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In Sicilia una ricca varietà di colture

Il melograno: l’albero dal fascino mediorientale tra simbologia, miti e benefici

domenica 30 Novembre 2025

Il nome botanico “punica granatum” non lascia spazio ad indugi sulle origini di questa pianta dal fascino mediorientale. Si narra che sulle sponde africane della Sicilia approdarono i Fenici e portarono con sé la pianta di melograno con i suoi frutti conosciuti allora come “mele di Cartagine”.

Quando si parla di melograno a prima vista si resta ammaliati dal suo frutto, la “melagrana”, dalla forma tondeggiante e da quei colori vividi che ricordano le sfumature del crepuscolo. Il finire di una giornata, come il finire della stagione estiva che spalanca le porte dell’autunno, racchiusa tra le coloriture malinconiche del tramonto, è un’immagine suggestiva che sa fortemente di vita, sebbene lo spogliarsi degli alberi e il diradarsi della luce. La stessa vita che è racchiusa visceralmente nella simbologia principale proveniente dalla mitologia e addotta al melograno, ovvero la fertilità.

 

Simbologia e miti relativi al melograno

Il mito associa il melograno a tre divinità dell’antica Grecia: Era, Persefone e Afrodite, svelandone aneddoti e caratteristiche. Il mito, come la poesia, è capace di sprigionare l’autentica forza della metafora dando magnetica rilevanza ai significati e ai significanti che esso stesso racchiude. Era, moglie di Zeus e protettrice del matrimonio, nelle sue raffigurazioni tiene in mano proprio una melagrana: da quest’immagine nasce spontaneo l’accostamento del frutto all’unione coniugale.

Sulla stessa scia il mito tramanda che Afrodite, dea dell’amore passionale, piantò la prima pianta di melograno a Cipro, tant’è che sull’isola la pianta è considerata sacra. La vera svolta semantica si ha approfondendo il mito legato alla figura di Persefone, figlia di Demetra e moglie di Ade, il dio degli inferi. Il mito racconta del rapimento di Persefone e del suo sacrilegio, quello di aver mangiato sei chicchi di melagrana nell’oltretomba. Il gesto la condannò a trascorrere sei mesi all’anno nel regno dei morti. I restanti sei mesi li passava con la madre Demetra, dea dell’agricoltura, che proprio in quel periodo faceva rifiorire la terra per festeggiare il ritorno della figlia. È un caso simbolico in cui una pianta è sacra sia al mondo dei defunti sia all’unione coniugale e alla fertilità. Una dualità che evoca, tra il decadentismo stagionale, sprazzi di vitale energia.

Il melograno in Sicilia

Nasci nt’April un picciottu ciuritu, nta Maju po’ diventa ‘ncurunatu; è beddu, graziusu e sapuritu cu tuttu chi va cintu d’armi e armato” (Nasce ad Aprile un giovanotto fiorito, a Maggio poi diventa incoronato e bello, grazioso e carino, nonostante sia circondato da una corazza).
La pianta del melograno “Ranatu in siciliano” è la protagonista di questo indovinello in cui il frutto del melograno viene descritto come un giovane ragazzo puntualizzando i mesi primaverili come cruciali per la fioritura e per il comparire appunto della forma incoronata  del picciolo. Del frutto vengono esaltate sia la bellezza e la bontà sia la sua natura protetta dalla buccia dura come una corazza.

La Sicilia oltre ad aver immortalato il melograno in uno dei suoi tanti proverbi, è una delle regioni italiane in cui il superfood autunnale viene coltivato maggiormente per il clima temperato e mite che regala l’Isola. Le zone della Sicilia in cui esistono maggiori produzioni e varietà pregiate sono quelle del siracusano, del nisseno, dell’agrigentino, del Trapanese e del Catanese. Tra le varietà più apprezzate sull’isola, si cita soprattutto quella “Wonderful” che si presenta di un colore rosso intenso e uniforme. La scorza di questa melagrana è di spessore medio, caratterizzata da una forma arrotondata con la corona allungata.

Il sapore di questa varietà è quello caratteristico tendente all’agrodolce e i suoi semi sono quasi inconsistenti al palato. Per questa inconsistenza dei suoi semi, le melagrane wonderful sono ottime per le
spremute risultando tra le più apprezzate e famose al mondo. Il loro periodo di raccolta va da metà ottobre fino a metà novembre, con un lungo periodo di conservazione che va dai 30 ai 40 giorni.
Ci sono anche altre varietà diffuse sull’isola, tra le quali spiccano la varietà “Dente di cavallo” che per la durezza dei suoi semi è la meno consumata, la varietà “Etna” conosciuta per la dolcezza del succo, la varietà “Valenciana” originaria della Spagna e caratterizzata internamente da un colore rosa. Tra le varietà più particolari ci sono quella “Acco o Ako” originaria di Israele di cui spicca il colore giallo dei suoi frutti e infine la
varietà “Hicaz” di origine turca con frutti di colore rosso e sfumature arancioni e gialle.

Benefici per la salute

Toccasana per eccellenza, il succo della melagrana è considerato una bevanda dalle eccezionali proprietà benefiche elevandolo a superfood per antonomasia. Tra i principi nutritivi prevalenti sia nel succo che nella polpa si trovano la vitamina C che contribuisce a fortificare le difese immunitarie, i polifenoli, con le loro proprietà antiossidanti, i quali oltre a contrastare l’invecchiamento cellulare, contribuiscono a regolare le quantità di colesterolo nel sangue.

Inoltre arricchiscono lo scenario la massiccia presenza di sali minerali come magnesio, ferro, potassio, sodio e fosforo. La vera svolta in termini salutari è arrivata dopo la recente ricerca scientifica pubblicata nel 2014 da cui è emerso che l’acido ellagico, contenuto nella melagrana, limiterebbe la crescita delle cellule tumorali. Inoltre lo stesso acido ellagico, contenuto anche nel pistacchio, contribuisce anche a ridurre i sintomi di malattie metaboliche croniche come per esempio il diabete di tipo 2.

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