Carissimi
Oggi approfittando della ricorrenza, mi piace parlare di un tema di certo serio, ma alquanto umano, che ci coinvolge tutti, prima o poi, e che ci rende tutti uguali, “l’assenza”.
Oggi onoreremo “Tutti i Santi”, anche quelli fuori dal calendario, regalando un onomastico a chi non ce l’ha, domani, commemoreremo i nostri defunti, “i muorti” dalle mie parti e destineremo un fiore sulle loro tombe o un pensiero alla loro memoria.
Daremo il giusto peso alle “assenze”, proprio mentre i nostri occhi e le nostre orecchie sono pieni di immagini di morte e di messaggi che inneggiano alla guerra, dimenticando il valore della vita, anche della più insignificante ai nostri occhi.
Si dice, “se non si ama la vita non si ha paura della morte”, eppure chi lo sa, se anche nelle menti bacate di costoro, all’ultimo istante, prima di chiudere gli occhi su questo mondo, non sia balenato in loro il desiderio di rimanere attaccati alla propria esistenza.
Per noi che amiamo la vita, non solo la nostra ma anche la vita degli altri, rimane sempre un dolore mai elaborato, un senso di impotenza e un vuoto incolmabile per ogni nostro affetto, non necessariamente di un familiare, ma anche di coloro che sono entrati nella nostra esistenza per dare a questa un contenuto, un valore aggiunto.
L’assenza e il vuoto, generano un dolore di pari intensità sia che si tratti di un accadimento improvviso che di una notizia attesa, poiché non siamo mai pronti a dover lasciare andare via qualcuno che si ama e a volte, situazione alquanto struggente, ci lasciamo prendere da un senso di colpa per qualcosa che si sarebbe potuta fare e non si è fatta, per un chiarimento o per qualche discorso lasciato in sospeso.
Quante volte abbiamo metaforicamente ucciso nel nostro cuore gente e poi l’abbiamo sepolta definitivamente nella nostra mente, ma ciò è nulla in confronto al definitivo distacco, poiché questo è irreversibile, benché l’altro seppur impossibile nelle nostre aspettative, fornisce sempre una estrema speranza, fin quando c’è vita.
Seppelliamo nel cuore affetti, ma in fondo ci consoliamo nel sapere che da qualche parte in questo mondo, costoro sono vivi e continuano la loro esistenza anche senza di noi.
L’assenza, il distacco definitivo da questo mondo, purtroppo non da alcuna speranza di reversibilità e ci pone davanti alla consapevolezza che la nostra vita, anche se all’inizio non sappiamo come, dovrà fare a meno di loro, della loro presenza, dei loro consigli, dei loro rimproveri e perché no, delle nostre liti.
La vita ci ha forgiato per andare avanti anche alle prese con questi pesanti dolori, anche quando ci eravamo convinti che nulla ormai avesse avuto senso.
Oggi e in giornate come queste facciamo i conti con il ricordo confortati dalla convinzione che attraverso noi e la nostra memoria i nostri cari non verranno dimenticati e vivranno in questa frazione di eterno che è la nostra vita, prima di passare il testimone e diventare memoria per gli altri.
Forse sorrideremo vedendo parenti di defunti, stare intorno ad una sepoltura a raccontare, a mangiare sulle lapidi e fare compagnia al caro estinto, come se questo fosse ancora vivo, ma non avremo mai il diritto di sottovalutare l’intensità dell’affetto seppur attraverso la tradizione e il rito, avendo consapevolezza che le culture possono essere differenti alle varie latitudini, ma tutte affidano ad prosecuzione dell’esistenza attraverso altre forme o dimensioni che riescano a dare un senso al nostro transito terrestre.
Il tempo passa e oggi sono in tanti quelli che conoscevo che sono andati via e io non posso che augurarmi che questo posto in un’altra dimensione sia tanto spazioso da contenerli tutti e da contenere pure noi, quando sarà il nostro momento, e per una volta anche senza una necessaria autorizzazione sono certo ci sarà un grande assembramento, ma a quel punto non sarò più in servizio e non me ne potrà “fregà de meno”, ma da assente mi godrò la loro assenza …… per sempre.
Un abbraccio, Epruno.



