Approvato all’Ars il disegno di legge voto per la modifica dell’articolo 38 dello Statuto siciliano relativo alla cosiddetta condizione di insularità.
“Esprimo grande apprezzamento per l’approvazione del disegno di legge che mi ha visto relatore su una battaglia che da anni mi sono intestato – a dirlo è Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia che prosegue – in questi quasi due anni abbiamo ricevuto numerose sollecitazioni per l’approvazione della legge voto di oggi con la quale inseriremo il principio di insularità attraverso una modifica dello Statuto regionale. La nostra condizione geografica fu la ragione per cui si decise di riconoscerne l’autonomia statutaria ma di questa specificità ci siamo accontentati per troppo tempo con l’illusione di interventi finanziari mai arrivati. Oggi si apre all’impegno di una modifica statutaria che può divenire simbolo di un patto con lo Stato. Adesso auspichiamo nel superamento del doppio scoglio delle Camere e incalzare lo Stato perché venga definitivamente riconosciuto lo svantaggio derivante da una condizione geografica che non può relegarci a periferia esistenziale. È già – corre l’obbligo sottolinearlo – la lungimiranza della legislazione europea ci dà ragione, attenzionando da anni all’interno del TFUE il tema del rischio di satellizzazione delle aree insulari“.
“Il via libera dato dall’Ars alla legge-voto per l’inserimento della condizione di insularità nel nostro Statuto è un risultato storico, atteso da anni e di fondamentale importanza per la Sicilia. Finalmente lo Stato dovrà riconoscerci gli svantaggi derivanti da questa nostra condizione penalizzante e garantire le misure e gli interventi compensativi in settori nevralgici come, ad esempio, la mobilità di persone e merci. Fin dal suo insediamento il governo Musumeci si è battuto con convinzione per raggiungere questo traguardo, ora tocca al Parlamento nazionale prendere atto del sacrosanto diritto della Sicilia e dei siciliani di avere le stesse opportunità di sviluppo del resto d’Italia“. Lo dichiara Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima, nonché uno dei firmatari del disegno di legge.
LE STIME DEL GOVERNO REGIONALE
La condizione di insularità potrebbe costare alla Sicilia tra i 4 ai 5 miliardi di euro l’anno.
Questa è la stima presunta di una ricerca valutativa che il governo Musumeci condurrà attraverso il dipartimento della Programmazione e l’assessorato all’Economia. La definizione di insularità comprende il concetto di “discontinuità territoriale” che caratterizza alcune regioni e che determina una specificità di natura economica, trasportistica, ambientale e sociale. Questa condizione rappresenta un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali che possono godere di una maggiore facilità di collegamento e interscambio. Che l’insularità sia un fattore penalizzante è riconosciuto dalla Commissione Europea che considera le regioni interessate meritevoli di azioni politiche capaci di far superare il gap rispetto alle aree continentali.
“Lo studio che sarà terminato entro il prossimo mese di luglio – commenta l’assessore dell’Economia Gaetano Armao – fornirà al governo regionale il dato puntuale del costo occulto dell’insularità. Costo che si aggiunge alle risorse sottratte alla Sicilia. Dai conti pubblici territoriali, per i siciliani siamo oltre i 10 miliardi di perdita secca”.
Si calcola che nell’Unione Europea ci sono 450 isole con 14 milioni di abitanti, e di questi ben oltre 5 milioni, pari al 36 per cento, sono residenti in Sicilia. Lo studio del costo dell’insularità per l’Isola parte dalla valutazione di alcuni parametri come l’accessibilità e i relativi i costi di tempo dovuti al fatto che quasi tutte le isole dipendono dal trasporto pubblico, i conseguenziali costi monetari che derivano dall’assenza di valide alternative di collegamento e trasporto, i costi delle infrastrutture e dei servizi, che devono essere forniti singolarmente a ciascuna isola senza possibilità di realizzazioni sinergiche e i costi che, in conseguenza dei fattori elencati, gravano sugli abitanti isolani.