Una riflessione sulla serie tv Squid Game 3, quella di Francesco Pira, sociologo e docente di UniMe.
“Una serie che ha avuto un successo straordinario in tutto il mondo, che pone tutta una serie di questioni di natura etica e non possiamo disconoscere il fatto che è diventato un fenomeno globale fin dalla prima stagione“.
Si tratta di una serie coreana che è stata creata da Hwand Dong-hyuk, e lo scorso 27 giugno è arrivata la terza e ultima stagione. “Seong Gi-hun, il protagonista, torna a sfidare il sistema, un sistema che lui stesso giudica crutele e spietato, che mette in crisi i giocatori, facendo leva sulla fragilità e su quelli che sono i meccanismi psicologici che possono far perdere ogni speranza, e anche l’ultimo briciolo di fiducia nell’umanità”.
Violenza, sangue, crudeltà. “E’ una stagione che approfondisce i temi della verità, della vendetta e della redenzione. È stato lo stesso creatore a dire che questa stagione rappresenta un punto di svolta definitivo per tutti i protagonisti che mette in luce la disperazione, il tradimento. Dietro le menzogne, tra i meccanismi anche di controllo sociale e non c’è nulla di diverso di quello che sta accadendo nel nostro mondo. E poi c’è il tema della vendetta che diventa la risposta alle ingiustizie“.
“Si vede il protagonista e il suo tentativo di ribellione, ritorna nel gioco e c’è questo desiderio di riscatto, un sentimento di rivalsa contro chi ha costruito questa macchina di morte e di umiliazione. Squid Game 3 riflette le dinamiche sociali che sono legate all’alienazione e alla disuguaglianza“.
Una stagione che ci lascia con più domande che risposte e ci invita a riflettere sulle ingiustizie, “sui meccanismi sociali che producono sofferenza e disumanizzazione, a queste domand forse non riusciamo a rispondere, però ci rendiamo conto che qualcosa che c’è dentro squid Game fa parte del nostro quotidiano“.