Il Maas “Mercati Agro-Alimentari Sicilia”, è il centro agroalimentare e nodo logistico della città di Catania, un ente che ospita e gestisce i mercati all’ingrosso ortofrutticolo e ittico.
Una struttura strategica di grande importanza situata nella località Bicocca. Fondata nel 1989, questa società consortile per azioni pubblico-privata è stata creata in ottemperanza alla legge 41/86 con l’obiettivo di sviluppare mercati ortofrutticoli, ittici e florovivaistici di alta qualità. I soci fondatori del Maas sono la Regione Siciliana e l’Associazione Federmercati, che rappresenta i grossisti dell’ortofrutta ed è stato riconosciuto come “Mercato di rilevanza nazionale” nel Piano mercati nazionale.
La struttura si estende su un’area imponente: 1.100.000 mq di superficie totale; 390.000 mq di superficie edificata destinata ai mercati; 136.000 mq: dedicati al Mercato Ortofrutta; 25.000 mq: destinati al Mercato Ittico; 25.000 mq: adibiti all’Area Polivalente (ex Mercato Florovivaistico); 30.000 mq: riservati ad Aree Speciali; 30.000 mq: destinati a Servizi Generali e Tecnologici, ospitando numerose aziende.
Della sua attività, dei progetti e del futuro del mercato agroalimentare ce ne parla il vicepresidente Antonio Villardita.
Vicepresidente Villardita, un resoconto dei suoi primi mesi di attività al Maas.
“Devo dire che nel complesso si tratta di un’esperienza positiva. È stato un anno decisivo per la struttura perché abbiamo avuto modo di effettuare alcune operazioni straordinarie. Con il benestare della Regione, abbiamo avuto la possibilità di alienare e concedere il diritto di superficie di 70 ettari di terreno. Il Maas si espande per 1.100.000 metri quadri, di questi solo 400.000 sono edificati, con le due gallerie dell’ortofrutta, la galleria di banco alimentare e l’ex padiglione florivivaistico in cui oggi sono presenti delle realtà di trasformazione e stoccaggio. Per la restante parte della superficie, completamente vuota, abbiamo avuto l’autorizzazione alla valorizzazione di alcuni asset patrimoniali da parte dell’assemblea dei soci, e questo si è verificato lo scorso febbraio – marzo, subito dopo la mia nomina, e aggiungo che questa è un’operazione davvero importante perché andiamo a valorizzare alcuni rami del patrimonio societario che in questo momento non erano fondamentalmente redditizi”.
“Da un lato i 70 ettari per l’installazione di un grande impianto fotovoltaico, agrivoltaico che si è trovato a bando da pochissimo, dall’altro la vendita del padiglione celle frigo, immaginato nel periodo in cui venne costruito il MAAS, questo perché di fatto quel padiglione non è mai stato utilizzato considerato che ogni operatore all’interno del proprio box possiede le proprie celle. All’epoca venne immaginato come luogo in cui dovevano confluire tutti gli operatori, ma di fatto non si è verificato in concreto e dunque è rimasto vacante e la vendita sicuramente è un vantaggio per la struttura in termini economici. Il Maas è certamente una bella realtà, considererei Catania il quarto o quinto mercato d’Italia, entrano circa 5.000 mezzi ogni notte. Chiaramente ci sono delle cose da migliorare in termini di qualità, d’efficienza però per questo debbo dire che i progetti del Pnrr ci consentiranno sicuramente di dare alla struttura un nuovo volto”.
Quali sono i progetti in cantiere?
“Sono 7 progetti, approvati e finanziati, che abbiamo presentato con il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il primo riguarda la realizzazione dell’impianto fotovoltaico per autoconsumo da applicare sui tetti delle gallerie. Questo progetto ci darà un forte vantaggio in termini d’efficienza energetica della nostra struttura e di risparmio economico considerato che tra le problematiche che abbiamo affrontato quest’anno c’è stato, oltre all’aumento del tasso di interesse dei mutui e dei contratti, l’aumento anche del coefficiente energetico. Abbiamo una struttura che impatta molto in termini di consumi, per cui chiaramente un’efficienza energetica maggiore per noi è fondamentale. Segue il rifacimento della pavimentazione e ristrutturazione della galleria dell’ortofrutta, che è stato già messo a bando e sarà il primo progetto a partire, i lavori inizieranno a gennaio 2025, che dopo 12 anni dall’apertura del MAAS serve ed è necessario. L’installazione di un depuratore per le acque reflue, così da poter impattare di meno sulle falde acquifere che sorgono sulla piana di Catania, e per un’ulteriore efficientamento della struttura. L’installazione di una nuova macchina del ghiaccio, già presente in struttura, che incrementerà di gran lunga il volume del ghiaccio prodotto”.
Non trascurate il tema della sicurezza. Quali misure avete adottato?
“La realizzazione di un impianto di videosorveglianza con delle telecamere c.d. “killer”, che hanno la peculiarità del riconoscimento facciale per garantire massima sicurezza alla struttura e ultimo ma non per importanza un progetto molto interessante sulla creazione di un laboratorio per la trasformazione delle eccedenze alimentari”.
Di cosa si tratta?
“Abbiamo già avviato un percorso di recupero virtuoso del prodotto, perché al Maas non disperdiamo nulla e tutto ciò che rimane, non come scarto, ma come eccedenza della vendita viene donato al banco alimentare. Ci sono degli operatori estremamente generosi, tanto che già da qualche anno ospitiamo in uno dei padiglioni della struttura la sede nazionale di banco alimentare, che ovviamente oltre a rifornire le varie associazioni del terzo settore operanti sul territorio di beni di prima necessità come acqua, pane, pasta, riforniscono anche di frutta e verdura sulla base delle donazioni degli operatori. A volte il prodotto, passato qualche giorno, rischia di non essere più utilizzabile come prodotto per il consumo diretto, ma è ancora un buon prodotto sotto il profilo della stagionatura, magari un po’ più maturo, per cui non idoneo per la vendita ma valido per la trasformazione in confettura, in passata di pomodoro, è questo lo faremo anche con la possibilità di applicare il logo Maas. In un ottica di economica circolare, per valorizzare tutte le eccedenze alimentari e limitare al massimo lo spreco alimentare, abbiamo immaginato l’idea di questo laboratorio di trasformazione delle eccedenze. E aggiungo anche il progetto del ripescato, tutto il pesce che viene sequestrato per mancanza di tracciabilità, tramite il mercato ittico presente in struttura, viene donato e non disperso. Cerchiamo di valorizzare in maniera ottimale tutte le possibilità che abbiamo sotto il profilo agroalimentare”.
I problemi legati alla siccità hanno seriamente creato disagi al comparto agricolo, come può essere risolta a suo avviso questa l’emergenza?
“Che ci sia una crisi in atto è sotto gli occhi di tutti, e le ripercussioni sono notevoli sotto tantissimi punti di vista, sia per l’agricoltore, coltivatore diretto, sia per l’intero comparto agroalimentare. Non avendo modo di ottimizzare il raccolto, anche il settore agroalimentare subisce la crisi. In questo momento viviamo una situazione drammatica, e se a Catania non la stiamo subendo in particolar modo, è molto più visibile in province come quella di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani dove stanno centellinando l’acqua quotidianamente anche per lavarsi banalmente a casa, quindi figuriamoci irrigare i campi.
L’anno scorso in questo periodo gli invasi siciliani avevano una capienza già fortemente ridotta con circa 300 milioni di metri cubi d’acqua, oggi nello stesso periodo gli invasi siciliani raccolgono appena 60 milioni di metri cubi d’acqua, un abbattimento di quasi il 70%. Il problema si potrebbe risolvere agendo seriamente, senza proferire ulteriori parole.
Bisogna partire da un ammodernamento della rete irrigua e delle condotte, perché quelle attuali sono obsolete e disperdono oltre il 60% d’acqua, dopo di che si potrebbe pensare ai dissalatori di cui si parla tanto. Ma credo che bisogna cercare di andare oltre la crisi. Non possiamo parlare di inceneritori quando chiude una discarica e di dissalatori quando abbiamo una crisi idrica importante, bisogna cercare nel medio tempo di dare delle soluzioni concrete. Le soluzioni le abbiamo già individuate e sarebbe opportuno adesso cercare di concretizzarle, che siano dissalatori che siano anche le casse di contenimento accanto ai fiumi. Soluzioni che per mezzo della tecnologia e dell’ingegneristica moderna sono a portata di mano, ma serve celerità perché il clima oggi è sempre più imprevedibile e dobbiamo cercare di farci trovare pronti prima che il problema diventi irrisolvibile”.
Il cambiamento del clima potrebbe essere preludio per la coltivazione di nuove colture?
“Sì, sicuramente sì. Oggi dobbiamo inevitabilmente adeguarci al clima che cambia, dobbiamo cercare di valorizzare e trarre dalla terra quante più risorse possibili. Chiaro che oggi ci poniamo un problema per il futuro e quindi quello che non vorremmo finire magari a mangiare farina di cavallette, per cui ogni prodotto che viene dalla terra deve essere valorizzato e dobbiamo anche adeguare alcune tecnologie per poterlo fare. Mutando il clima ci possono essere delle modifiche sotto questo punto di vista, ad esempio l’avocado, che prima non si coltivava, e che oggi in Sicilia è presente con tantissime produzioni. Per cui nuove colture sì, avendo la capacità di interpretare questo cambiamento climatico”.
Quale futuro per il comparto agricolo e agroalimentare?
“La Sicilia rappresenta un’eccellenza sotto tanti punti di vista, per il nostro clima, per la nostra posizione geografica, a mio parere se il comparto agroalimentare siciliano riesce a resistere sono certo che in futuro potrebbe avere un balzo verso l’alto, soprattutto perché oggi gli equilibri economici si stanno spostando più verso sud-est e il mediterraneo sta ritrovando centralità negli scambi e negli equilibri economici. Nell’ultimo G7 , il Ministro Lollobrigida ha deciso di coinvolgere anche i maggiori esponenti degli Stati africani, questo perché l’Africa è una risorsa importantissima ed è stato ribadito più volte che i suoi terreni sono da utilizzare con delle tecnologie adeguate. Se iniziamo a considerare l’Africa come risorsa e non come un nemico, e questa pare sia la visione per il futuro, potremmo fornire le tecnologie adeguate per rendere redditizi quei terreni. Se l’Africa che, nei prossimi 10 anni, dovesse avere quel balzo in avanti pronosticato anche sotto il profilo del PIL, raggiungendo cifre importantissime, è chiaro che il mediterraneo diventerebbe nuovamente spartiacque per il commercio. E se il mediterraneo cresce, inevitabilmente cresce anche la Sicilia, e tornando ad essere centrali dobbiamo essere capaci di sfruttare questa centralità ritrovata”.