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L'approfondimento

Dalle disuguaglianze alla cura di prossimità: la Sicilia entra nella fase operativa del PNES 21-27

martedì 4 Novembre 2025

Siamo entrati nella fase di attuazione del Programma Nazionale Equità nella Salute e stiamo lavorando con grande impegno per integrare Sanità e Sociale in un’unica visione di welfare. È una misura che rappresenta una novità importante per la Sicilia, perché mira a superare una storica separazione tra interventi sanitari e assistenziali, creando un modello di presa in carico più completo e inclusivo”. Ad affermarlo è Salvatore Iacolino, dirigente generale della Pianificazione strategica dell’Assessorato regionale della Salute, che conferma come la Sicilia abbia ormai avviato la fase operativa del Programma Nazionale Equità nella Salute (PNES). Il Piano nazionale, finanziato con fondi europei, è dedicato alla riduzione delle disuguaglianze sanitarie nelle regioni del Mezzogiorno.

Il PNES rientra nell’accordo di partenariato dell’Italia per la programmazione dei fondi di coesione 2021–2027 . Mira a garantire un accesso più equo ai servizi sanitari nelle regioni con maggiori criticità strutturali. Coinvolge, oltre alla Sicilia, anche Calabria, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna. Sono tutti territori che condividono la necessità di potenziare l’offerta sanitaria e rafforzare la rete territoriale.
Il programma, inoltre, si regge su due principali strumenti finanziari. Il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) sostiene le attività immateriali, come la formazione, l’inclusione sociale e il potenziamento dei consulenti. Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) interviene invece sul piano infrastrutturale e tecnologico, con l’acquisto di attrezzature sanitarie e camper per gli screening oncologici. Insieme, i due fondi aiutano a ridurre i divari territoriali nella salute pubblica e a contrastare la povertà sanitaria, promuovendo innovazione, equità e integrazione sociale.

Strategia e risorse

“Il PNES adotta una logica simile a quella del PNRR, ma con una finalità differente – spiega Federico Ferro, dirigente dell’Area I3 dell’Assessorato regionale della Salute e referente regionale del programma -. Non premia i territori più virtuosi. Ma sostiene chi è più indietro per garantire pari opportunità di accesso ai servizi. Le nove ASP siciliane hanno presentato progetti coerenti e oggi tutte si trovano in una fase di attuazione avanzata”.

Le risorse a disposizione ammontano a 104.998.474 euro. Sono suddivise tra i due fondi europei e investite in tre grandi aree: la salute mentale, gli screening oncologici e il genere al centro della cura. La distribuzione tiene conto delle esigenze dei territori e del numero di cittadini assistiti, con l’obiettivo di rendere i servizi più vicini e accessibili a tutti.
Il dettaglio dei finanziamenti mostra un quadro articolato:

  • Palermo riceve oltre 29,3 milioni di euro. 9,2 milioni dal FESR per la componente infrastrutturale e 20,8 milioni dal FSE+ per formazione, personale e servizi;
  • Catania beneficia di 19 milioni, con oltre 12,9 milioni a valere sul FESR e 6,1 milioni sul FSE+;
  • Messina ottiene 10,3 milioni, distribuiti tra 4 milioni FESR e 6,2 milioni FSE+;
  • Enna dispone di 7,8 milioni, quasi integralmente FSE+, con interventi centrati sulla salute mentale;
  • Agrigento riceve 7,4 milioni, con una parte importante destinata a formazione e servizi e circa 1 milione per screening oncologici;
  • Caltanissetta ha 7,2 milioni, divisi tra infrastrutture FESR e azioni di supporto e formazione FSE+;
  • Ragusa dispone di 6,7 milioni, equamente distribuiti tra i due fondi;
  • Trapani ottiene 6,6 milioni, in gran parte rivolti al potenziamento dei consultori e ai percorsi di salute mentale;
  • Siracusa riceve infine 6,5 milioni, con risorse orientate alla formazione degli operatori e al rafforzamento dei servizi territoriali.

Ogni linea d’intervento ha una funzione precisa. La parità di genere nella cura valorizza i consultori e i percorsi rivolti alle donne, la salute mentale rafforza i servizi territoriali e il sostegno ai caregiver, mentre gli screening oncologici ampliano la copertura diagnostica anche attraverso l’utilizzo di camper mobili e motorhome nelle aree più periferiche.

“I progetti, oltre 120 in totale, coprono una gamma di interventi molto ampia – sottolinea Ferro -. Si va dall’acquisto di ambulatori mobili e camper per la prevenzione oncologica alla coprogettazione con enti del Terzo settore per attività di supporto socioassistenziale, passando per l’ammodernamento tecnologico dei consultori familiari, la formazione e l’aggiornamento degli operatori sanitari, l’assunzione di personale non dipendente dedicato alle azioni di salute mentale, e la realizzazione di programmi di sostegno psicologico e formazione per i caregiver. Alcune misure riguardano anche l’inclusione e l’accompagnamento sociale di persone vulnerabili, in particolare donne e nuclei familiari in difficoltà”.

“Abbiamo raccolto i fabbisogni delle Aziende sanitarie insieme al Formez, così da costruire progetti coerenti con gli obiettivi del programma – aggiunge -. All’inizio abbiamo dovuto affrontare qualche ritardo, legato ai tempi di approvazione della Commissione europea. Ora la programmazione è completata e lavoriamo fianco a fianco con il Ministero della Salute, che ogni mese segue da vicino l’andamento del pianoforte”.

Ferro evidenzia anche l’importanza di un metodo di lavoro più snello. “Abbiamo scelto di usare i costi standard per semplificare la rendicontazione e rendere più omogeneo il lavoro delle ASP. In questo modo le procedure sono più rapide, le aziende possono muoversi con lo stesso passo e diventa più facile spendere bene e in tempi certi”.

Anche il rapporto con il PNRR è stato impostato in chiave complementare. “Il PNRR agisce soprattutto sulle infrastrutture, mentre il PNES lavora sui servizi e sulle persone – precisa Ferro -. Abbiamo lavorato con il Ministero per evitare sovrapposizioni e doppie linee di finanziamento, assicurando che i progetti siano distinti ma coerenti”.

Dai progetti ai cittadini

“La sfida adesso è trasformare le risorse in risultati tangibili per i cittadini. Questo programma unisce finalità sanitarie e sociali in un’unica strategia per offrire risposte più eque e inclusive ai bisogni delle comunità – rimarca e conclude Iacolino -. Le Aziende sanitarie territoriali sono le vere protagoniste di questa fase, perché le risorse sono destinate a loro per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure e alle misure di prevenzione. L’Assessorato ha svolto un ruolo attivo nel favorire il coordinamento tra territorio e strutture ospedaliere, così da rendere il sistema più integrato e vicino ai cittadini”.

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