L’autunno 2025 segna per la Sicilia un bilancio ancora amaro: la crisi idrica che da mesi attraversa l’isola non accenna a rientrare. Da Palermo a Ragusa, i cittadini hanno convissuto con rubinetti a intermittenza, autobotti, razionamenti e campagne per il risparmio.
Sullo sfondo, invasi semivuoti e una rete idrica che perde oltre il 40% dell’acqua distribuita.
I numeri: quanta acqua c’è negli invasi?
Secondo i prospetti ufficiali pubblicati dalla Regione Siciliana sul portale dei Volumi invasi 2025, i livelli di accumulo restano ben al di sotto della media storica. Dighe come Rosamarina, Fanaco, Garcia e Ogliastro non hanno mai recuperato pienamente dopo i minimi del 2024, e i dati del Sistema Idrico Multisettoriale Regionale confermano uno stress idrico diffuso su tutto il territorio.
Nel mese di ottobre, nello specifico, l’Ancipa ha raggiunto i 15,56 mmc. Il lago Arancio 3,52; il Castello 4,40; il Cimia 0,93; il Comunelli 0,00; il Disueli 0,04; il Don Sturzo 29,68; il Fanaco 1,98; il Furore 0,53; il Gammauta 0,09; il Garcia 8,33; il Gorgo 0,26; il Lentini 82,42; il Nicoletti 4,58; l’Olivo 2,76; il Paceco 1,57; il Piana degli Albanesi 7,02; il Piano del Leone 2,55; il Poma 17,94; il Pozillo 2,69; il Prizzi 1,37; il Ragoleto 4,91; il Rosamaria 18,02; il Rubino 1,09; il San Giovanni 3,98; il Santa Rosalia 9,72; lo Scalzano 4,74; lo Sciaguana 4,16, il Trinità 3,60 e il Zafferana 0,01.
A scala nazionale, il Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) indicava al 30 settembre 2025 un volume invasato aggregato che aiutava a inquadrare la disponibilità idrica complessiva: dati di ISPRA confermano come molte regioni del Sud, Sicilia compresa, si trovassero in condizioni di forte stress idrico. Una situazione emergenziale che fa fatica a rientrare, considerato il fatto che il volume degli invasi risulta essere inferiore a quello del mese di settembre, e ancora minore di quello di agosto.
La cabina di regia e le ordinanze d’urgenza
Per far fronte alla carenza, Palazzo d’Orléans ha istituito una cabina di regia regionale e firmato ordinanze per regolare i rilasci dagli invasi, destinare fondi straordinari all’acquisto di autobotti e finanziare lavori urgenti sulle condotte principali. “Le misure straordinarie mirano a garantire la continuità del servizio idrico nei centri più colpiti e a sostenere il comparto agricolo”, si legge in un comunicato dell’assessorato regionale all’Agricoltura, guidato dall’assessore Luca Sammartino.
Tra le altre cose, l’Autorità di bacino della Presidenza della Regione, con una nota inviata al dipartimento dell’Agricoltura e ai Consorzi di bonifica, ha invitato i gestori ad attivare procedure semplificate per attingere acqua pubblica dai corsi fluviali attraverso l’utilizzo di pompe mobili o semifisse e altri sistemi idonei.
Le città in emergenza
A Palermo, l’Amap ha alternato settimane di razionamento a sospensioni temporanee in coincidenza con l’estate e i flussi turistici. Nelle zone alte della città, autobotti comunali hanno sopperito ai vuoti di rete.
A Catania, la Sidra S.p.A. ha effettuato manutenzioni straordinarie su adduttori storici, interrompendo più volte l’erogazione per ridurre le perdite.
A Messina, l’Amam ha predisposto punti di distribuzione e un piano di emergenza con autobotti, mentre i comuni minori — da Longi a Misilmeri — hanno ricevuto fondi regionali per l’acquisto di mezzi di approvvigionamento idrico.
Dissalatori e infrastrutture: la scommessa del futuro
La Regione Siciliana ha fatto il punto sui dissalatori finanziati con 100 milioni di euro. Nella video riunione tra il commissario nazionale per l’emergenza idrica Dell’Acqua e la Cabina di regia regionale, coordinata da Salvo Cocina su mandato del presidente Renato Schifani, è emersa una fotografia aggiornata degli impianti di Gela, Porto Empedocle e Trapani.
A Gela il dissalatore lavora stabilmente al massimo delle sue potenzialità, con una portata di 100 litri al secondo. A Porto Empedocle l’impianto è regolarmente in funzione, salvo una breve interruzione causata dalla rottura di un giunto poi sostituito dopo poche ore: produce 100 litri al secondo per 12 ore al giorno, durante le ore diurne. A Trapani, dove la vicinanza a un’area protetta ha allungato i tempi, l’impianto immette in rete 25 litri al secondo, con aumenti fino alla piena capacità entro tre settimane.
La Regione ha rilanciato il progetto dei dissalatori costieri come parte della strategia a lungo termine, ma i tempi di realizzazione restano incerti.
Gli ambientalisti chiedono interventi strutturali su dighe e reti, puntando il dito contro anni di manutenzione insufficiente e sprechi cronici.
Impatti concreti, il conto della siccità
L’impatto dell’emergenza idrica in Sicilia è stato duplice. Innanzitutto urbano, meno acqua nelle case, disservizi, autobotti e manutenzioni continue. E poi rurale, con danni all’agricoltura che ha provocato perdite stimate significative.
Un autunno che non basta. Le piogge di ottobre hanno solo sfiorato il problema, come abbiamo visto gli invasi restano lontani dai livelli di sicurezza e la prospettiva per l’inverno dipenderà da precipitazioni costanti.
La Sicilia ha mosso passi amministrativi ma il problema resta strutturale, manutenzione delle dighe e delle reti, riduzione delle perdite, uso più razionale dell’acqua in agricoltura e investimenti su infrastrutture alternative, ovvero riciclo, dissalazione, piccoli invasi locali, sono misure che richiedono tempi e risorse. Fino ad allora, la gestione mensile dei volumi invasi e il coordinamento fra Regione, autorità d’ambito e Comuni rimangono il termometro per capire come si evolverà la crisi.





 

