Mancano pochi giorni al voto sulle ex Province. Domenica 27 aprile si apriranno le urne per determinare i nuovi organi di Città Metropolitane e Liberi Consorzi. La prima volta in cui si applicherà la tanto vituperata legge Delrio. Un quadro normativo che gli amministratori siciliani hanno provato a cambiare a più riprese, senza mai riuscirci. L’ultima tentativo è andato in scena addirittura a Roma, con un emendamento tecnico presentato all’allora redigendo “decreto emergenze” dichiarato poi inammissibile. L’idea era quella di ridare la parola ai cittadini, così come avvenne l’ultima volta che si votò per eleggere gli organi provinciali in Sicilia. Era il 2008 e al Governo dell’Isola c’era Raffaele Lombardo. Da allora sono passati diciassette anni. Ed oggi il quadro con il quale si voterà sarà quello offerto dalla legge Delrio, ovvero elezioni di secondo livello.
Il quadro normativo: come si voterà
In pratica, a votare non saranno i cittadini, bensì sindaci e consiglieri comunali dei 391 comuni dell’Isola. In pratica, gli amministratori locali fungeranno da grandi elettori, ognuno sulla propria provincia di competenza. Inoltre, non varrà il principio “uno vale uno”, bensì ogni votante avrà un peso diverso determinato dal “voto ponderato“. Tradotto, la preferenza di ogni sindaco o consigliere comunale sarà determinata attraverso un coefficiente che poggia sulla fascia di popolazione rappresentata. Per far un esempio pratico, la scelta del sindaco di Palermo Roberto Lagalla varrà 1097 voti. Mentre quella del primo cittadino di Bagheria, Filippo Tripoli, circa 150. Un sistema che rende centrali i Consigli Comunali delle grandi città, sfavorendo i piccoli borghi.
Tanto che, all’interno di diversi partiti, è passata una linea che ha puntato ad escludere dalle liste proprio gli amministratori dei capoluoghi, in modo da garantire la massima rappresentanza al resto della provincia di riferimento. Nei tre grandi centri urbani (Palermo, Catania e Messina) si eleggerà soltanto il Consiglio Metropolitano, mentre nei sei Liberi Consorzi si voterà anche per selezionare il presidente. Il sistema elettorale con cui si voterà è quello proporzionale con doppio d’Hondt. Niente premio di maggioranza quindi, con una distribuzione dei seggi che dipenderà interamente dai voti raggiunti dalla singola lista.
I duelli provincia per provincia
Dura lex sed lex. Una normativa che ha finito per incrinare rapporti già tesi all’interno delle principali coalizioni. Fatto che si è reso manifestato soprattutto nelle scelte che hanno riguardato i Liberi Consorzi, dove si vota per eleggere sia i consigli provinciali che i relativi presidenti. A pagarne le spese è stato soprattutto il centrodestra, il quale andrà diviso in quattro province (Ragusa, Siracusa, Agrigento e Caltanissetta). “E’ un voto che non rappresenta una prova per la coalizione“, ha dichiarato lunedì scorso il segretario regionale della Lega Nino Germanà. Eppure, le trattative che hanno portato a questa tornata elettorale qualche scoria la potrebbero lasciare.
A Ragusa ad esempio il centrodestra presenta due candidati. La prima è Maria Rita Schembari, sindaco di Comiso. Profilo voluto da buona parte del centrodestra, in particolare dal capogruppo di FdI Giorgio Assenza. L’altro è quello di Gianfranco Fidone, sindaco di Acate sostenuto dalla Democrazia Cristiana, in particolare dal deputato regionale Ignazio Abbate. A fare da outsider sarà Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo appoggiato dal centrosinistra.
Quadro ancora più complesso in quel di Siracusa. I deputati Giuseppe Carta (MpA) e Carlo Auteri (ex FdI, oggi al Gruppo Misto) hanno deciso di candidare Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla e Capo di Gabinetto del sindaco aretuseo Francesco Italia. Un nome ritenuto troppo vicino ad Azione dal resto del centrodestra. Tanto che Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati hanno deciso di presentare liste scollegate senza un proprio candidato. Ciò dopo il ritiro dalla contesa del sindaco di Francofonte Daniele Lentini. La coalizione progressista composta da PD-M5S-AVS e Controcorrente ha scelto di portare avanti il nome di Giuseppe Stefio, sindaco di Carlentini.
La situazione sembra più semplice ad Agrigento, ma solo all’apparenza. I candidati sono soltanto due. Si tratta di Stefano Castellino, sindaco di Palma di Montechiaro, e di Giuseppe Pendolino, sindaco di Aragona. Ma anche qui, il centrodestra andrà diviso. Sul primo profilo si riverseranno le preferenze di FdI, DC, Noi Moderati e Lega. Mentre Forza Italia ed MpA appoggeranno l’altro candidato, sostenuto anche da PD e M5S.
La coalizione della maggioranza regionale si divide anche a Caltanissetta. Due i candidati di centrodestra. Si tratta del sindaco del capoluogo nisseno Walter Tesauro, sostenuto da Forza Italia, e di Massimiliano Conti, sindaco di Niscemi, appoggiato da Fratelli d’Italia, Lega, DC e Noi Moderati. In casa giallorossa invece, il centrosinistra appoggerà il primo cittadino di Gela Terenziano Di Stefano, vicino al coordinatore regionale pentastellato Nuccio Di Paola.
Clima più calmo a Trapani ed Enna. Avanzando nella Sicilia Sud-Occidentale, a Trapani ci sarà una sorta di heads up fra Giovanni Lentini, sindaco di Castelvetrano sostenuto dal centrodestra, e Salvatore Quinci, sindaco di Mazara del Vallo sostenuto da liste civiche e dal centrosinistra. Duello a Enna. Sul capoluogo più alto della Sicilia, il centrodestra seguirà il profilo del sindaco di Nissoria Rosario Colianni. In casa giallorossa invece, il centrosinistra ha deciso di sostenere il volto del sindaco di Calascibetta, ovvero Antonio Capizzi.