Riparte da un uomo di 50 anni, spagnolo, che si trovava davanti casa di Mario Biondo la sera della sua morte l’inchiesta sul decesso del cameraman palermitano trovato senza vita nel 2013 nella sua casa di Madrid dove abitava con la moglie, Raquel Sánchez Silva, nota giornalista e conduttrice televisiva spagnola.
Il nome della persona, che sicuramente conosceva bene Biondo perché era collegata con il cellulare al wifi dell’abitazione del giovane, quindi ne aveva la password, è stato comunicato dai consulenti italo-americani della Emme Team, che svolgono indagini difensive per la famiglia di Mario, alla Procura generale che ha avocato l’indagine sulla morte del cameraman palermitano dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.
La famiglia Biondo è da sempre convinta che il ragazzo sia stato assassinato e non si sia suicidato come in un primo momento hanno ritenuto gli inquirenti. Il team di esperti italo-americani, dopo aver scoperto le attività internet del giorno della morte di Biondo connesse ai suoi social network e la presenza di dispositivi estranei alla vittima che ne controllavano messaggi e contenuti, ha accertato una serie di incongruenze nelle conclusioni del consulente dei pm secondo il quale Biondo non utilizzava profilo social ed email dal 2011.
La Emme Team ha invece scoperto migliaia di pagine di dati, messaggi, post della vittima e tutti gli indirizzi IP di chi controllava i profili social di Mario Biondo, anche la notte della sua morte.
Le indagini difensive hanno svelato anche particolari sull’uso della carta di credito di Biondo. All’ora del decesso, dalle indicazioni trovate il cameraman si trovata in casa con il telefono e computer connessi al Wi-Fi e in contemporanea a oltre un km di distanza pagava con la carta di credito, mai stata trovata, una consumazione in un cocktail bar.
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