Carissimi, “rossi-arancioni tendenti al giallo” come state?
Innanzi tutto, vi siete vaccinati? Avanti, non dico alle signore che tendono a non voler scoprire l’età e soprattutto a non mentire sciorinando improbabili malattie che imporrebbero la vaccinazione benché si sia nel fiore dell’età.
Ebbene sì, come disse chi per primo saltò lo steccato, “abbiamo fatto pure questa esperienza!”
A Palermo diventa tutto cabaret, anche momenti tragici come questi e così approfittando di un “open-day” parola difficile, non solo per i miei Amici abitanti di Crongoli, ma anche per la signora che uscita fuori da un fondaco per fare “sta cosa ca’ s’avi a fari”, la parola “day” e ancora, ancora ci stava, ma la parola “open” era troppo pericolosa e lo si sapeva, specialmente nel momento in cui qualcuno ne tradusse il significato con “aperto”, “libero”.
A Palermo appena si sente la parola “libero” c’è un solo sinonimo …. “burdello” e va spiegacillo che trattasi di bene pubblico, di tutti, neanche il tempo di completare la parola che al militare che stava lì di presidio a regolare la fila “ci spiriu a penna” e non sarebbe stata gran cosa se non si fosse trattato di un Alpino.
Fu così che fui testimone dei fatti che narrerò a seguire. Una situazione all’apparenza organizzata alla perfezione dopo giorni di difficoltà affinché ci si potesse sbrigare prima. Una signorina che ti viene in camice incontro, subito chiamata da tutti dottoressa ma prontamente schernitasi e riportata al suo ruolo di infermiera che invita le persone a dividersi in due file, rispettando il percorso segnato, quella dei prenotati ai quali veniva chiesto di esibire la prenotazione e quella libera dei non prenotati.
In qualunque altra città ti aspetteresti di vedere quest’ultima affollata, purtroppo qui era proprio il contrario, visto che il cartello posto in cima al percorso riportava la parola “AstraZeneca”.
Una signora sventolava dei moduli gridando, “io chista sugnu e mu dissi u dutturi. A me età non basta “Astamenc” a me u Fazizer mata a dari” e da lì colpi di borsa a destra e a manca ad infermieri e astanti, per farsi strada tra i prenotati.
Finalmente qualche dottore di buona volontà alzatosi dai tavoli del triage, per andare quanto meno a zittire quella fila irrequieta e a tentare di calmare gli “imbucati”, riconosciuto come autorità mentre la folla alla sua presenza si zittiva, gridò: “silenzio, scusate, ma voi che ne capite, parrate di molecole, di richiami, di immunità, di varianti, ma cu è che vi cunta tutte sti “minchiati?”
A quel punto tutti in coro risposero: “a televisione, u dutturi Galli”.
“Ma ppi favuri, itivinni a casa!” A quel punto un vecchietto con il girello inverti la marcia e si avvio veloce verso l’uscita, prontamente bloccato dai paramedici e riportato in fila.
Poi avvicinandosi alla signora che continuava a brandire fogli e borsetta, il dottore chiese: “mi facissi vidiri sti carti? Ma lei signora un avi nienti, cca ce scrittu chi i dulura reumatici! “
“U vidi ca qualchi cosa l’hai e quindi Astram.. è incompatibile.”
“Signora ma lei quanti anni avi?” A questo punto la signora ci posò un cuorpu di borsetta nta facci iniziando ad urlare, “scostumato, chisti dumanni ca si fannu a na signora su?”
Nel frattempo u vecchio con il girello invertita la marcia nella fila, scappato all’attenzione dei parenti inizio a riprendere la via dell’uscita, mentre tutti stavano a gridare …”u nonnu, u nonnu … manco Papillon” si perché qualche intellettuale anche in questi contesti lo puoi trovare, mentre il fuggitivo veniva ripreso urlante “io nci vulia vieniri!”
E in qualche modo, accordando un po’ tutti, rimettendo ordine tra le file, ecco la cosa più semplice, l’iniezione che ti terrorizza per la lunghezza dell’ago, ma che non percepisci per nulla tanto è sottile quest’ultimo.
“E allora adesso si siede li per una ventina di minuti e tra ventuno giorni il richiamo”
“Nun n’hai telefoninu!”
“Ma che mi vuole dire, crede che la chiamiamo noi? Lei si prenota nuovamente in quel tavolo e a 21g si fa il richiamo del vaccino”
“Arrieri! E io nun ciu dugnu u nummeru i telefono!”
“Sintissi nannò nun ci facissi perdi tiempu, parli con il suo medico curante! Chi è prossimo?”
A quel punto si presenta un omone giovane di 150kg almeno che risponde “Io, categoria fragile!”
“Fragile? Ma s’ha taliatu buonu? E poi ancora l’avi a fari sissanta anni. Facissi passari all’autri.”
E si, meno male che lo spirito non ci manchi, io sono certo che a differenze delle altre parti, il virus andrà via non perché debellato dai vaccini o dalla buona condotta, ma perché si arriverà a stancare pure lui di i discursi persi di Palermitani! Un abbraccio, Epruno.