Mission per il 2020: Confapi progetta il futuro per i giovani siciliani. La lettera di Dhebora Mirabelli – Presidente Confapi Sicilia.
«Cari ragazzi,
Non posso darvi torto quando affermate che le ricchezze della nostra amatissima terra valgono ben poco se non riusciamo a farle apprezzare creando economia, preservandole e trattenendo i nostri affetti più cari; costruendo oggi il nostro e il Suo futuro. Giustamente, voi vi arrabbiata. Noi ci “incazziamo”. Da quando sono alla guida di Confapi Sicilia, circa 8 mesi, dopo anni ed esperienze all’estero, con il Direttivo e le piccole e medie industrie associate, ci impegniamo quotidianamente per trovare soluzioni sui malumori da voi sollevati e, qualcuno di più.
Ogni giorno leggiamo notizie sulla fuga di giovani e cervelli che ci costano 14 miliardi l’anno perché formati in Italia, lo spopolamento dei borghi e i paesini più belli di Italia, il trasferimento all’estero del 20% delle start up nei primi 4 anni di vita per mancanza di respiro e reti internazionali. Nessuno fa nulla di concreto: studiamo e, dopo la divulgazione di dati, analisi e statistiche sconfortanti, non ci sono ancora risposte e alternative per rimanere. Leggiamo ancora e ci indigniamo di più, davanti a soluzioni che “svendono”, per mancanza di una strategia di sviluppo condivisa, il nostro patrimonio artistico e urbanistico; gridando al mondo che, in fondo poi non valgono un granché in primis per chi dovrebbe tutelarle e amministrarle coinvolgendo i partner strategici sul territorio.
Così la Sicilia diventa famosa nel mondo come l’outlet dei borghi e della storia. Come un vestito di moda di fascia alta, icona dello stile italiano, assistiamo alla corsa ai “saldi” di un patrimonio costruito sui risparmi dei nostri genitori. Ci indigniamo di fronte alla beffa: gli italiani e l’Italia si salvano dalla bancarotta grazie alla cultura del risparmio e investimento sul mattone e poi assistiamo inermi ad una “bancarotta fraudolenta del tuo e nostro futuro”. Sembra che tutti abbiano smesso di sognare, investire, immaginare nuovi modelli di sviluppo sostenibili capaci pragmaticamente di creare generatività e futuro.
Diventiamo ogni giorno tutti un po’ più stanchi e ci riscopriamo a gioire per soluzioni figlie di pensieri nati “vecchi” capaci solo di far sopravvive qualcuno ancora, qui in Sicilia. Ci arrabbiamo e indigniamo, proprio come succede a voi, per tutto questo e perché quando qualcosa funziona, quando conosciamo una realtà imprenditoriale che dà lavoro e respiro, non dormiamo la notte perché ogni giorno il Governo si inventa una nuova imposta o tassa per le pmi: fino ad arrivare a chiedergli il 64% del reddito. A chi chiediamo posti di lavoro dignitosi allora? Ai servizi pubblici che lo Stato non garantisce? Agli enti a partecipazione statale sempre più “stipendifici” a servizio della politica? All’Ue che prendiamo in giro con frodi e inoperatività? “Pensiamo A Sud” è la nostra risposta di orgoglio, dignità e generatività.
Talenti, eccellenze e innovazione messi a servizio della riscoperta del patrimonio artistico, urbanistico e culturale per creare i nuovi DISTRETTI PRODUTTIVI EFFICIENTI di Confapi nei centri storici. Vogliamo, con i nostri soci e associati, investire per ri-comprare in stock quello che il contesto socio-economico permette di svendere e, innescare così meccanismi virtuosi generativi di imprese basate su utopie possibili ed economicamente sostenibili.
Vogliamo restituirvi le chiavi della casa/ufficio acquistata con i risparmi di una vita dai nostri e vostri genitori perché crediamo che una volta formati in un mondo globale quali ambasciatori di cultura e tradizioni Made in Sicily, possiate rientrare, contaminarvi e mescolarvi con culture ed esperienze diverse accolte e con la nostra rete di imprenditori e professionisti nazionale e internazionale… proprio lì in quel borgo o paesino spopolato che vi è familiare ed è la vostra casa.
Noi ci mettiamo rischio imprenditoriale e, facendo rete, proviamo a fornire soluzioni di sistema perché siamo abituati a metterci in gioco, difformemente da altri, ma voi scendete in campo e dateci fiducia e popolate il nostro patrimonio con i vostri sogni più ambiziosi, i ricordi più familiari di profumi, sapori e tradizioni, il vostro ritrovato affetto per l’amata terra. Trasformiamo in progetti, attraverso la valorizzazione delle nostre eccellenze e l’integrazione produttiva, la vostra rabbia e indignazione, insieme: Pensiamo A Sud sostituendoci a chi ha smesso di Pensare Al Sud.
Se “cu nesci arrinesci” per sé, chi resta può riuscire anche per gli altri».