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Quest’anno, con l’auspicato “Turismo di prossimità“, a noi che, fortunati, abitiamo in un’isola che è arcipelago di isole, in cui la bellezza, pur essendo straordinaria, essendo generosamente ovunque, diventa quasi ordinaria, ci va davvero alla grande.
Il primo viaggio di questa nostra “E state in Sicilia” approda a Favignana, la più grande delle Egadi, chiamata dai fenici “Katria”; dai latini “Egate”; dai geografi arabi “Djazirat ‘ar Rahib”, isola del monaco o del romito, per la presenza sull’isola di un eremita che avrebbe vissuto nel Castello di Santa Caterina; dai greci “Aegusa”, isola delle capre, per la quantità che ve ne pascolavano o per il nome della ninfa che la scelse come sua dimora. Riguardo il toponimo attuale, invece, trarrebbe origine dal “Favonio”, un vento caldo proveniente da ovest, che batte le sue coste.
Favignana, come tutta la nostra Sicilia, è intrisa di mistero, storia, leggende e, quindi, all’alba, potreste avere l’illusione, chissà che non sia realtà, di assistere a suggestivi “Farfallicchi”, strane visioni di uomini, barche e animali, paragonati al fenomeno della Fata Morgana, l’insolita forma di miraggio, risalente alla mitologia celtica, in cui questa creatura sovrannaturale, il cui nome irlandese è Muirgen, indurrebbe nei marinai immagini di castelli in aria o in terra per attirarli e condurli alla morte. Anche la sua forma ha suscitato le più fantasiose interpretazioni: negli anni ’70 il pittore Salvatore Fiume la paragonò a una farfalla, adagiata sul mare, mentre altri, a uno sparviero. Quest’ultima interpretazione troverebbe riscontro nello stemma del municipio in cui troneggia un uccello rapace che distende le sue ali su tre torri.
Tra Leggenda e Curiosità
Il punto più alto dell’isola è il castello di Santa Caterina, a 310 metri sul livello del mare, di cui molti patrioti del Risorgimento conobbero le umide segrete e che a lungo fu colonia di confinati politici. In pochi, però, sanno che, come si narra, la colonia penale di Favignana, sarebbe stata venerata come un santuario della n’drangheta in quanto, all’interno della fortezza sarebbero state fissate le regole che avrebbero dato poi vita a Mafia, Camorra e N’drangheta, appena citata. Secondo la leggenda, che affonda le sue radici nel XV secolo, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, tre mitici cavalieri iberici appartenenti a “La Garduna”, un’associazione cavalleresca fondata a Toledo nel 1412, fuggendo ai ferri spagnoli a bordo di una barchetta spinta da 5 vele, tanti quanti erano i membri onorati di ciascuna società, e con a bordo 7 marinai, tante erano le leggi primarie che regolavano la vita degli uomini d’onore e delle loro bande in Campania, Sicilia e Calabria, approdarono sull’isola.
Per 29 anni lavorarono nelle sue viscere per stabilire le regole sociali delle tre associazioni e, solo dopo averle scritte, si divisero. Osso rimase in Sicilia, Mastrosso si stabilì a Napoli e Carcagnosso in Calabria. Da queste regioni i tre diffusero i regolamenti di quelle che sarebbero divenute le tre sanguinarie organizzazioni criminali. Una leggenda nata probabilmente con lo scopo di mitizzare e nobilitare le ascendenze e costituire una sorta di albero genealogico con tanto di antenati. Passando dalla leggenda alla produttiva realtà, vengono in mente le sue Tonnare, diverse se ne sono avvicendate, fino a quella, straordinario esempio di archeologia industriale, impiantata dalla famiglia Florio, Città dentro la città, che dava lavoro alla maggior parte degli abitanti, garantendone il benessere economico. Importante testimonianza storica della presenza della famiglia Florio a Favignana è l’elegante palazzo Liberty, edificato nel 1870 dall’architetto palermitano Giuseppe Damiani Almeyda nei pressi del porto, oggi sede del Municipio.
Questa isola magica è una scoperta continua, che la rende uno scrigno magico che si rivela, rendendola unica: le Cave idi Tufo, il Parco Archeologico, il piccolo Museo Archeologico, che raccoglie antichi reperti locali, il suo suggestivo centro abitato che, formatosi dopo il 1640, è in grado di catapultare il viaggiatore in un ambiente rilassato e tranquillo che, come una spugna, è in grado di cancellare la frenesia della città. Un discorso a parte meritano le sue coste, così varie da accontentare tutti: dalle spiagge con sabbia fine e dorata di Cala Azzurra, Lido Burrone, i Calamoni, alle suggestive calette di sabbia e ciottoli della zona di Punta Lunga, Punta sottile e i Faraglioni, da cui godere tramonti mozzafiato; dalla Grotta dei Sospiri a Cala Rossa, una delle spiagge più affascinanti, che merita un discorso a parte. Questa si trova all’interno di splendide cave di tufo, con un mare trasparente e invitante, circondato da una cornice di scogliere che è come se l’abbracciassero e da cui si può ammirare lo straordinario panorama. Il suo nome sarebbe legato a una violenta battaglia tra Romani e Cartaginesi che ebbe luogo nel 241 a.C. e tinse di rosso sangue l’azzurro del mare. Passando a Cala S. Nicola, a nord-est dell’isola, troverete il “Bagno delle Donne“, una grande vasca quadrata scavata nella roccia calcarea, che riceveva acqua dal mare attraverso un cunicolo, in cui le tracce di un mosaico e il tipo di costruzione la fanno risalire all’epoca romana. Qui scoprirete svariate grotte ad uso abitativo e sacro, che presentano graffiti preistorici e incisioni del periodo punico, e tombe, sia puniche che cristiane.
Favignana, insomma, è un’isola che contempla sia il ponderabile, che l’inimmaginabile; è un piccolo continente che profuma di terra arsa dal sole, resa abbagliante dal bianco della costa calcarea che contrasta con il ventaglio di colori del suo mare. Nella stagione fredda, se così può definirsi, come tutte le isole, potrebbe essere la protagonista del “Mare d’inverno” di Enrico Ruggeri, cantata dalla graffiante voce di Loredana Berte, per poi trasformarsi nella gioiosa “Estate” di Lorenzo Jovanotti. Parlando di musica, eccovi una chicca: un gruppo musicale inglese i “Friendly Fires”, in un videoclip, diretto da un artista italiano, Giorgio Testi che, per chi non lo conoscesse, ha lavorato con Vasco, i Negramaro, Dolcenera, gli Afterhours, Amy Winehouse, Rolling Stones, Killers e col dvd dal vivo dei Blur, registrato a Hyde Park per la reunion del 2009, è stato candidato ai Grammys, l’hanno scelta come set naturale; ma la sua particolarità sta nel fatto di avere coinvolto nelle riprese un gruppo di ragazzi locali, ricreando situazioni normali che ne mostrassero l’aspetto più vero e selvaggio, lontano dalle cartoline patinate.
Ma da siculi, citiamo con ancora più gioia e orgoglio: “Tutti matti“, un singolo di Daniele Silvestri, girato sull’isola dei “Farfallicchi”, dal palermitano Corrado Fortuna, attore e regista, che assieme all’amico di sempre, entrambi hanno casa a Favignana, hanno deciso di sceglierla come set e raccontare una storia dal punto di vista di una bambina e l’amore di un padre operaio, preoccupato da questo presente e dal futuro che le consegna. Tanti gli scorci di questa piccolo lembo di terra adagiato nel mare. D’altronde, molti registi italiani l’hanno scelta come location per i propri film e tra questi: “Il commissario Lo Gatto“, commedia dalle tinte noir diretta da Dino Risi e interpretata tra gli altri da Lino Banfi, che ha raccontato della sua amicizia con i pescatori del luogo; “L’isola” della regista Costanza Quatriglio; “L’isola dei segreti” di Ricky Tognazzi; “Viola di mare“, storia di un amore omosessuale tra donne nel XIX secolo, di Donatella Maiorca, interpretato da Isabella Ragonese e Valeria Solarino, legato all’omonimo pesce, che nasce femmina e poi diventa maschio; “C’è sempre un perché” con Maria Grazia Cucinotta, diretto da Luca Baldi.
Chiudiamo con “Picciridda“, tratto dal romanzo di Catena Fiorello, per la regia di Paolo Licata, un film intenso e delicato, ambientato nell’isola negli anni ’60. Picciridda rappresenta, l’infanzia vulnerabile che va protetta, perché, a volte, in balìa di adulti prevaricatori. Al centro vi è la piccola Lucia che viene lasciata dai genitori, che emigrano in Francia alla ricerca di un futuro migliore, alla nonna Maria, una di quelle donne del sud definite “reggitore”, resa dura dalla vita, interpretata da una straordinaria Lucia Sardo. La violenza, il dolore si respirano nelle cucchiaiate date alla piccola, alle botte inferte a una donna considerata “scostumata” e nelle attenzioni non richieste di maschi, con delirio di onnipotenza.
Questa prima tappa tra curiosità, leggende, storia, bellezza e arte, si conclude qui, ma la nostra “E State in Sicilia” è appena iniziata.