La Corte costituzionale ha indicato che l’ergastolo ostativo (cioè l’esclusione dei condannati per reati di mafia, terrorismo ed eversione dai benefici penitenziari, in caso di mancata collaborazione con la Giustizia) è incompatibile con la Costituzione, invitando il Parlamento ad intervenire in materia entro il prossimo maggio.
“Allo Stato chiedo giustizia. Si parla di benefici per i mafiosi, ma i benefici devono essere dati anche a noi. Vengono sempre prima loro e questo non va bene perchè ci fa vivere male. Non stiamo parlando di detenuti comuni, ma di chi chi ha fatto cento, duecento omicidi. Io sono garantista ma non significa che queste persone vengano scarcerate”. Così Tina Montinaro, moglie di Antonio, poliziotto caposcorta di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci, intervenendo ad un convegno organizzato dall’ associazione Quarto Savona Quindici.
“Il carcere – osserva la donna – deve essere rieducativo, ma questi vanno fuori, fanno i filosofi e ti ridono in faccia. Mio marito proteggeva un uomo di Stato ed io cerco di portare avanti la sua memoria. Non bisogna dimenticare queste persone e neanche quelli che li hanno uccisi. La maggior parte di loro si sono dichiarati pentiti; vogliamo contare quanti sono dentro tra quelli che hanno fatto le due stragi? Per noi non c’è giustizia”.
Tina Montinaro ha poi invitato a “non far passare i familiari come persone vendicative che vogliono la pena di morte. Ognuno deve scontare la pena per quello che ha fatto; non è successo per caso, hanno deciso chi doveva vivere e doveva morire”.
“Io sono un convinto assertore del ruolo rieducativo della pena. Non ho mai immaginato che essa dovesse avere un valore retributivo di vendetta per i familiari colpiti e lo Stato. Ma è pericoloso immaginare che la nottata è passata. Non serve un approccio buonista: il pericolo della mafia è immanente, anche se non ci sono fati di sangue”. Così l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli, intervenendo ad un dibattito sull’ergastolo ostativo organizzato dall’associazione Quarto Savona Quindici.
“Per come è strutturata la mafia – ha sottolineato Gabrielli, che ha precisato di parlare non a nome del Governo, ma “come persona che per 36 anni ha servito il Paese nel segno della legalità” – l’atteggiamento su questo tema non può essere meramente ecumenico. Se è possibile distinguere, la distinzione non può essere fatta per i reati afferenti alla organizzazioni mafiose“.