In crescita ovunque anche la raccolta differenziata, che nel 2023 si attesta al 66,6% dei rifiuti prodotti (era il 65,2% nel 2022). Restano marcate le differenze territoriali, con il Nord dove la spesa media si attesta sui 290 euro l’anno e una raccolta differenziata che raggiunge il 73% dei rifiuti prodotti; segue il Centro dove le famiglie spendono in media 364 euro, mentre si differenzia il 62% dei rifiuti; sempre fanalino di coda il Sud con una spesa media di 385 euro l’anno e una raccolta differenziata ferma al 59%.
I DATI REGIONALI E DEI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA
Le regioni più economiche sono il Trentino-Alto Adige (224 €), la Lombardia (262 €) e il Veneto (290 €), mentre le più costose restano la Puglia (445 €), la Campania (418 €) e la Sicilia (402 €).
Catania è il capoluogo di provincia dove si spende di più, 602 euro; Cremona quello più economico con 196 euro in media a famiglia.
I dati regionali
A livello regionale, spiccano in positivo, oltre al Trentino Alto Adige che si caratterizza per la spesa più bassa e un’elevata percentuale di raccolta differenziata, anche Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche dove ad una TARI molto al di sotto della media nazionale, si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata.
I capoluoghi più costosi e più economici
Dei dieci capoluoghi più costosi, sette appartengono a regioni meridionali, a conferma del persistente divario territoriale. In cima alla classifica si collocano Catania (602 €), Pisa (557 €), Genova (509 €) e Napoli (496 €).
In modo speculare, dei 10 capoluoghi che si posizionano come più economici, 8 appartengono a regioni settentrionali. Tra i più economici, Cremona (196 €), Udine e Trento (199 €) registrano i costi più contenuti, in larga parte grazie alla presenza di sistemi di raccolta efficienti e di tariffazione puntuale.
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, Novembre 2025
Nel complesso, la crescita dei costi è generalizzata: rispetto al 2024, 95 capoluoghi hanno registrato un aumento della tariffa, 14 una riduzione, mentre solo uno è rimasto invariato.
Le variazioni più marcate si osservano a Reggio Emilia (+15,1%), Ferrara (+13,8%) e Siena (+12,9%), mentre i cali maggiori si registrano a Modena (–12,3%), Aosta (-8,4%), Cagliari (–7,6%) e Milano (–7,5%).
Caro Tari in Sicilia: costo medio a 402€, aumento del 3,1%
La gestione dei rifiuti in Sicilia continua a rappresentare una sfida sia economica che ambientale per i cittadini. I dati aggiornati a Novembre 2025 dall’Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva evidenziano un aumento generalizzato dei costi della Tassa Rifiuti (Tari) e un quadro eterogeneo per quanto riguarda la produzione e la raccolta differenziata.
L’impennata della Tari: variazioni e punte Massime
Il costo medio della Tari in Sicilia per il 2025 si attesta a 402€, registrando un incremento medio del 3,1% rispetto ai 390€ del 2024. Questo aumento, seppur contenuto, pesa sui bilanci familiari in un contesto economico già difficile.
A livello provinciale, le differenze sono significative:
-
Tariffe più elevate: Le province più esose sono Catania con 602€ e Trapani con 463€ (in aumento rispettivamente dell’1,1% e del 2,3% sul 2024). Seguono Agrigento con 456€ (l’aumento più consistente, pari al 6,6%), e Ragusa con 395€.
-
Tariffe più contenute: Le città con le tariffe più basse sono Enna (278€), Messina (331€) e Caltanissetta (337€).
-
Variazioni in evidenza: L’aumento più marcato è stato registrato ad Agrigento (+6,6%), mentre il capoluogo di regione, Palermo, ha visto un incremento del 7,8%, portando la tariffa a 361€. L’unica città ad aver registrato un lieve calo (-0,4%) è Siracusa, dove la Tari è passata da 398€ a 397€.
Produzione Rifiuti e Raccolta Differenziata: Luci e Ombre
Il quadro ambientale, analizzato sui dati di Produzione pro-capite di Rifiuti Urbani (RU) e sulla percentuale di Raccolta Differenziata (RD) riferiti al 2023, mostra margini di miglioramento, benché la media regionale sia lontana dagli obiettivi nazionali.
La produzione media pro-capite di rifiuti urbani in Sicilia si è attestata a 449,2 kg, con un dato generale in diminuzione in quasi tutte le province, un segnale positivo nell’ottica della riduzione alla fonte:
-
Maggiore produzione: Catania è in cima alla lista con 593,1 kg pro-capite, seguita da Siracusa con 520,9 kg e Palermo con 566,8 kg.
-
Minore produzione: Enna con 416,8 kg e Messina con 436,4 kg registrano i valori più bassi.
La percentuale media regionale di raccolta differenziata (RD) si attesta con una media del 55,2% e mostra un trend in forte crescita (+55,2%) rispetto all’anno precedente. Tuttavia, le differenze provinciali sono ampie:
-
Eccellenze nella RD: Le province che hanno superato il 70% di RD sono Ragusa (70,8%, in crescita) e Agrigento (69,7%, in crescita).
-
I dati del capoluogo regionale: Palermo si posiziona molto indietro con solo il 16,9% di RD, nonostante un aumento complessivo.
-
Altre Province: Seguono Enna (69,0%), Trapani (67,3%), Caltanissetta (61,8%) e Messina (55,4%).
-
Fanalini di coda: Oltre a Palermo, anche Catania registra una percentuale bassa, pari al 34,7%.
In conclusione, la Sicilia mostra segnali incoraggianti sulla riduzione della produzione di rifiuti e sulla crescita della raccolta differenziata, le tariffe Tari continuano a salire, riflettendo probabilmente l’inefficienza di un sistema che, in alcune aree come Palermo e Catania, stenta ancora a raggiungere standard di raccolta adeguati.
Raccolta Differenziata in crescita: i numeri nazionali
Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA 2024, nel 2023 in Italia la produzione pro capite è stata di 496 kg per abitante, in lieve aumento rispetto ai 493 kg del 2022, ma inferiore alla media europea (521 kg). Valori più elevati si riscontrano al Centro (533 Kg/ab.) seguito dal Nord (515 kg/ab.) e dal Sud (449 Kg/ab.).
Sul fronte della raccolta, nel 2023 la percentuale media nazionale di raccolta differenziata è pari al 66,6%, superiore alla soglia del 65% fissata dalla normativa europea. Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti differenziati nel 2023 la percentuale più elevata è relativa alla frazione organica (38,3%), seguita da carta (19,1%) e vetro (11,9%) e plastica (8,8%). Le percentuali più basse riguardano i RAEE (1,4%) e i rifiuti tessili (0,9%).
Un aspetto rilevante riguarda la frazione organica, che rappresenta circa il 36% del totale dei rifiuti raccolti. L’Italia dispone oggi di oltre 400 impianti di trattamento (compostaggio e digestione anaerobica), concentrati per lo più nel Nord, mentre nel Sud la carenza impiantistica genera costi e inefficienze come si è visto nell’ultimo periodo ad esempio nella raccolta della plastica in Sicilia.
Ogni cittadino italiano produce in media 180 kg di rifiuto organico all’anno.
Dove la raccolta è gestita in modo efficiente (Veneto, Trentino, Emilia-Romagna), il tasso di impurità dell’umido è inferiore al 3%; nelle regioni meridionali può superare il 15%, riducendo drasticamente le possibilità di recupero e aumentando i costi di smaltimento.

Il riciclo effettivo complessivo dei rifiuti urbani – cioè la quantità realmente recuperata dopo la selezione degli scarti – è stimato da ISPRA al 50,8%, valore in crescita ma ancora inferiore al target europeo del 55% fissato per il 2025.
La percentuale di rifiuti che ancora vengono smaltiti in discarica è di circa il 16%, in calo rispetto al 2022 ma anche in questo caso con forti differenze territoriali:
• Nord: 73,4% raccolta differenziata – discarica <10%
• Centro: 62,3% raccolta differenziata – discarica ~20%
• Sud: 58,9% raccolta differenziata – discarica >35%
FONTE DATI: Osservatorio Prezzi e Tariffe Cittadinanzattiva DOSSIER RIFIUTI 2025
La nota del Comune di Catania in merito al report di Cittadinanzattiva

“In relazione alla classifica diffusa che colloca ancora una volta Catania al vertice nazionale per costo della Tari con una media familiare pari a 602 euro annui, a fronte di una spesa media nazionale di 340 euro, l’Amministrazione Comunale ritiene doveroso chiarire come tale risultato sia l’esito di una pluralità di fattori e dinamiche c strutturali che investono l’intero ciclo dei rifiuti. Il dato negativo, anzitutto, risente in maniera significativa del fenomeno dei conferimenti illeciti provenienti dai comuni limitrofi, i cui rifiuti finiscono per gravare sul capoluogo incrementando sensibilmente la quota di indifferenziato raccolto. Un dato che si evidenzia in uno dei fattori principali su cui poggia il sistema tariffario, cioè la produzione pro capite dei rifiuti che nel capoluogo etneo è anormalmente alto. Se in Italia ogni cittadino produce circa 500 kg di rifiuti annui, a Catania questo dato nel 2024 si è attestato a oltre 610: in sostanza più del 20% in più, che significano maggiori costi di raccolta e smaltimento a carico dei contribuenti”, dichiara in una nota ufficiale il Comune di Catania.
“A ciò si aggiunge l’intensa attività di bonifica delle discariche abusive, interventi indispensabili per restituire decoro e sicurezza al territorio che tuttavia comportano un inevitabile aumento dei quantitativi di rifiuto non separato, con conseguente aggravio dei costi di smaltimento che, per legge, devono essere integralmente coperti dalla tariffa. Ulteriori criticità derivano dalla saturazione degli impianti di conferimento regionali e dalla necessità, di trasferire i rifiuti fuori dai confini nazionali, soluzione onerosa che incide pesantemente sul bilancio complessivo del servizio”, continua la nota.
“Nonostante ciò, il percorso intrapreso negli ultimi anni testimonia un’inversione di tendenza concreta e responsabile: la raccolta differenziata continua a crescere grazie all’ampliamento delle isole ecologiche, al potenziamento delle infrastrutture ambientali e a una progressiva maturazione del senso civico della comunità, raggiungendo il 37 %. Valore che tuttavia deve rappresentare una base da cui proseguire con determinazione verso risultati ancora più virtuosi. La prospettiva resta quella di un sistema più equo ed efficiente in cui la riduzione dei costi passi attraverso il rispetto delle regole, la partecipazione consapevole dei cittadini e un contrasto deciso all’evasione tributaria”, conclude la nota.







