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Venerdì 4 luglio

Al Parco Archeologico di Himera “Il mistero dei guerrieri di Riace. L’ipotesi siciliana”, il libro di Anselmo Madeddu

mercoledì 2 Luglio 2025

Nella bellissima cornice del parco archeologico di Himera, Solunto e Iato, venerdì 4 luglio si terrà l‘incontro letterario ‘HimeraLegge’ che vede protagonista Anselmo Madeddu e il suo libro “Il mistero dei Guerrieri di Riace, l’ipotesi siciliana“.

Il risultato di studi scientifici che avvalorano l’ipotesi siciliana delle origini e ritrovamento dei famosi Bronzi. Madeddu in questa sua opera solleva interrogativi affascinanti sulla loro origine, aprendo scenari inediti,intrecciando fonti, indizi e suggestioni archeologiche.

Un’occasione data dal direttore del parco archeologico di Himera, Domenico Targia, molto importante, perché tutta questa storia comincia proprio da Himera, l’ipotesi che noi abbiamo ricostruito si fonda proprio sul presupposto che i bronzi di Riace possono far parte del gruppo scultorio che raffigurava Gelone di cui parlano delle fonti storiche, da Diodoro Siculo, a Polieno a Claudio Eliano, a Plutarco“, ci racconta Anselmo Madeddu, autore del libro.

Il presupposto di questa ipotesi è che si riferisca a questo gruppo scultoreo citato da queste fonti, e che raffigurava Gelone all’indomani della battaglia di Imera, nella quale sconfisse i Cartaginesi nel 480 a.C. “in una storica vittoria”. Il giorno successivo alla battaglia Gelone torna in patria e si spoglia delle vesti e delle armi, si presentò davanti al popolo nudo e disarmato e rimise il suo mandato nelle sue mani.
Il popolo, grato di questo gesto, lo riconferermò comandante supremo se lo riproclamò re, “fu l’unico dei tiranni siciliani a essere proclamato re dal popolo“. E alla sua morte gli dedicò questo gruppo scultorio che lo raffiguravano nudo nell’atto di deporre le armi e le vesti davanti al popolo, al quale aveva rimesso il proprio mandato.
Simbolicamente la storia dei Bronzi di Riace, partendo dal presupposto che facessero parte di questo gruppo scultoreo, comincia dalla battaglia di Imera e quindi il parco archeologico di Himera è la sede privilegiata per iniziare a raccontare questa storia.
C’è sembrato molto simbolico fare una presentazione nel punto dove tutto è cominciato“.

Si tratta di un lavoro, quello di Anselmo Madeddu, di moltissimi anni, condotto non dal singolo, ma un lavoro di squadra, di un’equipe multidisciplinare. Il volume si basa su uno studio scientifico e archeologico condotto negli ultimi anni, insieme a Rosolino Cirrincione (Università di Catania) e agli studiosi Carmelo Monaco, Rosalda Punturo e Carmela Vaccaro (Università di Ferrara). La loro ricerca suggerisce che i Bronzi di Riace sarebbero in realtà legati alla Sicilia, e non alla Calabria.

Gli studiosi hanno analizzato campioni reali, superando la limitazione degli studi basati esclusivamente su carte geologiche. Il risultato? La composizione delle terre di saldatura dei Bronzi corrisponde perfettamente a quella della foce del fiume Anapo (Anatos), a Siracusa.

Madeddu illustra una mole di evidenze storiche, letterarie e archeometriche che hanno offerto un’avvincente versione della storia delle due Statue.

Secondo l’ipotesi emersa, le due sculture bronzee sarebbero state portate via da Siracusa in occasione del grande saccheggio operato dal console romano Marcello nel 212 a.C. ampiamente descritto da Tito Livio. Le stesse sarebbero, poi, affondate lungo il tragitto navale per Roma. Un’ipotesi perfettamente coerente, dunque, con le recenti testimonianze che individuerebbero a Brucoli il luogo dell’originario ritrovamento dei Bronzi, dando nuovo vigore alle rivelazioni dell’archeologo americano R. Ross Holloway, secondo il quale i Bronzi sarebbero stati rinvenuti in acque siciliane e poi portati in Calabria da organizzazioni criminali.

Ricostruire quanto accaduto nell’agosto del 1972 nel Siracusano non è semplice. È da capire perché non si è trovata alcuna traccia della nave con cui affondarono i due capolavori e, soprattutto, perché l’archeologo Ross Holloway scrisse che furono trovati in acque siciliane e poi nascosti a Riace.

La metodologia applicata da Madeddu al suo recente lavoro è frutto dell’esperienza maturata nel campo della ricerca biomedica ed epidemiologica, fondata sul concatenamento logico dei nessi di causalità. “La metodologia della ricerca e della investigazione non ha royalty e parla un linguaggio universale, qualunque sia l’oggetto della sua indagine”.

Pertanto Madeddu ha elaborato un originale algoritmo col quale, partendo da una check list di 30 evidenze scientifiche, ha chiuso il cerchio su quella che ormai pare l’ipotesi più probabile, ovvero l’origine siracusana delle celebri statue.

A lasciare pochi dubbi a tale ipotesi poi è stato il risultato delle indagini scientifiche. Gli studiosi, infatti, hanno proiettato i grafici dei risultati del confronto tra i dati delle terre dei supporti di terracotta delle saldature dei Bronzi di Riace (tratti dalla storica pubblicazione dell’Istituto Centrale del Restauro) e quelli delle terre prelevate a Siracusa nei pressi dell’Anapo. In questi le linee si mostrano pressoché sovrapposte l’una sulle altre.

Il mistero dei Guerrieri di Riace

Dopo decenni di studi, tra mille domande e numerose ipotesi, ancora nessuna certezza assoluta. Tuttavia, un’indagine minuziosa ha incrociato dati archeologici, scientifici e storici, componendo un mosaico indiziario imponente per concordanza e numero di elementi. Il libro non si limita a sollevare domande, ma offre una chiave di lettura avvincente, intrecciando archeologia e scienza, storia e tecnologia. Attraverso un innovativo algoritmo basato sulle evidenze archeometriche disponibili, emerge una pista che si allinea con i punti fermi della ricerca: il mistero dei Bronzi conduce alla Sicilia dei Dinomenidi, ai suoi ecisti, alla vittoria d’Imera (480 a.C.) e al sacco di Siracusa (212 a.C.)”.

Oggi, nuove scoperte rinnovano questa vicenda con sviluppi sorprendenti: le analisi geochimiche hanno confermato l’origine siciliana delle terre utilizzate nelle saldature delle statue, mentre emergono testimonianze che rivelano una scomoda verità rimasta sepolta per oltre mezzo secolo. Un’intrigante vicenda di archeomafia, radicata nel tempo, che 54 anni fa qualcuno cercò di cancellare per sempre nei fondali di Brucoli, piccolo borgo marinaro a nord di Augusta. Un intrigo che assume i contorni di un thriller archeologico, capace di appassionare e far riflettere.

Il risultato, quindi, di enorme interesse perché sono state confrontate le terre rare e soprattutto gli elementi geochimici immodificabili, non soggetti a fenomeni di lisciviazione nel tempo.

In parole meno tecniche è come se si trattasse di un DNA, ogni terra possiede un suo preciso profilo, diverso l’uno dall’altro. Ed è davvero sorprendente aver trovato questa rarissima corrispondenza tra i due campioni messi a confronto.

Un simposio, come abbiamo visto, che avrà luogo nell’antica polis greca di Himera, fondata da coloni greci. La sua ottima posizione naturale, dove il fiume Imera incontra la pianura di Buonfornello, le consentiva facili e veloci scambi commerciali, divenendo un nodo cruciale e un’importante via di collegamento della Sicilia centrale.

Nell’ambito delle attività del parco, oltre a quella museale, proprio in questo luogo vi è la continua ricerca di diversificare le attività, ci dice Domenico Targia, il direttore del parco. Una serie di attività che coinvolgono il più possibile gli autori e gli editori con una manifestazione che si chiama HimeraLegge, che si realizza per il secondo anno consecutivo, una vera e propria manifestazione letteraria, con l’obiettivo di aprirsi alle attività territoriali e fare dei luoghi del parco i protagonisti di incontri letterari per la comunità. Una rassegna che ha luogo ogni anno, nel periodo estivo, dove i diversi autori raccontano le proprie visioni.

Negli spazi all’aperto, attivi al Tempio della Vittoria, si fanno queste conversazioni al tramonto con gli autori e il pubblico.

Questa è una delle tante modalità possibili di aprirsi verso il nuovo e verso un uso sostenibile e consapevole dell’area geologica.
Il mistero è qualcosa che piace alla gente, è la presentazione di un libro che riguarda il periodo greco, il periodo della grande storia, fatto a Himera assume un ruolo ancora più stringente in questo connubio, un rapporto tra la storia e l’attualizzazione dei territori“.
Il territorio e le testimonianze dell’antichità diventano anche luogo per attualizzare e dibattere.
Le indagini non si sono fermate. Adesso stiamo facendo ulteriori indagini che pubblicheremo a settembre e che stanno coinvolgendo diverse figure professionali, dal paleontologo al biologo marino, all’esperto delle leghe metalliche, all’esperto delle patine, all’archeologo subacqueo, in modo tale che possiamo affrontare la problematica dei bronzi di Riace a 360°“.
In occasione dell’incontro di venerdì 4 luglio saranno rivelate alcune informazioni sui nuovi risultati che stanno venendo fuori e che vanno a confermare questa ipotesi siciliana.
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