La polizia sta eseguendo 11 misure cautelari nel mandamento mafioso palermitano della Noce. Decine gli agenti coinvolti tra cui quelli dei reparti operativi e investigativi, le unità cinofile della questura e un elicottero del IV° reparto volo. Numerose le perquisizioni in corso.
Sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e magistrati le fibrillazioni di uno storico mandamento mafioso di Cosa Nostra palermitana e i suoi nuovi assetti. L’inchiesta ha svelato i contrasti tra la fazione legata all’ala tradizionale della mafia e quella delle nuove leve della criminalità organizzata.
Tutti andavano a chiedere favori al boss: dai proprietari degli immobili che volevano liberarsi degli affittuari morosi, alla coppia che aveva litigato col compagno di scuola del figlio, a chi vantava crediti non soddisfatti, a chi voleva aprire un’attività commerciale e aveva bisogno dell’autorizzazione mafiosa. E’ il quadro “sconfortante”, così lo definisce il gip, emerso dall’ultima operazione di polizia contro il mandamento mafioso della Noce, a Palermo. I referenti delle istanze erano Rezo Lo Nigro e Carlo Castagna, entrambi coinvolti nell’inchiesta.
“Siete le uniche persone che riescono a risolvere tutti i problemi“, diceva una signora che voleva aprire una pizzeria a Castagna. “Mi spiace, bontà sua“, rispondeva lui non sapendo di essere intercettato.
“Ne viene fuori una mafia cui si demanda il compito, In una società frammentata nei suoi centri di potere e senza punti di riferimento statuali percepiti come affidabili, di risolvere velocemente e senza attivare procedure legali, le più svariate problematiche in una prostrazione della dignità e abdicazione al rispetto dei propri diritti sconsolante e indicativa di un preoccupante degrado sociale“, scrive il gip.
“Ne deriva la fotografia di una diffusa cittadinanza rimasta ancora del tutto passiva e impermeabile agli stimoli volti al recupero di una dimensione invece attiva e responsabile“, aggiunge il giudice.
Appena scarcerato, dopo una condanna per mafia, ha comprato una nuova sim, poi intestata alla moglie, che gli inquirenti hanno immediatamente scoperto e intercettato. “La mia priorità lo sai quale è? Loro devono sapere che ne sono uscito, mi avete fatto una minchia tanta, io neanche posso combattere con te che non sei capace di fare niente. Quindi mollatemi. Sleghiamoci“, diceva il mafioso Renzo Lo Nigro, oggi riarrestato per mafia. Ma il boss, in realtà, hanno accertato gli investigatori, non aveva alcuna intenzione di lasciare Cosa nostra, solo non riconosceva più l’autorità della vecchia leva.
Infatti gli accertamenti hanno dimostrato che Lo Nigro, uscito di cella, ha stretto un rapporto con un altro mafioso, Carlo Castagna, mantenendo “rapporti paralleli” con mafiosi di altri mandamenti, commissionando estorsioni, commerciando in droga e accreditandosi come soggetto in grado, grazie alla sua caratura mafiosa, di far recuperare crediti esercitando il ruolo di referente sul territorio per risolvere i problemi più vari.
“Il tutto – scrive il gip che ha disposto l’arresto – in aspra polemica con i soggetti posti nel nuovo assetto del mandamento colpevoli di non rispettare le vecchie regole di Cosa nostra e di essere – diceva Lo Nigro – ‘cose inutili‘”.
Ecco chi sono gli indagati: Renzo Lo Nigro, 52 anni; Carlo Castagna, 46 anni; Giuseppe Romagnolo, 56 anni; Benedetto Di Cara, 35 anni; Salvatore Chiovaro, 48 anni; Fabio Billeci, 51 anni; Salvatore Palmeri, 53 anni; Cosimo Semprecondio, 56 anni; Lorenzo Di Stefano, 24 anni; Kevin Dragotto, 21 anni; Mario Di Cristina, 50 anni.