La campagna #Noncifermanessuno, ideata dallo storico inviato di Striscia La Notizia Luca Abete che 2014 ispira le nuove generazioni, continua a fare tappa negli Atenei italiani.
In Sicilia, dopo l’appuntamento dello scorso autunno di Catania, il tour ha fatto ritorno all’Università degli Studi di Messina, dove 300 studenti e studentesse hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa. In aula sono emersi vissuti autentici, emozioni forti e storie di fragilità, disagio, ma anche di coraggio, rabbia positiva e straordinaria resilienza.
Ne parliamo con Luca Abete, che da Messina traccia un excursus di questi anni di intensa attività.
Luca Abete, come è nata la campagna di #Noncifermanessuno?
“Confrontandomi con gli studenti e le loro domande, ho dovuto ripercorrere la mia vita e scoprire il valore di momenti vissuti che avevo sottovalutato. Loro erano particolarmente interessati al mio racconto e la gratitudine che ricevevo mi ha fatto capire che questo era ciò di cui avevano bisogno: storie credibili alle quali ispirarsi e da cui trarre la giusta motivazione per raggiungere i loro sogni. Da questo nasce il format sperimentale #NonCiFermaNessuno“.
Come stanno rispondendo gli studenti?
“Gli studenti sono entusiasti e questo mi riempie di gioia. I loro feedback mi aiutano a capire quale direzione prendere. Quando mi dicono ‘grazie Luca perché nella tua storia ho rivisto la mia’ oppure ‘oggi, per la prima volta, mi sono sentitə capitə’, ho la conferma che questo progetto è necessario e deve continuare il suo percorso“.
Molti giovani vivono difficoltà nascoste, che spesso tengono per sé, grazie agli incontri di questi anni ha notato dei miglioramenti in generale? Di qualcuno ne è venuto a conoscenza?
“In realtà in ogni tappa cerchiamo proprio di fare questo: far parlare gli studenti, che sono protagonisti del talk. Ognuno con la sua personalità contribuisce a creare un prezioso mosaico di esperienze. Proprio a Messina ho conosciuto ragazzi che, complice l’atmosfera creatasi, hanno avuto la forza di raccontarsi e mettere a nudo aspetti riservati della propria vita. Sicuramente trovare il coraggio di testimoniare è indice di un miglioramento: oggi i giovani non hanno paura di mostrarsi fragili“.
Combattere la solitudine è per tanti un’impresa, secondo lei qual è la miglior medicina per sconfiggerla?
“In quest’edizione del tour ho proposto una ricetta contro la solitudine: ascolto reciproco, confronto proficuo e supporto concreto. C’è bisogno di cercare altre connessioni al di fuori di quelle abituali, accorciando le distanze tra coetanei, ma anche con il mondo degli adulti“.
Giusy Ferreri, che è intervenuta all’evento di Messina, ha detto di utilizzare i social per preservare valori e dignità, lei cosa può dire o aggiungere a riguardo?
“I social sono uno strumento prezioso, ma bisogna sapere utilizzarli. Oggi ci ritroviamo iperconnessi, ma accompagnati dalla sensazione di non avere nessuno intorno. Dico spesso ai ragazzi durante i talk che più che contare gli amici, dobbiamo imparare ad avere amici veri su cui contare“.
In Sicilia, nel giro di pochi mesi, la campagna ha fatto tappa a Catania e Messina, prossimamente sono previste gli incontri a Palermo ed Enna?
“In ogni edizione cerchiamo di inserire nuove tappe, magari in città dove non siamo mai stati affinché i valori della nostra campagna sociale possano raggiungere tutti e la nostra attività di “ascolto” delle emergenze giovanili abbracci un campione sempre più ampio. Speriamo di poter portare presto #NonCiFermaNessuno in tutta la Sicilia“.
Infine, il suo messaggio finale
“La solitudine oggi non è solo stare da soli, ma sentirsi soli anche in mezzo alla folla. Ai ragazzi dico ‘siate primopassisti’ perché la solitudine, a volte, è anche dettata dal fatto che ci chiudiamo in noi stessi e quindi ecco la soluzione: fare il primo passo, avviare connessioni, non solo quelle dello smartphone, ma autentiche, occhi negli occhi“.