Doveva essere una giornata all’insegna del mare e dell’estate, un momento da condividere con chi ci è più caro per far scoprire le bellezze della costa agrigentina. E invece, la scena che si è presentata agli occhi di due ragazze l’8 giugno è stata tutt’altro che idilliaca: oltre cinque chilometri di rifiuti disseminati lungo il litorale che da Lido Cannatello arriva fino al Lido Bella Vista di San Leone.
“Una passeggiata che di piacevole non ha avuto nulla“, racconta Alessia, una delle due ragazze, che ha deciso di denunciare pubblicamente il degrado. “Plastica ovunque, lattine, bottiglie di vetro, pannolini, giocattoli, cartoni di pizza e sacchetti di McDonald’s, sigarette, buste di plastica e cocktail abbandonati”. Un elenco da bollettino di guerra, più che da capitale italiana della cultura.
Eppure, in mezzo a questo scenario da discarica a cielo aperto, non mancavano persone tranquillamente sedute con il telo sulla sabbia. Alcune si lamentavano, certo, ma nessuno raccoglieva nulla, nessuno sembrava indignato abbastanza da reagire. “Si prende il sole accanto all’immondizia come fosse normale, come fosse parte del paesaggio“, scrive amareggiata la testimone.
A chi le chiedeva perché le spiagge fossero ridotte così, la risposta più frequente è stata: “Le amministrazioni non puliscono”. Ma la cittadina non ci sta. “No, la colpa è di chi non conosce il significato di rispetto, di educazione. Di chi pensa che le spiagge siano contenitori di rifiuti. Poi, certo, c’è anche la responsabilità delle istituzioni, dei lidi che abusano della plastica, di chi non controlla e non sanziona“.
Il messaggio è chiaro e tagliente, di chi ancora oggi continua a lottare e non cedere alla rassegnazione: “La colpa è di ogni singolo cittadino che si lamenta del cambiamento che non arriva, ma che continua a fare lo scarica barile. Agrigento, eletta Capitale della Cultura 2025, dovrebbe ripartire dalle basi: l’educazione, il ritegno. Solo così potremo definirci davvero cittadini responsabili e abitanti di questo pianeta“.
Un appello amaro ma necessario, in una città che, mentre si fregia di un titolo prestigioso, sembra ancora distante anni luce da una vera cultura ambientale.