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La decisione

Mafia, chiesti ventiquattro anni per il boss Falsone e oltre centocinquanta anni di condanne per gli altri imputati

venerdì 3 Gennaio 2025
Tribunale di Palermo

Il pm della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, ha chiesto la condanna a 24 anni di carcere per l’ergastolano Giuseppe Falsone di Campobello di Licata, arrestato nel 2010 a Marsiglia dopo 12 anni di latitanza e finito al 41bis. Secondo l’accusa, Falsone è tornato a comandare grazie all’ex penalista Angela Porcello, nominata suo difensore e già condannata per associazione mafiosa in primo grado, nel troncone abbreviato del processo, a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Porcello, secondo la ricostruzione della Dda, sarebbe stata strumentalizzata da Falsone per tornare a comandare dopo dieci anni di detenzione al “41 bis”. “Si è presentata a lui come compagna dell’imprenditore mafioso Giancarlo Buggea e il boss ha deciso di usarla come ‘finestra sul mondo’ per trasmettere ordini, messaggi e direttive”, ha detto il pm della Dda.

Il pm della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, oltre ai 24 anni di reclusione per l’ex capo provinciale di Cosa nostra di Agrigento Giuseppe Falsone, ha chiesto condanne per altri 8 imputati del processo originato dall’inchiesta antimafia Xydi. Trenta anni sono stati sollecitati per Antonino Chiazza, 55 anni, di Canicattì, presunto boss della Stidda; 24 anni per Pietro Fazio, 52 anni, di Canicattì, presunto affiliato della Stidda; 25 anni per Santo Gioacchino Rinallo, 65 anni di Canicattì, anche lui ritenuto affiliato di spicco della Stidda; 20 anni per Antonio Gallea, 67 anni di Canicattì, presunto componente della Stidda; 11 anni per Filippo Pitruzzella, 64 anni, ispettore della polizia in pensione, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per avere fatto da “talpa” alla coppia Porcello-Buggea. E poi 4 anni per Stefano Saccomando, 47 anni di Palma di Montechiaro, accusato di favoreggiamento; 2 anni e 4 mesi per Calogero Lo Giudice, 50 anni, avvocato di Canicattì, accusato di avere aiutato la collega Angela Porcello a falsificare un timbro per il deposito di un ricorso in Corte di appello e, infine, 4 anni a Calogero Valenti, 59 anni, residente a Canicattì, anche lui accusato di favoreggiamento.

 

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