Il “piano rifiuti” siciliano è finalmente pronto. Lo ha annunciato ieri sera il presidente della Regione Renato Schifani. L’atto è frutto di un lungo percorso che ha coinvolto l’Ars, le autonomie locali e i principali portatori d’interesse. Una procedura che ha visto una grossa accelerazione anche grazie ai poteri commissariali concessi da Roma al governatore siciliano. Il documento programmatico vede come grandi protagonisti i due termovalorizzatori da realizzare a Palermo (all’interno della discarica di Bellolampo) e a Catania (nell’area industriale). Impianti che, secondo le previsioni degli uffici regionali, saranno in grado di lavorare circa 600.000 tonnellate di spazzatura producendo al contempo 50 megawatt di energia.
Schifani: “Appalto termovalorizzatori entro i primi mesi del 2026”
Soddisfatto del risultato raggiunto il presidente della Regione Renato Schifani. “L’approvazione del nuovo Piano rifiuti costituisce finalmente il punto di partenza concreto per la realizzazione dei termovalorizzatori in quanto condizione indispensabile – ha sottolineato il governatore –. Adesso passeremo alla fase della progettazione e al successivo appalto dei lavori e della gestione entro il 2025 e non oltre i primi mesi del 2026″.
Manifestazioni in vista
I termovalorizzatori sono considerati impianti fondamentali per dare una sferzata positiva alla situazione deficitaria che vive da decenni l’Isola. Infrastrutture su cui punta molto Renato Schifani, tanto da piazzarle frai punti principali del programma elettorale con cui il centrodestra ha vinto le elezioni nel 2022. Chiaramente, i termovalorizzatori non sono la panacea di tutti i mali. E comunque, per realizzarli, ci vorrà tempo. Ciò al netto delle polemiche e delle critiche feroci da parte delle opposizioni e delle associazioni ambientaliste. Gruppi che hanno annunciato una manifestazione per mercoledì prossimo sotto la sede della presidenza della Regione.
Non solo termovalorizzatori
Non ci sono però solo i termovalorizzatori. Il potenziamento degli impianti passa anche da 31 impianti di compostaggio (14 nuovi, di cui 6 pubblici), 24 biodigestori (20 nuovi, di cui 11 pubblici), 16 piattaforme tutte pubbliche di selezione del recupero per la raffinazione (di cui 11 nuove) che sostituiranno e miglioreranno i vecchi impianti TMB. Mosse mirate ad un duplice obiettivo: ridurre i conferimenti in discarica ed abbassare le spese di gestione della raccolta dei rifiuti in Sicilia. Gli extracosti sostenuti dai comuni per portare la spazzatura fuori dalla Regione sono stati una spada di Damocle per i bilanci degli enti locali.
Obiettivo: ridurre costi e conferimenti in discarica
Secondo le previsioni degli uffici della Regione infatti, attraverso il nuovo “piano rifiuti” si potrà recuperare il 65% dei rifiuti urbani, realizzando al contempo l’eliminazione dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione, la riduzione del 40% dei costi di trattamento rispetto a quelli attuali con un risparmio di circa 150 milioni annui, e la riduzione del conferimento in discarica depositando non oltre il 10% di tutti i rifiuti prodotti, rispettando così gli obblighi previsti dalla normativa europea. “Andremo avanti spediti, nell’interesse dei siciliani, senza indugiare mai su un pilastro portante del mio programma di governo – ha evidenziato Renato Schifani –. Archiviamo così definitivamente la stagione del conferimento in discarica sempre più gravosa per l’ambiente. Offriamo dunque una risposta integrata alla difficile situazione dei rifiuti in Sicilia che troppi oneri scarica sui cittadini e sui bilanci pubblici“.
La situazione in Sicilia: Palermo maglia nera per raccolta differenziata
A proposito dei riferimenti normativi europei, la Sicilia è lontana al momento dall’adempimento dei dettami della cosiddetta economia circolare dei rifiuti. Secondo il Rapporto 2024 dell’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva la raccolta differenziata nell’Isola è salita al 51,5%, ma si mantiene lontana dalla media nazionale (65,2%). Le piccole città si confermano virtuose, mentre ad affossare il dato siciliano sono i due capoluoghi più importanti, ovvero Palermo e Catania. La città etnea si attesta intorno al 22% di raccolta differenziata, mentre Palermo si conferma maglia nera con un tristissimo 15%.
Un dato frutto anche dei ritardi conseguiti sul piano di espansione della raccolta differenziata in città. Rap, società che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo, ha annunciato per lunedì una conferenza stampa sul tema. La speranza è che l’azienda di Giuseppe Todaro possa avere trovato un modo per sbloccare le assunzioni dei 200 operatori ecologici necessari all’implementazione del programma per coinvolgere circa 200.000 cittadini nel piano di raccolta differenziata. Servono soluzioni. Senza di esse, c’è il rischio di perdere ingenti risorse economiche derivanti dai fondi europei di settore. Un’eventualità che una città sottoposta a piano di riequilibrio come Palermo non si può di certo permettere.
Sullo sfondo c’è lo stato dei conti dell’azienda. Da piazzetta Cairoli è arrivato il conto per l’Amministrazione Comunale: quasi 11 milioni di euro di passivo in due anni (9,8 milioni nel 2023 e circa 1 milione nel 2024). Un’inversione di tendenza certamente c’è, ma non basta. Per tappare la falla servirà mettere in pratica il nuovo piano di risanamento, così come è stato redatto dall’ex commissario Zes Carlo Amenta. La nuova bozza risale ad ottobre e tiene conto di tutti i fattori degli ultimi mesi. Certamente, l’attivo fatto segnare dalla gestione operativa (servizio di raccolta rifiuti) attraverso il dato del margine operativo lordo, offre un cauto ottimismo al Comune di Palermo. Ma ciò non basta. Da un lato serve una razionalizzazione dei conti. Dall’altro servizi più efficienti alla cittadinanza. Un compromesso che il sindaco Roberto Lagalla e il presidente Giuseppe Todaro dovranno trovare al più presto.