E’ iniziato il concentramento del corteo dello sciopero generale, che partirà da piazza Croci a Palermo e raggiungerà piazza Verdi, promosso da Cgil e Uil Sicilia. Ad aprire i lavori sarà Alfio Mannino, segretario della Cgil Sicilia, con un comizio, li chiuderà il segretario organizzativo nazionale della Uil, Luisella Lionti e Emanuele Ronzoni.
“Questo sciopero non è frutto di un pregiudizio nei confronti del governo, ma è perché noi abbiamo un’idea diversa di Paese, rispetto a quelle che emergono dalle scelte del governo, certificate dalla manovra di bilancio . Il nostro è il Paese della giustizia sociale e della libertà, la libertà di esprimere le proprie opinioni, di scegliere, di costruire il proprio futuro, di scioperare. Un Paese per cui continueremo a batterci”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, aprendo i comizi dal palco allestito davanti al teatro Massimo di Palermo per la manifestazione regionale Cgil e Uil nel giorno dello sciopero generale contro la manovra economica del governo. “E’ una manovra che non dà risposte ai ceti più deboli, che penalizza anche il ceto medio e non prevede azioni per lo sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia alla quale invece continua a sottrarre risorse. Solo tagli e risposte farlocche su previdenza, fisco, cuneo fiscale. I salari e le pensioni continuano a essere inadeguati rispetto al costo della vita, le prospettive per i giovani , soprattutto quelli siciliani, nebulose”.
Mannino ha sottolineato che “le scelte del governo hanno un peso enorme soprattutto per la Sicilia, dove si guadagna meno che nel resto del Paese, le pensioni sono più basse, l’industria è in disarmo, la sanità è in crisi, il lavoro manca e i giovani sono costretti spesso a emigrare. Noi rivendichiamo salari adeguati rispetto all’inflazione – ha detto Mannino – una riforma fiscale che alleggerisca il carico sui redditi più bassi facendo pagare a chi più ha, politiche per lo sviluppo dell’apparato produttivo del Mezzogiorno”. “Ci sono tanti, troppi – ha sottolineato il segretario della Cgil regionale – per cui non va affatto bene, che non riescono a sbarcare il lunario, a costruire il loro futuro e che non vogliono più essere presi in giro, continuando a pagare il conto per tutti”.
“L’inflazione galoppa e questo – ha detto Mannino – ha fatto perdere più del 10% del potere d’acquisto a salari e pensioni, tant’è che i consumi flettono. Si doveva sopperire con i contratti e la riforma fiscale ma questo non è avvenuto. Non c’è stata un’opportuna ridefinizione delle aliquote per una redistribuzione del carico. I rinnovi contrattuali, inoltre, quando ci sono stati hanno dato risposte inadeguate. Aggiungo che, finito il reddito di cittadinanza, non ci sono più state misure per la povertà”.
Mannino ha sottolineato che “è una politica di tagli che incideranno negativamente sui servizi e che non porterà il paese a crescere”.
“Sul cuneo fiscale – ha rilevato Mannino – dimenticano di dire che è una misura che già c’era e che per quanto riguarda il ceto medio ha il sapore di una beffa, il taglio inciderà infatti di meno essendo contributivo”. “Sottraendo ai comuni il 5% – ha aggiunto – li si mette nelle condizioni di non potere più garantire importati servizi scolastici come mense e trasporti e l’assistenza agli anziani. Alla sanità sono stati destinati solo 900 milioni per la farmaceutica invece dei 3 miliardi promessi. Alle università siciliane vengono sottratti 156 milioni e i tagli agli organici della scuola- ha sottolineato Mannino- sono un’altra chicca di una politica insostenibile di destrutturazione delle infrastrutture sociali”. Rispetto al Mezzogiorno- ha ancora detto- il governo taglia invece di investire, “come pensa di fare sottraendo alla Sicilia 3 milioni del Fsc”. No, non va affatto bene “quando si impoverisce il Paese, quando i servizi e l’infrastrutturazione sociale tracollano, quando non si riesce a garantire i diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro, a vivere in maniera dignitosa. E invece di precettare i lavoratori – ha affermato Mannino – il ministro dei trasporti dica qual è il vero problema: il sottofinanziamento del settore che non consente servizi all’altezza dei bisogni dei cittadini”.
Mannino non ha risparmiato le critiche al governo regionale, la cui azione è giudicata inadeguata e le scelte subordinate a quelle del governo nazionale anche quando danneggiano la Sicilia.
Sono circa 10 mila, secondo gli organizzatori, i partecipanti al corteo dello sciopero generale della Cgil e Uil, partito da piazza Croci a Palermo. Tra i politici presenti il coordinatore regionale del M5S in Sicilia, Nuccio di Paola, la senatrice del M5S Dolores Bevilacqua ed il presidente della commissione parlamentare Antimafia all’Ars, Antonello Cracolici del Pd.
Il tema dello sciopero espresso negli striscioni e nel titolo dell’iniziativa è “Cambiare la maniera di bilancio“. Tantissimi i cartelli, tra i quali uno che vede il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in una caricatura paragonato al personaggio del film Cetto La Qualunque. “Come nel film Qualunquemente il ministro Salvini precetta tutto e di più, compreso mandare a mare gli immigrati – afferma Nicola Barone lavoratore della Uil – oggi a Salvini il popolo dice che no alle dittature ma sì alle democrazie“. “Io lavoro alla Caronte e Tourist – spiega Carlo Milano lavoratore iscritto della Cgil – sono qui in piazza per manifestare, perché il governo si è ricordato dei marittimi ma con un contratto fermo al 2016, il risultato è che noi abbiamo lavoratori a casa a rischio licenziamento e molti già licenziati“.
Allo sciopero generale, tra i lavoratori che hanno aderito, vi sono quelli dell’anello ferroviario di Palermo, di Fincantieri, Mari Sicilia di Siracusa, Eurospin, Zara, della Cogepa di Palermo, centro Seia di Ragusa, Po magri di Trapani, della Campanio agricola e Coemi di Siracusa, Lamail di Messina, Isab e Sasol Siracusa e della Versalis.
“Oggi scendono in piazza i siciliani onesti che vogliono regole e risposte, noi non vogliamo il più lavoro povero e risorse irrisorie. Basta sagre, vogliamo investimenti che diano lavoro vero, dignitoso e soprattutto sicuro“. Così Luisella Lionti, segretario regionale della Uil Sicilia, parlando allo sciopero generale della Cgil e Uil in corso a Palermo con un corteo che, partito da piazza Croci, sta raggiungendo piazza Verdi.
“Le scelte del governo hanno un peso enorme – prosegue il segretario regionale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – soprattutto per la Sicilia, dove si guadagna meno che nel resto del Paese. Qui le pensioni sono più basse, l’industria è in disarmo, la sanità è in crisi, il lavoro manca e i giovani sono costretti spesso ad emigrare. Noi rivendichiamo salari adeguati rispetto all’inflazione in corso e una riforma fiscale che alleggerisca il carico sui redditi più bassi facendo pagare a chi ha di più. Servono soprattutto più politiche per lo sviluppo dell’apparato produttivo del Mezzogiorno“.
“Questa manovra non ci piace perché non dà le risposte che avevamo chiesto. Non le dà ai giovani, che non vedono prospettive per il futuro, non le dà alle lavoratrici e ai lavoratori, perché non ci sono i rinnovi contrattuali. Avevamo chiesto di mettere nelle tasche dei cittadini più soldi per aumentare i consumi ma non ci sono state date risposte. Le risposte non vengono date nemmeno ai pensionati, perché non ci sono politiche per il recupero del potere di acquisto delle pensioni, parliamo di tre euro, che sono vergognosi“. Così il segretario nazionale organizzativo della Uil Emanuele Ronzoni.
“Non ci sono piani industriali sulla sanità – prosegue – servono medici e infermieri, anche in questa regione, siamo contrari a questa manovra di bilancio. Il paese reale oggi scende il piazza per dire a questo governo che non ci stiamo“, conclude Ronzoni.
“La manovra contiene tagli alla spesa sociale, al welfare, alla sanità, alla scuola, all’ istruzione e all’università, ai trasporti, tagli programmati per 7 anni, col patto di stabilità, una vera e propria carestia programmata. Si programma la riduzione dei poteri di acquisto di stipendi e pensioni, pensiamo al rinnovo del contratto del pubblico impiego delle funzioni centrali, rinnovato con solo il 6% delle risorse a fronte del 17% di inflazione“. Lo dice il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo. “Quindi il governo – aggiunge – è contro le lavoratrici e i lavoratori. Non solo programma tagli ma aumenta naturalmente le spese, come quelle militari: 7,4 miliardi di euro nel prossimo triennio, da qui al 2039, 35 miliardi. Quindi si abbassa il costo del lavoro per consentire alle imprese di competere sui mercati. Di fatto, si fa profitto sulle spalle delle persone, che per lavorare oggi sono più povere. Negli ultimi due anni, da quando c’è il governo Meloni, il potere d’acquisto di stipendi e pensioni è diminuito del 15 per cento. Da un lato diminuiscono la possibilità di fare spesa, quindi anche spese alimentari e di beni energetici, e dall’altra parte si programmano spese inutili come quelle militari che vanno incontro ad uno scenario di guerra, in cui l’Italia invece di fare una parte positiva dal punto di vista della diplomazia sta dentro questi meccanismi“.