GUARDA IL VIDEO IN ALTO
Tra le evasioni di questi tempi, amplificata rispetto a prima, c’è YouTube, per rilassarsi navigando in un mare di musica e può capitare, nonostante si stia ricercando un brano rock, pop, jazz o del cantautorato italiano, di imbattersi in qualcosa che, pur essendo lontano dai propri gusti musicali, incuriosisca e colpisca.
E’ questo il caso del video dal titolo “Ave Maria di Bartolomeo Cosenza” forse perché, in questo periodo di incertezza e stanze “finite”, si ha bisogno di “infinito” e il pensiero di Maria, la Madre di tutte le madri, rassicura e riconcilia con quel mondo, oggi, sconosciuto di cui pensavamo erroneamente di essere i signori e padroni e ci ha mostrato, invece, il nostro vero volto, quello di creature impotenti e fragili dinanzi all’imponderabile.
Ritornando al video, che ha per palcoscenico una bellissima chiesa di Palermo “Santa Maria della Pietà”, alla Kalsa, al centro di una piccola formazione orchestrale, si staglia una bellissima cantante, il cui nome è Maria Francesca Mazzara; la cosa che colpisce immediatamente è una tromba che rompe quei pochi secondi di silenzio, dando inizio a una sorta di requiem, che lascia il posto a una melodia triste, resa ancora più toccante da quella voce intensa e ricca di pathos che racconta, con forza, il suo dolore e il suo “patire”, per poi abbandonarsi a un allegro virtuosistico. Di colpo, però, cambia tutto e una nuova pagina musicale stravolge il finora ascoltato, verrebbe da dire: “La quiete dopo la tempesta.” La sofferenza cede il posto alla speranza quando la cantante intona “Ave Maria”, colorando, quel cielo carico di nubi e minaccioso, fino a pochi attimi prima, con un arcobaleno che mostra, pur dalle proprie case, un mondo a colori. “Se le tenebre avanzeranno e se il buio tutto coprirà, stammi vicino o Santa Madre, ho bisogno di te”: una richiesta d’aiuto, un fidarsi, affidarsi e confidare nella Vergine Maria.
Il compositore, soprattutto, di musica sacra, suoi sono anche, Regina degli angeli, La preghiera del precario, Madre nostra che sei nei cieli, U cantu dill’amuri, è Bartolomeo Cosenza che, contattato tramite facebook, racconta di essere insegnante dell’Istituto Nautico “Gioeni-Trabia” di Palermo, ingegnere chimico, dottore di ricerca e di trascorrere, in questa nuova realtà che ci è data vivere, i giorni tra lezioni a distanza con i suoi alunni, consigli di classe, riunioni con il Dirigente scolastico, l’Ingegnere Andrea Tommaselli, telefonate varie alle famiglie per cercare di riprendere i ragazzi che sono in dispersione scolastica e tanto altro ancora. Alla sua amata musica si dedica nella notte e basta PC, monitor, niente tecnologie, solo pentagramma, matita, gomma e pianoforte e l’ispirazione arriva. Ogni sua musica nasce come preghiera, che evolve in canto, frutto della sua grande fede e di un amore, che appare totalizzante, verso la sua famiglia. Le sue musiche sono state eseguite in tutto il mondo: a Viesca, in occasione della Procesiòn del Silencio, a Guadalajara in Messico, a Buenos Aires, a Boston, a New York e a Mosca.
Molti cantanti, di varia nazionalità, eseguono le composizionidel musicista palermitano e altri, addirittura, gli chiedono di scrivere degli inediti da eseguire in occasione di prossimi concerti; questo è il caso di Oksana Lazareva che gli ha commissionato uno Stabat Mater su testo di Jacopone da Todi di circa un’ora. La musica di Bartolomeo Cosenza parla al cuore e commuove e questo, forse, è possibile legarlo alla sua riflessione finale che è: “Probabilmente è proprio vero che il coronavirus sta mettendo a dura prova l’umanità, incutendo paura e angoscia e allontanandoci fisicamente l’uno dall’altro. Allora più che mai è questo il momento giusto per riscoprirci fratelli, essere vicini nella preghiera e dedicare questo magnifico canto alla corona di Maria Santissima regina degli angeli, affinché la celeste Madre che ci guarda e protegge possa intercedere per la nostra salvezza”.