Il 10 gennaio è una data storica, una giornata emblematica, di grande significato e da ricordare come spartiacque tra il silenzio che aleggiava sugli imprenditori che subivano la violenza della criminalità mafiosa e poi l’inizio di un percorso che darà vita al movimento antiracket.
Era il 10 gennaio del 1991 quando sulle pagine dei giornali venne pubblicata la lettera con cui Libero Grassi si rivolgeva al “caro estorsore” dichiarando pubblicamente di rifiutarsi di pagare il “pizzo”.
Questa lettera rappresentò un punto di rottura con quelle che erano le continue intimidazioni da parte della mafia, scardinando così quel meccanismo di omertà che aveva reso il racket una pratica ormai sempre più comune. Una lettera che rappresentò un atto di sfida che costò però la vita a Libero Grassi che venne assassinato il 29 agosto dello stesso anno, facendo emergere poi una ribellione sociale, civile ed economica, un punto di inizio di un cammino di protesta al racket che non si è più fermata.
Senza sosta fino ai giorni nostri, con la proposta di istituire la giornata nazionale antiracket, una proposta che arriva da “Sos Impresa Rete per la Legalità”, in collaborazione con “Solidaria”, che propone proprio il 10 gennaio un’occasione per fare il punto sulla lotta al racket.
“La richiesta di istituire questa giornata è una proposta ottima. Siamo in un momento particolare di bassa attenzione sul tema delle attività estorsive nei confronti di imprenditori e attività economiche in generale”, queste le parole di Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale Antimafia all’Ars.
L’istituzione di questa giornata è un modo per consentire di promuovere in ogni scuola, in ogni comunità, in tutto il Paese, iniziative, dibattiti e convegni, commemorando chi si è opposto al racket della mafia, che serve anche a portare avanti progetti a favore delle vittime che, denunciando, hanno fatto la stessa scelta di Grassi ovvero stare dalla parte dello Stato e dire no alla mafia.
“È il momento giusto per rilanciare la consapevolezza nel nostro territorio, l’efficacia delle attività di denuncia e di sostegno alle imprese”, continua il presidente. “Lo considero un atto di buona politica”.
Il fenomeno delle estorsioni purtroppo non è una realtà che appartiene al passato, ancora oggi commercianti e imprenditori si trovano impegnati a combattere questa piaga invisibile, con un clima di paura che mina la fiducia, la giustizia e lo sviluppo economico. Una giornata come questa serve a dare una scossa ai cittadini, un momento di riflessione, una spinta per opporsi con forza a ogni forma di prevaricazione, ribadendo che il diritto alla dignità e alla libertà economica deve essere garantito a tutti.