Questa è la storia di chi attraversa i conflitti non con le armi, ma con un naso rosso e un cuore aperto. Oggi vi parliamo di Claun il Pimpa.
In un mondo affollato da notizie di guerra, tensioni geopolitiche e dolore, oggi scegliamo di raccontare una storia diversa. Una storia di pace, di speranza, di colori accesi in mezzo al grigio.

Il clown che porta il sorriso dove regna la guerra
Quando la guerra diventa quotidianità, il dolore una costante e le risate un ricordo sbiadito, c’è chi decide di portare il sorriso proprio dove sembra impossibile trovarlo. Marco Rodari, in arte Claun il Pimpa, è uno di questi.
Clown di professione, missionario di vocazione, da oltre quindici anni attraversa le zone più martoriate del mondo per regalare momenti di gioia ai bambini vittime dei conflitti.
Le origini di un sogno: la nascita di Claun il Pimpa
Marco Rodari non nasce in un circo, né in un teatro. Nasce a Saronno, in Lombardia, nel 1975. Da ragazzo è animatore in oratorio, attore amatoriale, educatore. Il clown entra nella sua vita quasi per caso, come un gioco. Ma si rivela presto un linguaggio universale capace di superare le barriere, parlare a tutti, trasformare la fragilità in forza. Inizia così, negli anni Duemila, a frequentare corsi di clownerie e giocoleria, si forma accanto a artisti di strada e terapeuti del sorriso, entra nei reparti pediatrici degli ospedali.
Poi, un giorno, avviene la svolta: un invito in Palestina, nella Striscia di Gaza. È il 2009, l’Operazione Piombo Fuso ha appena devastato la regione. Marco parte con una valigia piena di palloncini, nasi rossi e sogni. “In quel momento ho capito che il clown non è solo intrattenimento – racconta – ma può diventare uno strumento politico, umano, spirituale.”
Nasce lì Claun il Pimpa: con la “u” come la scrivono i bambini e con il nome ispirato all’omonimo cagnolino a pois della letteratura per l’infanzia. Una scelta che porta in sé tutta l’innocenza e la forza del suo messaggio.
L’inizio della missione: il cuore, la valigia e il gioco
Quello che per molti sarebbe un’esperienza eccezionale, per lui diventa una vocazione. Da Gaza alla Siria, dall’Iraq al Libano, dall’Egitto all’Ucraina, Marco Rodari sceglie di andare dove nessuno vuole restare.
“Non mi sento un eroe – ripete spesso – mi sento un uomo fortunato che ha incontrato il suo posto nel mondo”.
I suoi spettacoli non sono solo un momento di evasione. Sono un modo per riattivare l’infanzia, restituire dignità, accendere la fantasia in contesti dove tutto sembra perduto.
Tra una gag, una risata e un trucco, si costruiscono relazioni, si apre uno spazio di cura. Un’educazione alla speranza.
Il lavoro dell’associazione “Per Far Sorridere il Cielo”: i clown di pace
Nel 2011 nasce l’associazione “Per Far Sorridere il Cielo”, con l’obiettivo di strutturare queste esperienze in progetti educativi a lungo termine. L’associazione non si limita a spettacoli occasionali, ma costruisce percorsi di formazione, supporto psicosociale e animazione nei territori colpiti da conflitti o povertà.
I volontari – clown, educatori, psicologi, logisti – organizzano laboratori di arte e gioco, corsi per futuri “clown di pace”, progetti scolastici e comunitari. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: trasformare i bambini da vittime passive del trauma in protagonisti attivi di una ricostruzione interiore.
FOTO GALLERY DELLE INIZIATIVE NEL MONDO DELL’ASSOCIAZIONE
Tra i principali teatri di intervento collettivo dell’associazione, oltre a Gaza, figurano:
- Aleppo (Siria): spettacoli e laboratori nel cuore della città martoriata, tra il 2016 e il 2019.
- Erbil e Sinjar (Iraq): attività nei campi profughi yazidi dopo l’offensiva dell’ISIS, con un programma specifico per bambini sopravvissuti alla violenza settaria.
- Beirut e Bekaa (Libano): progetti con bambini rifugiati siriani e famiglie libanesi in condizioni di vulnerabilità.
- Al-Quds e Nablus (Cisgiordania): iniziative di educazione alla pace, in collaborazione con scuole e associazioni locali.
- Kiev e Kharkiv (Ucraina): interventi attivi dal 2022 ad oggi, con spettacoli nei rifugi e supporto psicologico a bambini sfollati.
L’associazione lavora anche in Italia, portando nelle scuole un’educazione alla nonviolenza, organizzando incontri con i ragazzi e sensibilizzando attraverso testimonianze e laboratori teatrali.
Nel cuore della Siria, tra le macerie di Aleppo, Claun il Pimpa è diventato un simbolo. I suoi spettacoli nascono spesso a pochi passi da ospedali bombardati o scuole distrutte, eppure il pubblico di bambini – e adulti – lo accoglie come un messaggero di speranza.
In Iraq, ha portato il circo nei campi profughi yazidi, tra chi ha perso tutto sotto le persecuzioni dell’ISIS. A Gaza ha attraversato checkpoint e bombardamenti pur di non saltare un appuntamento con i suoi piccoli spettatori. In Libano ha costruito progetti con rifugiati siriani, aiutandoli a ritrovare un’identità e a sentirsi, di nuovo, bambini. A Kiev ha trasformato le stazioni della metropolitana in teatri sotterranei, spezzando il gelo della paura con il calore di una risata.
Sicilia: i sorrisi nel cuore del Mediterraneo
Anche in Sicilia, terra di accoglienza e di sofferenza, Claun il Pimpa ha portato il suo messaggio di speranza. Due iniziative si sono distinte: la prima a Palermo, nel 2020, quando l’artista ha partecipato ad un evento organizzato dalla Casa della Cooperazione, dove ha intrattenuto i bambini con un laboratorio di clown, portando il sorriso a chi vive situazioni di difficoltà. L’evento ha coinvolto bambini e famiglie, offrendo un’opportunità di svago e sollievo in un contesto segnato dalle sfide sociali e anche uno spettacolo all’aperto all’interno del quartiere Zen di Palermo.
L’INIZIATIVA A PALERMO
La seconda iniziativa si è svolta a Ragusa, nel 2021, quando Claun il Pimpa ha partecipato a un evento che ha coinvolto bambini provenienti da diverse realtà sociali. L’incontro ha avuto lo scopo di promuovere l’inclusione e il sorriso come strumenti di resilienza, un’iniziativa che ha lasciato il segno nella comunità locale.
L’INIZIATIVA A RAGUSA
Inoltre, con il supporto della sua rete di volontari, sono stati organizzati in Italia e nel Sud vari progetti nelle comunità per minori non accompagnati, e laboratori nelle scuole in zone ad alta dispersione scolastica. Perché anche lontano dalle bombe, ci sono ferite invisibili che solo la fiducia e la bellezza possono curare.
I riconoscimenti e il valore di un’utopia concreta
Il suo impegno non è passato inosservato. Claun il Pimpa ha ricevuto premi, riconoscimenti istituzionali, ed è stato protagonista di numerosi documentari e reportage. Nel 2023 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, per il suo impegno civile nei contesti di guerra.
Eppure, Marco rimane schivo: “Non ho mai pensato di cambiare il mondo. Volevo solo asciugare qualche lacrima. Se ci riesco, anche per cinque minuti, il mio lavoro ha senso.” Nei suoi racconti, la guerra non è mai spettacolarizzata. È narrata con pudore, con uno sguardo che sa cogliere il dolore ma anche la scintilla di umanità che resiste. È questa la sua vera forza: saper stare nella tragedia senza trasformarla in cinismo o rassegnazione.
Le ferite del mondo e il sogno che resiste
Oggi Claun il Pimpa continua la sua missione senza sosta. Attualmente è impegnato tra Ucraina e Gaza. A Kiev ha allestito spettacoli nelle stazioni della metropolitana trasformate in rifugi, portando una pausa di colore tra i rumori delle sirene. A Rafah ha raggiunto ambulanze e campi improvvisati, nonostante i pericoli estremi. “In mezzo al rumore delle bombe, a volte basta il suono di una risata per ricordarci che siamo vivi.”
Anche durante il recente conflitto tra Israele e Hamas, Claun il Pimpa ha scelto di non fermarsi. “Io non so fermare le guerre, ma so far ridere un bambino. E se un bambino ride, anche solo per un minuto, forse il mondo è meno ingiusto.”
Nel caos geopolitico, dove tutto sembra gridare vendetta o potere, Marco Rodari – con il suo naso rosso e il suo cuore disarmato – continua a ricordarci che esiste un’altra via. Che anche nel fango della guerra può sbocciare un fiore. Che la pace non è una parola astratta, ma una pratica quotidiana, fatta di abbracci, ascolto, vicinanza.
Mentre le notizie parlano di escalation, di armi e di morte, Claun il Pimpa ci ricorda che la pace si costruisce anche con un naso rosso, un fazzoletto colorato e un cuore disarmato. “Io non so fermare le guerre, ma so far ridere un bambino. E se un bambino ride, anche solo per un minuto, forse il mondo è meno ingiusto.”
E mentre le bombe cadono e le diplomazie falliscono, Claun il Pimpa ci insegna che “un sorriso, offerto con sincerità, può ancora cambiare il mondo. O almeno salvarne un pezzetto”.