Anche l’ultimo ostacolo è venuto meno. Adesso, “si proceda ad attuare la riforma regionale sui servizi a noleggio“. E’ questo, in sostanza, quanto chiede il deputato regionale del M5S Adriano Varrica in seguito al recente pronunciamento del TAR Lazio. La sentenza, risalente al 4 agosto 2025, ha previsto l’annullamento del “decreto Salvini” relativo al settore del rent car. Un pacchetto di provvedimenti voluti dal ministro dei Trasporti che stabilivano un riassetto della legislazione di settore attraverso nuovi istituti, come ad esempio l’obbligatorietà della digitalizzazione del foglio di servizio. Riforma alla quale si sono opposte le associazioni di categoria, le quali si erano rivolte proprio al tribunale amministrativo per far valere le proprie ragioni.
Uno scontro, quello fra Ministero e sigle di settore, che si è inserito in un più ampio contesto al cui centro figuravano le interlocuzioni fra il Governo Nazionale e quello l’Esecutivo Regionale relative all’attuazione della riforma sui servizi a noleggio votata dall’Ars in primavera. Da Roma era stato chiesto un passo indietro, ma da Sala d’Ercole si erano sollevate voci di senso opposto. Con l’arrivo della sentenza del Tar Lazio, la questione potrebbe essere chiusa.
La sentenza del TAR Lazio sui servizi a noleggio
La pronuncia dei giudici amministrativi si basa infatti su una serie di ricorsi presentati da diverse associazioni di categoria. Fra queste figurano NCC Italia, CNA e 8PuntoZero. Nel mirino degli operatori di settore è finito un pacchetto di decreti voluti dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Secondo i ricorrenti infatti, il provvedimento voluto dal titolare del dicastero “ecceda il perimetro della delega normativa conferita dalla legge e introduca – in assenza di una base primaria – un regime sostanziale innovativo e sproporzionato, che incide sull’organizzazione dell’attività economica degli NCC e sui diritti degli utenti“.
Contestate dalle associazioni di categoria in particolare la previsione di una sorta di banca dati centralizzata. “I ricorsi censurano – si legge nel dispositivo della sentenza – la previsione di obblighi non contenuti nella norma primaria, come l’identificazione del fruitore mediante codice univoco; l’acquisizione e archiviazione di copie dei contratti; la registrazione dei dati relativi alla rimessa; la conservazione obbligatoria per 3 anni di tutti i dati, anche sensibili; l’accesso generalizzato agli stessi da parte di soggetti terzi pubblici“.
La sentenza, emessa il 4 agosto 2025, ha visto uscire vincitrici le associazioni di categoria. “Il Collegio – scrivono i giudici del TAR nella sentenza – ritiene che il decreto interministeriale impugnato risulti affetto da un vizio genetico insanabile, derivante dall’esercizio ultra vires della funzione amministrativa attribuita e dalla radicale carenza di copertura legislativa. Non si tratta di singole disposizioni eccedenti, emendabili in sede giudiziale, ma di un impianto organico che ha travalicato il perimetro assegnato dalla legge e ha introdotto una disciplina sostanziale dell’attività NCC sotto forma di disciplina tecnica. L’illegittimità risulta quindi ì estesa all’intero provvedimento, il cui annullamento integrale si impone“.
Varrica (M5S): “Si attui riforma regionale”
Un giudizio di merito che fa venir meno, di conseguenza, anche i dubbi normativi sorti a livello regionale sull’applicabilità della riforma dei servizi a noleggio votata dall’Ars in primavera. Fatto su cui torna il parlamentare siciliano del M5S Adriano Varrica. L’esponente di Sala d’Ercole torna a chiedere all’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò “di procedere con l’attuazione concertata con la IV Commissione e le associazioni di categoria di quanto previsto della normativa regionale vigente, avviando un percorso di sistemazione di tale settore del trasporto non di linea, strategico per lo sviluppo turistico e non della nostra terra“. Secondo Varrica infatti, la “sentenza del TAR Lazio dello scorso agosto ha annullato integralmente tutti i provvedimenti nazionali contestati dalle associazioni di categoria con motivazioni analoghe a quelle utilizzate dall’Ars per predisporre la propria norma di settore, chiarendo peraltro che tali misure devono tenere in considerazione specificità e normative regionali“.