Si fa irta la strada per il disegno di legge sulle Province a firma dei capigruppo di maggioranza e del presidente della commissione Affari istituzionali Ignazio Abbate. La volontà della maggioranza è quella di approvare una sorta di copia del provvedimento precedentemente bocciato all’Ars. Tutti e cinque i capigruppo di centrodestra hanno firmato il testo che si pone come obiettivo quello di superare, ancora una volta, gli effetti della legge Delrio. Una norma nazionale voluta dall’ex ministro del Partito Democratico che sostanzialmente ha cancellato il vecchio sistema delle Province, sostituite con Liberi Consorzi e Città Metropolitane. Organi che non vengono nominati dal popolo, così come avviene con tutti gli enti locali regionali, ma che prevedono delle elezioni di secondo livello, ovvero un sistema di voto che coinvolge sindaci e consiglieri comunali.
L’attuale sistema con cui si andrebbe al voto in Sicilia
Ad oggi, in Sicilia le elezioni di secondo livello sono fissate per il 15 dicembre. Ad oggi il sistema è il seguente. I sindaci e i consiglieri comunali eletti dal popolo voteranno i rappresentanti che si insedieranno nelle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina (dove però si voterebbero solo i consiglieri provinciali), nonchè nei Liberi Consorzi di Enna, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa, Trapani ed Agrigento (dove è prevista l’elezioni anche del presidente). Il tutto si svolgerebbe attraverso il cosiddetto voto ponderato. Uno, secondo lo schema della legge Delrio, non vale infatti uno. Il peso del voto dei sindaci e dei consiglieri provinciali dipende dal numero di abitanti di questo o quel comune. Insomma, per fare un esempio, il voto di un consigliere di Bagheria conterebbe di più di uno di un consigliere di Ciminna.
Il centrodestra vuole l’elezione diretta. Sul testo piombano oltre 600 emendamenti
Un sistema che non piace al centrodestra isolano, il quale mira a percorrere la strada già portata avanti dal Friuli Venezia-Giulia e a ripristinare così l’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali. La Sicilia, in tal senso, mira a fare una sorta di fuga in avanti, anticipando l’idea che balena nella testa degli esponenti del Governo Nazionale. Ma se la volontà della maggioranza sembra chiara, lo è altrettanto quella dell’opposizione. O quantomeno di una parte di essa. Al testo risultano presentati infatti 606 emendamenti in I commissione.
Pioggia di proposte di modifica dal M5S
Di questi, oltre 550 emendamenti sarebbero tecnici e porterebbero la firma di deputati regionali del M5S. Insomma, espedienti usati in politica per far girare le lancette. E nella situazione in cui è l’Assemblea Regionale Siciliana, il tempo è tutto. Lo spazio per votare il ddl Province, rinviando di conseguenza le elezioni di secondo livello, è veramente stretto. Soprattutto alla luce degli altri documenti da vagliare a Sala d’Ercole.
Le priorità del Governo regionale: manovrina e legge di stabilità
A ribadire il percorso a tappe forzate è stato il presidente della Regione Renato Schifani, intervenuto ieri all’inaugurazione della nuova fermata “Libertà” dell’anello ferroviario di Palermo. A specifica domanda dei giornalisti, il governatore ha ricordato il disegno di legge di stampo governativo bocciato dall’aula in estate. Al contempo, sottolineando la libertà e le responsabilità dell’Ars, ha sottolineato come ci siano priorità da rispettare e a cui va data la precedenza. Due in particolare i ddl citati da Renato Schifani. Il primo riguarda la variazione di bilancio da oltre 400 milioni di euro. Una sorta di “manovrina” da votare entro il 5 novembre, in modo che la stessa possa essere inserita all’interno della prossima legge di stabilità. La missione del governatore è votare la Finanziaria entro fine anno, evitando forme di esercizio provvisorio. E con le scadenze che ci sono, perdere anche un’ora nelle commissioni all’Ars sul ddl Province potrebbe fare la differenza.
Inizia il percorso nelle commissioni
Per questo, il numero monstrè di 606 emendamenti fa calare le percentuali di riuscita della missione del centrodestra. Ma in pieno recupero qualcuno dal centrodestra starebbe preparando un piano B. Una sorta di contromossa per superare il catenaccio avversario e portare così il risultato a casa. In mattinata il testo è atteso prima in commissione Affari Istituzionali presieduta da Ignazio Abbate che avrà la responsabilità di esitare il testo in tempi strettissimi per l’incombenza della sessione di bilancio. Dopo in commissione Bilancio. Solo dopo questi due passaggi si potranno capire le reali percentuali di riuscita dell’operazione politica della maggioranza. Anche se, questo va detto, il percorso per il centrodestra appare decisamente in salita a causa dei tempi strettissimi.