“Anche i servizi segreti si occuparono delle indagini sulla strage di via D’Amelio. In particolare venne in ufficio alla Procura un funzionario del Sisde, era Bruno Contrada“. A parlare è il Procuratore aggiunto di Catania Carmelo Petralia che ha deposto al processo sul depistaggio Borsellino.
Petralia che è indagato per calunnia aggravata dalla Procura di Messina, interrogato dal pm Stefano Luciani, ha raccontato del periodo delle indagini dopo la strage di via D’Amelio alla Procura di Caltanissetta. “C’è stato un concorso di contributi incredibile – dice Petralia che all’epoca era distaccato alla Procura di Caltanissetta- e c’era anche la presenza di appartenenti al Sisde, che si concentrava in una venuta di funzionari, tra cui Bruno Contrada. Io lo vidi per la prima volta e mi colpì’ la sua faccia. Poco tempo dopo seppi che venne arrestato“. E ricorda un pranzo all’hotel San Michele con magistrati e funzionari e tra i presenti c’era anche Contrada. Racconta anche di avere saputo che Giovanni Falcone “non parlava bene di Contrada“.
Alla domanda se l’allora Procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra aveva “rapporti diretti” con Contrada Petralia risponde: “Non posso dire che Tinebra li avesse ma il primo contatto era certamente con il procuratore capo”. Però poi dopo che il pm Luciani legge in aula una serie di appuntamenti di Contrada con gli inquirenti nisseno estratti dalla agenda di Contrada, aggiunge: “Il rapporto del Sisde da parte dei magistrati, e ci metto oltre me anche Ilda Boccassini e Fausto Cardella, non c’era. Se questo rapporto c’è stato, come i dati estratti dall’agenda lo attestano, era un rapporto cn il Procuratore capo“, cioè Giovanni Tinebra