“Noto con dispiacere che continua un tentativo pervicace di delegittimazione della mia figura iniziato ancora prima dello inizio delle attività della commissione di valutazione delle istanze attraverso un esposto farlocco del nursind diretto proprio alla commissione e commissionato attraverso una trasferta nel trapanese di un portatore di questo specifico interesse. Si continua oggi con questa lettura fuorviante degli avvenimenti che merita le precisazioni che seguono”, così dichiara in una nota ufficiale Mario La Rocca, attualmente direttore del dipartimento ai Beni culturali della Regione Siciliana.
“La normativa anticorruzione prevede che laddove sussistono situazioni di potenziale conflitto di interesse il dirigente lo faccia presente alla amministrazione per essere eventualmente sostituito nella trattazione della pratica. Nel 2018 mio fratello assunse le funzioni di legale rappresentante di una struttura convenzionata ed io lo feci presente attraverso le modalità previste dalla normativa chiedendo di essere sostituito . Della vicenda si occupò anche la commissione regionale antimafia presieduta dall’onorevole Fava dal quale fui audito senza che alcun addebito particolare fosse avanzato nei miei confronti”, continua La Rocca.
Che aggiunge: “Fu un eccesso di zelo come chiarirà qualche anno più tardi il pubblico ministero nella conclusione della richiesta di archiviazione nei miei confronti laddove sostiene che non si configura in capo al La Rocca un conflitto di interessi, tuttavia siccome la moglie di Cesare non solo deve essere Casta ma tale deve anche apparire ritenni opportuno richiedere di essere sollevato dalla incombenza di occuparmi dei convenzionati esterni cosa che il Presidente Musumeci fece con l’emissione di quel decreto che rappresenta un normalissimo strumento tecnico previsto dalla normativa vigente e che oggi viene strumentalizzato da soggetti che si allineano perfettamente alle posizioni di quelle associazioni sindacali, che non volendo restituire ai siciliani le prestazioni il cui pagamento era stato loro anticipato dalla regione durante il Covid, avanzarono una calunniosa denuncia nei miei confronti all Ag salvo poi essere smentite dalle conclusioni della procura che citando una consolidata giurisprudenza penale della cassazione certificò che non c’era alcun conflitto di interessi in capo allo scrivente”.
“A questo punto non escludo la necessità di tutte le consentite azioni giudiziarie a tutela della mia onorabilità”, conclude La Rocca.