Riceviamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni da Ezechia Paolo Reale (segretario generale del The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights) sulla tutela dei diritti fondamentali in tempi difficili e anomali come quelli del coronavirus.
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In momenti così difficili per la vita dei popoli e delle nazioni il compito di chi, come un giurista, non è chiamato a combattere sulla linea del fronte non può limitarsi a quello, pur indispensabile, di mettere in esecuzione tutte le cautele necessarie per impedire o, quanto meno, ostacolare la diffusione del virus rispettando gli obblighi di mantenere le distanze sociali e di limitare allo stretto indispensabile i propri movimenti.
Il tempo che ci viene concesso attraverso queste limitazioni può diventare una risorsa per la collettività perchè ci consente di riflettere adeguatamente su temi fondanti della vita collettiva che, spesso, gli impegni del normale agire quotidiano ci obbligano solo a sfiorare, e che saranno centrali in un futuro, che ci auguriamo quanto più possibile prossimo, caratterizzato dal ritorno alla “normale” vita quotidiana personale e collettiva.
Appartenere convintamente ad una comunità e, quindi, non sollevare polemiche o prendere parti politiche in un momento storico nel quale è indispensabile la coesione e l’unità di azione ed intenti non può significare tradire il compito che le società affidano ai giuristi ai diversi livelli, e cioè quello di custodire i beni ed i valori della libertà e della democrazia anche, e soprattutto, in tempi di crisi e di emergenza nei quali più immediata più semplice, e forse più popolare è la tentazione di agire al di fuori di ogni schema e di ogni regola, pur di ottenere un risultato che realizza l’aspirazione di tutti.
In questa ottica, e con un linguaggio ed un approfondimento non esclusivamente tecnici, ho svolto, su impulso della Fondazione Luigi Einaudi, del cui Comitato Scientifico sono stato di recente chiamato a far parte, alcune riflessioni sulle tensioni che si registrano tra la tutela dei diritti fondamentali e le esigenze di azioni di contrasto alla diffusione dell’epidemia che, con le migliori intenzioni, non sembrano guardare con la dovuta accuratezza alle regole costituzionali ed al necessario rispetto del confine tra poteri dello Stato disegnato dalla nostra Costituzione.
E ciò a fronte di una fuga dal Parlamento dei nostri rappresentanti che mi appare come una pagina oscura della nostra storia, non degna dell’impegno e dei sacrifici che il resto della popolazione sta ponendo in essere con maturità e senso del dovere.
Il mio contributo alla riflessione si conclude con un aspetto che dovrebbe già essere di grande attualità ma che è rimasto impropriamente celato all’attenzione sociale, politica e tecnica: la nostra Costituzione, a torto o a ragione, ha subito una specifica riforma nel 2012 ed abbiamo oggi delle regole ben precise in tema di cd fiscal compact che potrebbero mettere a rischio la giusta decisione di procedere quanto prima ad un significativo indebitamento dello Stato e degli enti pubblici territoriali per sostenere il disagio economico e rilanciare le attività professionali e produttive.
Ho la sgradevole sensazione che, anche in questo delicatissimo settore – che riguarderà tutti e non, come spesso accade consentendo alla questione di fondo di non emergere adeguatamente, solo la singola persona o lo sparuto gruppo sociale il cui diritto fondamentale è leso da un particolare provvedimento – nessuno stia percorrendo il giusto sentiero, che non può essere che quello delle regole costituzionali, correndo dietro al falso tema del permesso dell’Europa, che è solo uno degli aspetti del problema, e probabilmente non il più significativo.
Ho esposto ovviamente solo la mia personale opinione che, certamente, non impegna nè la Fondazione Einaudi, nè il The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, del quale sono Segretario Generale .
Avrei piacere se un ritaglio del vostro tempo potesse essere dedicato alla lettura di queste mie brevi riflessioni se questioni che prima o poi diverranno inevitabilmente tema di confronto politico, ancor prima che giuridico.
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