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L'intervista

Dalla giunta Trantino all’Ars, Tomarchio (FI): “Schifani guida autorevole, con le Province precursori in Italia”

giovedì 31 Ottobre 2024

L’elezione di Marco Falcone al Parlamento europeo ha aperto lo scorso luglio le porte dell’Assemblea regionale siciliana a Salvo Tomarchio, primo dei non eletti nella lista di Forza Italia.

L’esponente azzurro, prima di entrare a Sala d’Ercole, ha ricoperto per 14 mesi la carica di assessore all’Ambiente nella giunta guidata da Enrico Trantino, sostituito a sua volta da Massimo Pesce. Nonostante la giovane età, vanta all’attivo anni di esperienza amministrativa, partendo da Aci Bonaccorsi, e di militanza politica.

Salvo Tomarchio, deputato all’Ars, un resoconto dei suoi primi mesi in Assemblea regionale.

“Dunque, se ti concentri sull’esercizio del ruolo in sé, quindi vale a dire sull’attività parlamentare e legislativa, per chi come me viene dal mondo dell’impresa e dal mondo delle amministrazioni locali, un netto cambio di passo lo avverte. Il dibattito parlamentare impiega molto tempo e ammetto che all’inizio ne ho sofferto un po’. Se invece ti concentri sull’influenza che il ruolo di parlamentare ha sul territorio la visione cambia, perché ovviamente hai molte più possibilità di incidere, raccogliendo le istanze territoriali, portandole avanti, ed essendo un punto di riferimento. Il bilancio di questi primi quattro mesi è assolutamente positivo, le possibilità per rappresentare il territorio sono immense, e di questo ne sono entusiasta”. 

Come ha vissuto il passaggio da Palazzo degli Elefanti a Palazzo dei Normanni?

“Ho iniziato l’esperienza da assessore non conscio di quello che, ovviamente, potesse capitare nel futuro, perché la candidatura di Marco Falcone al Parlamento Europeo non era prevista, e quindi mi sono insediato in giunta convinto che l’incarico sarebbe durato 5 anni. L’elezione di Falcone a Bruxelles mi ha concesso questa grande opportunità, inaspettata, e il passaggio l’ho vissuto con un sentimento dolce amaro, perché quando vivi un’esperienza come quella che ho trascorso, in una giunta dalle grandi aspettative, con un Sindaco straordinario, un vero leader, una squadra giovane, fresca, e amministrativamente parlando lavorando 24 ore al giorno tutti i giorni, è ovvio che lasci con dispiacere però, nello stesso tempo, con gioia perché ho riannodato il filo spezzato due anni fa con la sconfitta alle regionali dopo il grande lavoro portato avanti, e non sarebbe stato rispettoso nei confronti dei miei elettori non traslocare a Palazzo dei Normanni”.

Come reputa lo stato di salute del centrodestra regionale?

“Veniamo della vittoria del centrodestra in Liguria, seppur di un soffio, e direi che lo stato di salute del centrodestra in Italia è ottimo, quello in Sicilia ancor di più. In Sicilia ancora una volta diamo l’idea di quello che deve essere il centrodestra nazionale. Perché vinciamo in Liguria? Perché candidiamo una persona moderata e perché analizzando le liste della coalizione, la gran parte dell’elettorato di Bucci viene concentrata all’interno dei partiti moderati, ed è così che si vincono le elezioni, nonostante tutto ciò che è accaduto con Toti che faceva presagire ben altro risultato. Nella nostra Regione è accaduta la stessa cosa due anni prima. Abbiamo una coalizione che governa, ovviamente com’è normale che sia anche discutendo, ci siamo stretti intorno ad una guida autorevole quale quella del presidente Schifani, volto moderato, persona moderata, che riesce a fare sintesi tra tutte le anime e che con autorevolezza governa e porta risultati al popolo siciliano”.

Cosa ne pensa dell’elezione diretta delle Province?

“Assolutamente favorevole. L’elezione di secondo livello è un abominio, perché non da rappresentanza ai territori, e come ho detto in aula durante la discussione sul Ddl “Enti Locali”, da 10 anni l’unico riferimento dell’amministratore è il deputato regionale, il che può andare bene ma può anche andar male perché non sempre si ha una capillarità di rappresentanza. L’elezione di secondo livello rischiava di essere un’elezione di condominio, autoreferenziale e che avrebbe consegnato la provincia nelle mani di due-tre grandi comuni. La provincia nasce come ente di secondo livello, che deve dare rappresentanza e che deve filtrare le Istituzioni, si perdeva questo principio con il secondo livello.

Si torna al primo livello, e siamo ancora una volta precursori di quello che accadrà nel Paese. È una misura concertata con il governo nazionale, avremmo dovuto approvarla prima, ma stiamo provando a recuperare e credo che anche chi ha votato contro, con il voto segreto, si sia pentito. A mio parere adesso ci sono tutti le condizioni per andare a votare con il primo livello, ma che sia subito, a maggio del 2025 e non nel 2026″.

Forza Italia a Catania sta crescendo, cosa può dirci a riguardo?

“Catania segue il modello della Forza Italia regionale guidata dal presidente Schifani e dal coordinatore Caruso. Ha diverse anime, ci sono buoni rapporti con tutta la deputazione e gli amministratori locali, ma dobbiamo comprendere che Forza Italia a Catania oggi è altra cosa rispetto a qualche anno fa. È un partito più aperto, che ha più rappresentanza e che ha necessità di dotarsi di regole comuni per dare casa ai tanti amministratori, ai tanti militanti che in questo momento ne sono sprovvisti, e che quindi devono guardare a Forza Italia come un partito sereno, armonioso e in cui si sta bene.

C’è la necessità di effettuare un tagliando data la crescita dell’ultimo periodo, ma non possiamo non dare atto che Marco Falcone in questi anni ha tenuto alta la bandiera, una guida autorevole per il partito, e gli siamo grati per quanto fatto ma adesso non c’è dubbio, e lui stesso ne è consapevole, del fatto che si apre una fase nuova da costruire insieme. Un partito aperto sì, ma sempre, come detto, all’interno di regole condivise”.

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