Nel corso degli anni ho subito offese, minacce e urla, ma non si deve mai perdere di vista i valori istituzionali che rappresentiamo. Io sono al servizio dei genitori, sono l’ultima dei loro servitori. Si tratta di un atteggiamento di profondo rispetto che alla fine arriva sempre”.
La violenza non risparmia neanche il settore sanitario, come conferma Riccardo Castro, presidente della Seus. Gli operatori del 118, spesso in prima linea in situazioni di emergenza, si trovano a fronteggiare rischi crescenti: “I ragazzi del 118, autisti e soccorritori, si trovano esposti a situazioni ad alto rischio aggressioni che ormai determinano in loro paura e timore quando vengono chiamati per un soccorso. Purtroppo, assistiamo a una inciviltà dilagante“. Castro ha sottolineato l’importanza di strumenti di protezione come le bodycam, introdotte per tutelare il personale e fungere da deterrente contro comportamenti violenti. Tuttavia, nonostante tali misure, il problema persiste, come dimostra l’aggressione subita dal soccorritore ad Avola, che ha riportato ferite al volto e a una spalla con una prognosi di sette giorni. “In sinergia con l’assessorato regionale alla Salute abbiamo pure chiesto ad Asp, ospedali e Policlinici- limitatamente alle proprie competenze- di inserire i nostri soccorritori negli interventi previsti dalle linee guida emanate dal Dasoe per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche agli operatori”, conclude.
Anche le forze dell’ordine vivono quotidianamente l’emergenza legata a un crescente clima di tensione. Giovanni Assenzio, rappresentante sindacale della Uil Polizia Palermo, ha evidenziato la carenza di personale come uno dei fattori chiave che rende più difficile garantire la sicurezza sul territorio: “Un problema reale dopo il blocco del turnover. Le volanti, ad esempio, negli ultimi dieci anni hanno perso circa 100 operatori. Questo ricade inevitabilmente sul controllo del territorio, che viene fatto con minore efficacia. Nonostante i numerosi segnali di allarme, il governo ha promesso un implemento del personale ma ad oggi senza risultati“.
Assenzio ha sottolineato anche l’importanza di strumenti come le bodycam e il taser, per gestire situazioni ad alto rischio, ma ha lamentato la mancanza di risorse sufficienti per colmare il gap di personale. “Quello delle bodycam è un deterrente importante al fine di evitare che i facinorosi possano rappresentare in maniera distorta la realtà dei fatti sul campo. Anche il taser, un arma ad impulsi elettrici, può essere utilizzata in determinate occasioni specifiche, come soggetti particolarmente violenti poiché, ad esempio, sotto l’effetto di stupefacenti o alcol. La verità però è che non si tratta di un problema solo siciliano ma italiano. Se non si interviene rapidamente, rischiamo di trovarci ancora al di sotto delle soglie critiche nei prossimi anni“, ha avvertito. Ad oggi si discute addirittura se consentire al personale di prolungare l’età lavorativa innalzando i limiti pensionistici di due anni, ma è evidente si tratti solo di un intervento tampone. Inoltre, ha denunciato l’assenza di una reale certezza della pena: “Chi delinque oggi sa di poterla fare franca, essendo messo in libertà dopo poco tempo“.
Le aggressioni contro insegnanti, sanitari e forze dell’ordine sono il sintomo di un malessere più ampio, che attraversa l’intera società. Le testimonianze raccolte da chi lavora in prima linea evidenziano un quadro complesso, fatto di carenze strutturali, mancanza di risorse e, soprattutto, un crescente degrado delle relazioni interpersonali. La violenza e la mancanza di rispetto sembrano aver sostituito il dialogo e il confronto civile, ponendo una sfida enorme per le istituzioni e per la società nel suo insieme. È necessario un intervento deciso e coordinato, capace di ristabilire la fiducia e il rispetto verso figure professionali fondamentali per il funzionamento del Paese.