E’ partito ufficialmente sabato 4 ottobre il percorso della manovra quater a Sala d’Ercole. Domani, martedì 7, alle ore 11:00 prenderà il via la discussione generale del testo. Un dibattito che si preannuncia alla vigilia molto lungo e combattuto. A sottolinearlo è stato Antonio De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, che intervistato da ilSicilia.it ha messo in chiaro la posizione ferma e decisa del suo partito nel voler dare battaglia in aula. Un fronte comune con il Partito Democratico pronto a non fare sconti tra i banchi di Palazzo dei Normanni.
Eppure, il confronto tra opposizione e maggioranza sulla variazione di bilancio, fino alle ultime battute in II Commissione Bilancio, si era rivelato misurato, caratterizzato da un clima più sereno rispetto a quello che aveva condizionato la precedente manovra ter, approvata nei primi giorni di agosto. Un fragile e precario equilibrio che si è spezzato nella tarda serata di mercoledì proprio nel corso dell’esame degli interventi territoriali, presentati dai singoli deputati. Pentastellati e dem hanno deciso di abbandonare la seduta, dopo il rifiuto di accettare le condizioni del governo e il subemendamento, considerato più una provocazione che un compromesso.
“La questione, in realtà, è legata a tutto quello che ad oggi ha dichiarato il presidente Schifani. E’ un anno che insulta il Parlamento come se facesse solo mancette. Ad ottobre prende 35 milioni e li dà in pasto al Parlamento. Giunti in Commissione Bilancio – ha raccontato De Luca – ci siamo ritrovati con oltre 250 emendamenti della maggioranza, interventi da 30-40mila euro. Un conto è presentare 100 emendamenti, di cui 5-6 opinabili, un conto è presentarne 250 e 240 sono opinabili. Questa variazione di bilancio andrà in Gazzetta Ufficiale a fine ottobre. Quindi, questi soldi dovranno essere trasferiti, spesi e impegnati in 45 giorni, se non meno. Il rischio è che almeno il 50% di questi fondi non verranno spesi“.
L’alternativa avanzata prevedeva l’istituzione di un fondo da 35 milioni di euro da ridistribuire tra i 391 Comuni siciliani, che avrebbero ricevuto tra 50 e 200mila euro per piccole opere infrastrutturali. Una divisione secondo la logica del decreto Fraccaro, che ripartisce i soldi a tutti i Comuni in base alla popolazione, dando un peso specifico diverso in modo da non penalizzare i centri più piccoli. “In questo modo – ha spiegato il capogruppo del M5S – non avremmo creato disparità. Abbiamo proposto una norma di giustizia, di democrazia e di legalità“. La contro risposta del governo, letta tra le righe più come uno svilimento è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e “adesso faremo guerra in aula“.
Torna dunque lo spettro dell’ostruzionismo? “Chiederemo di esaminare e di votare gli articoli uno per uno, come sono stati esaminati in Commissione Bilancio“. Ipotesi tagliola? “Sarebbe uno scandalo, più grosso di quello precedente, perché qui non abbiamo un termine nel quale deve essere approvato se no succede qualcosa. Non vogliamo fare ostruzionismo per far saltare la manovra, ma chiediamo rispetto per i siciliani e per tutti i Comuni. Chiediamo – ha aggiunto De Luca – una presa di posizione del presidente Schifani nei confronti della sua stessa maggioranza. Lui dice che non si devono fare le mancette e ci sono le mancette della sua maggioranza. Deve decidere: le avalla o le toglie? Io sono l’opposizione, io sto denunciando che la maggioranza sta facendo il contrario di ciò che ha detto il presidente. Poi ovviamente lo denuncio con i miei strumenti“.
Prima di immergersi totalmente nella manovra quater, l’aula, però si esprimerà su due provvedimenti all’ordine del giorno: l’elezione di un componente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana e il parere obbligatorio alla modifica dello Statuto per l’introduzione della figura del deputato supplente, contenuta in un disegno di legge nazionale che dovrà essere approvato in doppia lettura da Camera e Senato.
Sul deputato supplente “siamo totalmente contrari. E’ una norma sbagliata, perché mette sotto ricatto chi viene messo in Parlamento al posto del deputato che diventa assessore. Questo soggetto sarà fondamentalmente messo sotto ricatto dal presidente e dall’assessore. L’unico scopo – ha spiegato il pentastellato – è semplicemente quello di regalare altre 12 poltrone alla coalizione che vince. Perché il senatore non è incompatibile con il ministro e il deputato regionale è incompatibile con l’assessore? C’è un’incoerenza. E non si dica che il problema è la riduzione da 90 a 70 deputati perché non è vero o coprire le Commissioni. Basta portarle da 13 a 11 componenti“.
Sul tema, nel corso del dibattito in aula, c’è anche chi ha colto la palla al balzo per spianare la strada verso una riforma della legge elettorale. Tra questi anche il collega pentastellato e vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola. “Correttamente il collega ha lanciato una sfida: anziché rimanere in silenzio davanti ad una manovra romana non condivisa con la Sicilia, almeno mettiamoci qualcosa di nostro e discutiamo della riforma elettorale. Per esempio sulla parte del listino del presidente, ragioniamo su un premio di maggioranza ed eliminiamo il listino, dove si trovi gente che entra in Parlamento con 30 voti. Non è il massimo della rappresentanza democratica“.
Una cosa è certa. Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sono uniti sul fronte dell’opposizione, ma riusciranno a dimostrare anche altro e di poter andare oltre? In tal senso De Luca è categorico: “Siamo uniti nell’opposizione, ma molto anche nelle proposte. In questa occasione, più che nella scorsa legislatura, c’è una grande convergenza di temi. Lo abbiamo dimostrato anche in diverse occasioni, come in VI Commissione Salute. Io e Michele Catanzaro, capogruppo del PD, ci sentiamo abitualmente per coordinare linee e strategie. Ad oggi siamo riusciti ad essere sempre compatti sia nel condurre l’opposizione sia in ciò che i due gruppi hanno in mente per il proseguo“.
Del resto, già nella primavera del 2026 ci sarà un importante test con le elezioni amministrative, che coinvolgeranno decine di Comuni siciliani. Come si comporteranno le due forze e da che parte si schiareranno? “Sulle amministrative saremo certamente compatti. Lo saremo anche nelle prossime regionali. E’ importante far partire adesso un percorso comune ancora più fitto che ci veda insieme a costruire il programma e affrontare il territorio“.
E alla domanda riguardante l’intenzione di tirare dritto su dei candidati unici, De Luca non si nasconde e non ci gira intorno: “Sì, senza dubbio“. Si prospetta dunque una storia ben diversa dalle ultime regionali del 2022, quando i dem portarono avanti Caterina Chinnici (oggi europarlamentare di Forza Italia) mentre i pentastellati sostennero la candidatura di Nuccio Di Paola. L’esito di questa divisione fu disastrosa per i due partiti che arrivarono rispettivamente terzi e quarti, alle spalle non solo di Renato Schifani, con il centrodestra, ma anche del “battitore libero” Cateno De Luca.
Una coalizione, quella tra M5S e PD, che potrebbe includere un altro tassello, capace di distinguersi nel corso di questa legislatura grazie alla sua ventata di freschezza e di novità. Stiamo parlando di Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente: “Non vedo perché no – ha concluso – lo ritengo assolutamente possibile, Ismaele deve fare il suo percorso, si deve strutturare. Fare una lista e affrontare le elezioni regionali non è una cosa semplice perché comporta un procedimento amministrativo, molto lavoro sul territorio, ma il tempo c’è. Sono convinto che ci riuscirà e che potrà essere un’ottima risorsa per la coalizione“.