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Mafia a Palermo: ecco le attività che pagavano il pizzo a Scotto

mercoledì 19 Febbraio 2020
DIA blitz Antimafia-Arenella White Sharks

Sono notevoli gli elementi che emergono dalle carte dell’indagine della DIA, che lunedì 17 febbraio nell’ambito dell’operazione White Shark – ha portato in cella 8 persone della famiglia mafiosa dell’Arenella.

L’elemento di spicco era Gaetano Scotto, boss che subito dopo l’uscita dal carcere, avrebbe ripreso la guida della famiglia mafiosa del quartiere di Palermo. In base alle carte, il nipote Antonino, sarebbe stato la “testa di legno” che gestiva il pub “White Club“.

Ma non solo. La Dia mette nero su bianco come Scotto avrebbe effettuato il controllo delle attività commerciali con le estorsioni. Emerge un quadro nuovo, con il racket non necessariamente imposto con la forza; alcuni commercianti infatti avrebbero pagato senza imposizioni, per ingraziarsi il superboss Gaetano Scotto, ritenuto dagli investigatori il trait d’union tra la mafia e i servizi segreti deviati.

Ecco una carrellata sulle attività coinvolte nelle indagini.

LA MERCEDES

La vicenda che riguarda l’autofficina Mercedes “La nuova Stella”: «è emblematica di una particolare categoria di soggetti, che sono allo stesso tempo vittime e fiancheggiatori del potere mafioso – annota la DIA – quale Silvio Benanti, formalmente impiegato ma in realtà amministratore di fatto della Srl, già indicato come l’opaco imprenditore che aveva fornito ai familiari di Scotto Gaetano l’auto per recarsi a trovare il recluso e, accompagnandoli personalmente, a prelevarlo dopo la liberazione per ritornare all’Arenella. Benanti, totalmente assoggettato al potere degli Scotto, ha sempre soddisfatto qualsiasi richiesta pervenuta dagli stessi, anche perché in passato Gaetano Scotto gli aveva fornito protezione».

E in una conversazione intercettata, il boss Gaetano Scotto «confidava alla sorella che avevano ricevuto 10.000 euro da quello della Mercedes (Benanti Silvio) il quale aveva corrisposto altri 1.500 euro sia per lui sia per il fratello Pierino». I fratelli Pietro e Francesco Paolo avrebbero percepito denaro da Benanti: “Il colpo grosso è stato da Silvio… mi dava il 3%, 1.500 euro, con i soldi che mi ha dato Silvio”. E Gaetano Scotto avrebbe confermato: “Lui diceva a me: io… io due milioni al mese”.

GALATI

La “Galati Catering srl” costituisce una delle più floride attività commerciali nel settore della ristorazione operanti a Palermo e Provincia. Essa – scrive la Dia – «rappresenta per cosa nostra una proficua fonte di guadagno, attraverso l’attività estorsiva di cui vi è chiara traccia nelle intercettazioni».

Al nipote Antonino, il boss Gaetano Scotto diceva che alcuni suoi amici stavano “…acchiappando ai Galati…” . Il nipote raccontava che quando c’era Pietro Magrì, «quest’ultimo guadagnava i soldi imponendo il servizio di sicurezza per i banchetti che Galati organizzava», riporta la DIA.

Emergerebbe quindi una estorsione aggravata in danno all’imprenditore Galati Bartolomeo (“quello si è spaventato” diceva Scotto nelle intercettazioni).

LE ROSTICCERIE “GANCI”

Ma non solo. Scotto riferirebbe ancora al nipote Rossi: “…Ganci pure… Ganci pure… amici miei stanno acchiappando pure a questo qua”.
L’indagato fa riferimento «all’attuazione di estorsione nei confronti di un altro esercizio commerciale della zona, individuato nella ditta Ganci Srl, che gestisce a Palermo punti vendita in via Mariano Stabile, via Filippo Brunelleschi, via Cala, via Agrigento e via Thaon De Revel (quest’ultimo nel rione Arenella)».

Nelle carte compare poi la ditta Sciacca I. Srl, attiva nella vendita all’ingrosso e al dettaglio di ferramenta, utensili, elettrodomestici, casalinghi.

Per la DIA, tuttavia, l’individuazione delle vittime del pizzo «non è certa, ma la vicenda conferma la caratura criminale di Gaetano Scotto, che era stato chiamato dal “Checco” (Costa Giuseppe) per avvisarlo che le vittime si sarebbero direttamente presentate da lui per consegnargli i soldi del pizzo».

IL RISTORANTE “TRIZZANO”

In un’intercettazione del 2016 effettuata al pub “White Club” Antonio Rossi diceva allo zio Gaetano Scotto che avrebbe «appreso direttamente da Pietro Magrì dei favoritismi che Francesco Paolo Scotto avrebbe fatto a Giovanni Tarantino, titolare del ristorante “Trizzano”» di piazza Tonnara, il quale «era stato abile nel sapersi accattivare la protezione degli Scotto, limitandosi a fare dei regali allora detenuto Gaetano Scotto e al fratello Francesco Paolo, riuscendo di fatto a evitare qualsiasi richiesta di pizzo».

Gaetano Scotto
Gaetano Scotto

Durante un aperitivo al ristorante “Trizzano” il boss Gaetano Scotto confermerebbe all’ex compagna dei regali ricevuti durante la detenzione da Tarantino, «confidandole, inoltre, che durante una cena questi aveva tentato di dargli una busta contenente denaro che lo Scotto aveva rifiutato, ma solo perché la consegna non era avvenuta in modo riservato ma in presenza di altre persone».

«Come per il caso di Benanti Silvio (vedi Mercedes, ndr) – si legge nelle carte dell’inchiesta – la vicenda prova il ruolo nel sodalizio di Scotto Gaetano e Magrì Pietro, ma non si risolve in condotte penalmente rilevanti a carico dell’imprenditore».

LA MARSA

Scotto avrebbe chiesto a Lucido Rosolino, titolare dello stabilimento balneare “La Marsa” dell’Addaura, di ospitare nel 2016 una sua amica avvocato. Dopo il soggiorno il titolare avrebbe chiesto a Scotto il saldo, ma lui si era rifiutato: “il padrone ero io… comandavo io là… il 50% dei biglietti…”.

Alla fine avrebbero pattuito 300 euro a fronte dei 930 previsti per il soggiorno dell’avvocato. E di questo prezzo di favore Scotto si sarebbe vantato con i nipoti.

LA DISCOTECA “IL MORO”

Ex Chimica Arenella

Sempre all’interno del pub dell’Arenella, in un’intercettazione del 2016, si apprende di «una vicenda estorsiva ai danni della discoteca “Il Moro”. Pietro Scotto, conscio dei corposi incassi serali della discoteca, aveva organizzato una richiesta estorsiva». A riferirlo a Gaetano Scotto è il nipote Antonio Rossi.

La richiesta di pizzo risalirebbe dunque al periodo ante 2016, in cui Gaetano Scotto era ancora detenuto.

LA PIZZERIA AMBULANTE

Perfino un ambulante, tale Giuseppe Gulino, era nella rete estorsiva di Scotto, che gli aveva trovato il posto dove piazzare il furgone, nello spiazzo antistante l’ex Chimica Arenella e l’ex discoteca “Il Moro”.

Si tratta del furgone reclamizzato “I Paladini, pizzeria su ruote”.

OROCOLATO

Tentata estorsione pure al pub “Orocolato” di via Marchese di Villabianca. Il titolare sarebbe stato avvicinato dagli uomini di Scotto per la richiesta del pizzo.

LO STIGGHIOLARO

A dimostrazione della caratura criminale di Scotto, la DIA annota il caso del venditore di stigliole: tale Salvatore Scarlato, pregiudicato dell’Acquasanta, «si era rivolto allo Scotto per essere autorizzato a vendere le stigliole nei pressi di piazza Tonnara, all’Arenella».

Oltre alla vendita ambulante abusiva, anche la vendita delle sigarette di contrabbando sarebbe stata soggetta all’autorizzazione mafiosa. E pure la vendita abusiva del pesce spada.

CONAD NEL TRAPANESE… E L’OMBRA DI MESSINA DENARO

Nelle carte dell’indagine anche il rapporto tra Scotto e «un altro spregiudicato imprenditore, Giuseppe Tarantino, con precedenti penali quali bancarotta fraudolenta e fallimento» – annota la DIA, già coinvolto nel precedente sequestro del Bar Alba, di cui era il gestore.

Tarantino avrebbe chiesto “protezione” a Scotto, a seguito di richieste estorsive di altri, nel suo bar dentro un Conad.

In un’importante intercettazione Scotto parla al nipote di questa richiesta di pizzo e di un Conad a San Vito Lo Capo. A quel punto tira in ballo perfino il latitante Matteo Messino Denaro: «…mi manda sempre i saluti di Alessio, di Matteo Messina Denaro… questo che è latitante». 

Insomma grandi spunti investigativi.

Sono stati poi documentati rapporti con soggetti italo-americani, rappresentanti delle più potenti famiglie di Cosa nostra d’Oltreoceano, già oggetto di indagini da parte di FBI e DEA.

Gaetano ScottoGaetano Scotto – lo ricordiamo – nei giorni scorsi, è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini perché è accusato, insieme a Nino Madonia, di avere ucciso l’agente Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio a Villagrazia di Carini nell’agosto del 1989.

Nel febbraio del 2016 Scotto era stato perfino intervistato da Le Iene, dichiarandosi completamente estraneo a quel delitto: “A me dispiace per il figlio di Vincenzo Agostino, io non ci posso pensare a quello che può sentire una persona quando gli muore un figlio, ma sono minchiate, sono tutte cose false… Sono tutte fesserie, è tutto un processo che andrà in fumo, io non so niente”.

VIDEO:

 

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