Sono 268 le opere pubbliche per la mobilità bloccate in Sicilia o in forte di ritardo di realizzazione. Si aggiunge che 80 piccoli e medi comuni non sono serviti dal trasporto pubblico locale e che la viabilità secondaria da 15 anni è in uno stato di abbandono. Un quadro impietoso emerso nel corso della manifestazione della Cgil Sicilia che si è tenuta oggi a Messina, nell’ambito della campagna “Cambiamo il futuro della Sicilia”, per affrontare proprio il tema delle infrastrutture e del diritto alla mobilità.
“Un diritto con evidenza negato– ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino– perché a non essere portate a compimento sono opere autostradali o ferroviarie strategiche per i collegamenti tra le varie aree dell’isola. Realizzarle oltre a rendere più facile la vita dei cittadini darebbe un forte impulso allo sviluppo economico”.
“E’ necessaria un’accelerazione della spesa rimuovendo le cause dei blocchi – ha sostenuto Mannino – ma anche giungere a un accordo di programma quinquennale con Anas e Rfi per il reperimento delle risorse necessarie e l’effettiva realizzazione delle opere”.
“ Va rilevato– ha affermato Angela Biondi, segretaria confederale della Cgil Sicilia in apertura- che molti dei restringimenti di corsia nelle autostrade non sono cantieri aperti, ma misure adottate come unica opzione possibile e alternativa alla chiusura. Buona parte della rete autostradale siciliana– ha continuato – non rispetta infatti le norme sulla sicurezza introdotte dopo il crollo del ponte Morandi”. Per fare un esempio “solo per adeguare gallerie e viadotti gestiti dal Cas – secondo l’analisi de sindacato – sono necessari oltre 3 miliardi il cui reperimento non è nell’agenda dei governi nazionale e regionale”.
“La mobilità – ha detto il segretario della Cgil di Messina, Pietro Patti – deve essere un diritto anche da queste parti. Serve anche un piano di messa in sicurezza considerato che con condizioni meteo avverse i collegamenti tra comuni e tra le principali città rimangono spesso bloccati”.
Delle opere “strategiche” di cui parla la Cgil alcune sono ancora in fase di progettazione, altre non finanziate o incomplete per lotti o , ancora, bloccate per altre ragioni come il fallimento delle aziende. Nell’elenco spicca la bretella autostradale Nord- Sud per il collegamento Santo Stefano di Camastra – Enna- Caltanissetta- Gela. “E’ un’opera fondamentale – ha commentato Mannino – ed è indecente lo stato in cui versa con alcuni lotti partiti e altro no”. C’è poi l’anello autostradale Gela- Agrigento- Castelvetrano, importante per tutta l’area sud-ovest.
Non va meglio con le ferrovie: la Catania- Messina- Palermo, di collegamento delle tre aree metropolitane, è in forte ritardo di realizzazione e “man mano che si va avanti – ha continuato Mannino – si conferma che non sarà mai alta velocità, ma nella migliore delle ipotesi media velocità”. In “forte ritardo” anche il collegamento ferroviario Palermo-Trapani e la realizzazione e velocizzazione, ancora non programmata, della Catania- Siracusa- Ragusa, un anello che giungendo fino a Caltanissetta collegherebbe queste aree con Palermo.
C’è inoltre la viabilità secondaria, in stato di abbandono dalla riforma delle province. Per le manutenzioni straordinarie, necessarie in quanto si parla di crolli e strade dissestate, secondo le stime della Cgil occorrono almeno 3 miliardi.
A rendere ancora più problematico lo spostarsi in Sicilia c’è lo stato di abbandono di 80 comuni non raggiunti neanche dagli autobus. Cosa che fa dire alla Cgil che “è urgente una riforma del trasporto pubblico locale che non alimenti però gli interessi privati – ha sottolineato Mannino – ma abbia cura esclusivamente di quelli della collettività”. Un accento dalla Cgil Sicilia anche sulla Circumetnea “importante perché destinata collegare la città di Catania con tutta la zona ionica, coprendo dunque un’ampia aree a vocazione agricola e turistica”.
Con la somma degli interventi si arriva al bisogno di un investimento di 30 miliardi (12 di questi per le opere autostradali), secondo le stime del sindacato. “Non può sfuggire a nessuno – ha commentato Mannino – quanto con queste reti di collegamento la Sicilia farebbe un salto in avanti, in termini di vivibilità, produttività, sviluppo economico, fruibilità del suo patrimonio ambientale e culturale, uscita delle aree interne dall’isolamento”.
In questo contesto chiara la posizione della Cgil Sicilia sul ponte sullo Stretto, già espressa in più sedi. I finanziamento previsti, sottratti al sud ad altri importanti interventi, “devono essere impiegati diversamente, perché è assolutamente necessario e indifferibile intervenire – dice il documento del sindacato – per rendere anche in Sicilia la mobilità una realtà e non un’avventura”.