Massimo Costa, dopo un tour in giro per tutta la Sicilia che lo ha portato a incontrare personalmente i protagonisti dello sport regionale, decide di proporre la sua candidatura alla carica di componente della Giunta nazionale del Coni, in rappresentanza dei Comitati regionali per il quadriennio 2021/24.
Costa annuncia la candidatura con una lettera indirizzata a Sergio D’Antoni, attuale presidente del Coni Sicilia giunto al suo terzo mandato, chiedendo il suo sostegno per mantenere unito il mondo dello sport siciliano in un leale patto tra generazioni diverse. Una candidatura guardata con simpatia da diverse federazioni, associazioni, movimenti espressione dello sport di base. L’appuntamento elettorale è fissato per il prossimo 13 maggio a Milano.
«Ci vogliono strategie rivoluzionarie – dice Costa – per rispondere alle esigenze straordinarie, dettate dalla pandemia, di un mondo sportivo ormai allo stremo. Occorrono energie, forza ed entusiasmo per affrontare le mille sfide che ci attendono». Da presidente del Coni Sicilia, Costa ha già condotto numerose battaglie a supporto dello sport di base, e tra queste lo “sciopero” del 2005 con oltre 10 mila persone in piazza che consentì la riforma della legge 8 del 1978, un provvedimento che che sbloccava i contributi regionali al mondo sportivo e che resiste ancora oggi; il Forum dello sport, con il coinvolgimento di migliaia di dirigenti sportivi; il Trofeo Sicilia, primo nucleo dell’attuale Trofeo nazionale Coni; i Giochi delle Isole, con la partecipazione di oltre tremila atleti; la manifestazione “dagli Stadi alle Stelle”.
«Questa candidatura al Coni – spiega ancora Costa – serve ad aprire uno spazio di dibattito pubblico sullo sport italiano e siciliano perché il pensiero unico uccide soprattutto lo sport che vive di leale competizione. È una candidatura che, fuori dalle logiche di palazzo e di potere, nasce dall’affetto, dalla conoscenza e dalla stima di rapporti coltivati negli anni. Adesso tocca al presidente regionale del Coni Sergio D’Antoni scegliere se raccogliere l’opportunità di dare un forte segnale ai giovani di questo Paese e alla mia generazione. Che è fortemente penalizzata e non avrà pensioni, a differenza di quelle estremamente laute – in alcuni casi – delle generazioni precedenti, figlie di privilegi ormai diventati insopportabili».